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Il Papa: come il cardinale Hossu, uomo di dialogo, diciamo “no” ad ogni violenza

In Cappella Sistina, nel pomeriggio del 2 giugno, Leone XIV commemora il beato romeno, vescovo greco-cattolico martire della fede durante la persecuzione comunista, ricordando il suo impegno coraggioso nel “salvare dalla morte migliaia di ebrei”, durante l’Olocausto. Un “profeta di speranza” che invita a “superare l’odio attraverso il perdono”. Il ricordo della Federazione delle Comunità Ebraiche in Romania

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

L’esempio del beato cardinale Hossu, “uomo di dialogo e profeta di speranza”, e l’amicizia tra la chiesa greco-cattolica romena e la comunità ebraica del Paese, siano una luce per il mondo d’oggi: “diciamo “no” alla violenza, ad ogni violenza, ancor più se perpetrata contro persone inermi e indifese, come bambini e famiglie!”. Nell’appello col quale Papa Leone XIV conclude il suo discorso, nel cuore della commemorazione del cardinale rumeno Iuliu Hossu (1885-1970), c’è tutta la forza della testimonianza di un pastore “simbolo di fratellanza al di là di ogni confine etnico o religioso”. Per lui, che da vescovo greco-cattolico di Cluj-Gherla, tra il 1940 e il 1944, con il suo impegno coraggioso “contribuì a salvare dalla morte migliaia di ebrei della Transilvania settentrionale”, ricorda il Papa, evitandone la deportazione nei campi di sterminio, è in corso il processo di riconoscimento quale “Giusto tra le Nazioni”, avviato nel 2022.

Il logo dell'Anno nazionale dedicato al beato cardinale Iuliu Hossu in Romania
Il logo dell'Anno nazionale dedicato al beato cardinale Iuliu Hossu in Romania

Il ricordo della Chiesa greco-cattolica e delle Comunità ebraiche rumene

Nella Cappella Sistina, questo pomeriggio 2 giugno, nel quale la Chiesa lo ricorda insieme agli altri sei vescovi beatificati in questo giorno del 2019, a Blaj, da Papa Francesco, a celebrare la memoria del cardinale Hossu sono insieme la Federazione delle Comunità Ebraiche in Romania, con il presidente Silviu Vexler, e la Chiesa Greco-cattolica di Romania, con il vescovo Cristian Cri?an che legge il messaggio dell’arcivescovo maggiore cardinale Lucian Mure?an. In questo che il Parlamento romeno ha proclamato “Anno nazionale del cardinale Iuliu Hossu”, a 140 anni dalla sua nascita.

Apostolo di speranza e martire della fede

Leone XVI sottolinea subito che Hossu è un apostolo di speranza, commemorato nel Giubileo dedicato alla speranza, ma anche “martire della fede durante la persecuzione comunista in Romania”.

Oggi, in un certo senso, egli entra in questa Cappella, dopo che San Paolo VI, il 28 aprile 1969, lo creò cardinale in pectore, mentre era in prigione per essere rimasto fedele alla Chiesa di Roma.

Una nomina che venne resa pubblica solo nel 1973, dopo la morte del cardinale, che rifiutò l’occasione di lasciare un Paese ormai per lui molto pericoloso, dopo l’arresto voluto dal regime comunista nel 1948, e rifugiarsi a Roma, per restare accanto al suo popolo.

Il Papa saluta il violinista che si è esibito durante la commemorazione del beato cardinale Hossu
Il Papa saluta il violinista che si è esibito durante la commemorazione del beato cardinale Hossu   (@Vatican Media)

“Aiutate gli ebrei con il vostro sacrificio”, non solo i pensieri

Nel suo discorso, il Pontefice cita l’appello rivolto da Iuliu Hossu al clero e ai fedeli greco-cattolici della sua diocesi, nella primavera del 1944, mentre a Cluj-Napoca e in altre città della Transilvania si preparava la ghettizzazione della popolazione ebrea, con una lettera pastorale, che è stata conservata da Moshe Carmilly-Weinberger, ex Rabbino capo della Comunità ebraica locale. Un esempio delle numerose azioni intraprese in favore degli ebrei, “correndo rischi enormi per sé e per la Chiesa Greco-Cattolica”. Hossu invita clero e fedeli ad aiutare gli ebrei “non solo con i vostri pensieri, ma anche con il vostro sacrificio, sapendo che oggi non possiamo compiere un’opera più nobile di questo aiuto cristiano e romeno, nato da un’ardente carità umana. La prima preoccupazione del momento presente dev’essere quest’opera di soccorso”.

Il suo invito a superare l’odio attraverso il perdono

Papa Leone XIV sottolinea poi che la speranza del cardinale Hossu “è stata quella dell’uomo fedele, il quale sa che le porte del male non prevarranno contro l’opera di Dio”. Un uomo che ha vissuto la sua fede “fino in fondo, nella preghiera e nella dedizione al prossimo”. E dell’omelia di Papa Francesco nella Messa di beatificazione del 2019 ricorda la citazione di una frase del cardinale Hossu, “sintesi della sua vita”: “Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per donare il perdono e pregare per la conversione di tutti.

Queste parole esprimono l’essenza dello spirito dei martiri: fede incrollabile in Dio, senza odio ma con la misericordia che trasforma la sofferenza in amore verso i persecutori. Esse rimangono ancora oggi un invito profetico a superare l’odio attraverso il perdono e a vivere la fede con dignità e coraggio.

L'intervento di Papa Leone XIV durante la commemorazione
L'intervento di Papa Leone XIV durante la commemorazione   (@Vatican Media)

Vexler: Hossu, un giusto che rifiutò i compromessi

L’evento si è aperto con i discorsi di Silviu Vexler, presidente della Federazione delle Comunità ebraiche romene e deputato, e del cardinale Lucian Mure?an, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica della Romania, letto dal vescovo della Curia arcivescovile Cristian Cri?an. Il presidente Vexler ha definito le azioni del cardinale Hossu come “inimmaginabili e quasi incomprensibili per la maggior parte di noi”, perché “mise in pericolo sé stesso, la sua comunità e la sua Chiesa”, per cercare di salvare persone a lui sconosciute. Non solo chiedendo a tutti i fedeli di proteggere gli ebrei destinati ai campi di sterminio, ma anche nascondendoli nella sua Cattedrale. Per questo fu veramente “un tzadik, una persona giusta che rifiutò ogni compromesso”.

Insieme al Papa e alla Chiesa per portare pace e amore

Al cardinale Hossu, alla Santa Sede e alla Chiesa Cattolica la Federazione delle Comunità Ebraiche in Romania è profondamente grata “per tutto ciò che è stato fatto per proteggere gli ebrei in Romania durante l’Olocausto”. Ed ha concluso: “Non lo abbiamo dimenticato e non lo dimenticheremo mai”. L’augurio finale, rivolto a Papa Leone, è in una preghiera a Dio: “Che vi dia la forza di portare speranza a coloro che non ne hanno, di far sorridere chi piange, di portare pace a chi non ha conforto, di portare amore a chi odia e di portare fede a chi l’ha persa. Noi saremo sempre qui, insieme a Lei e alla Chiesa Cattolica, come amici e fratelli per realizzare tutto questo”.

Il saluto del Papa al presidente della Federazione delle Comunità ebraiche in Romania Vexler
Il saluto del Papa al presidente della Federazione delle Comunità ebraiche in Romania Vexler   (@Vatican Media)

Mure?an: un uomo di Dio che ha lottato per verità e giustizia

Nel suo messaggio, il cardinale Mure?an ha sottolineato che la vita e il martirio del cardinale Iuliu Hossu ci parlano della sua “amicizia con Dio, con i fratelli e con il prossimo, al di là della religione o dell'etnia”. In questa amicizia e “nel servizio sincero e generoso di coloro che egli ha incontrato sul cammino della vita”, il beato Hossu, che Mure?an ha avuto la gioia di incontrare nel domicilio coatto, ha trovato la forza “di perdonare e amare coloro che lo perseguitavano”. Il vescovo martire “era anzitutto un uomo di Dio – ha concluso - che ci ha lasciato in eredità la sua lotta ininterrotta per la verità e per la giustizia”. Il programma dell’evento ha previsto poi alcuni momenti musicali e la lettura di alcuni brani tratti dalle memorie del beato Hossu, testimonianze della sua fede, la forza del perdono e la sua libertà interiore nonostante la persecuzione del regime comunista romeno.

La Divina liturgia di domenica nella Basilica di San Pietro

Domenica pomeriggio, primo giugno, in memoria del beato Hossu è stata celebrata nella Basilica di San Pietro in Vaticano, presso l'Altare della Cattedra, una Divina Liturgia in lingua romena, in rito bizantino, organizzata dall'Arcidiocesi di F?g?ra? e Alba Iulia e dall'Eparchia di Cluj-Gherla. Tra i concelebranti anche il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, monsignor Giampiero Gloder, nunzio apostolico in Romania e Moldova. Presenti oltre 60 sacerdoti, consacrati della Congregazione della Madre di Dio e dell'Ordine di San Basilio Magno, e oltre 900 fedeli provenienti dalla Romania e dalle comunità greco-cattoliche romene in Italia, Regno unito, Stati Uniti d'America, Francia, Spagna, Ungheria e Ucraina.

Iuliu Hossu, il cardinale in pectore di Paolo VI

Iuliu Hossu fu cappellano militare durante la Grande Guerra, poi nominato vescovo di Gherla. Famoso per il suo impegno pastorale in favore della Transilvania, fu arrestato insieme agli altri sei vescovi con lui beatificati, in odio alla fede cattolica, nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 1948. Dopo la prima liberazione dal carcere di Sighet, continuò a esortare i fedeli a professare la propria fede con coraggio e cercò di riorganizzare, seppur in segreto, le strutture soppresse della Chiesa cattolica. Costretto dalle autorità al domicilio coatto, la sua storia giunse alle orecchie di Paolo VI, che nel 1969 lo creò cardinale in pectore, perché le circostanze non consentivano di pubblicarne il nome, che il Papa tenne nel suo cuore. Di fatto era per Hossu un’occasione di lasciare un Paese per lui molto pericoloso e rifugiarsi a Roma, ma egli rifiutò per restare accanto al suo popolo. Le sue ultime parole prima di morire, nel 1970, provato dagli eventi, furono per il vescovo Todea: “La mia lotta finisce, la tua continua”.  

Presentati al Papa un mosaico che raffigura il beato Hossu e un quadro dedicato alla persecuzione comunista e alla sua prigionia
Presentati al Papa un mosaico che raffigura il beato Hossu e un quadro dedicato alla persecuzione comunista e alla sua prigionia   (@Vatican Media)

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02 giugno 2025, 18:58