Leone XIV: il Papa non va avanti da solo, prezioso il lavoro della Segreteria di Stato
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Mi consola sapere di non essere solo e di poter condividere la responsabilità del mio universale ministero insieme a voi
Parole di gratitudine quelle che Papa Leone XIV rivolge alla Segreteria di Stato, ricevuta per la prima volta al completo in udienza in Sala Clementina. Una comunità variegata che offre “un prezioso servizio alla vita della Chiesa” in questo “delicato tornante della storia” e che aiuta il Papa “a portare avanti la missione” affidatagli. È il Pontefice stesso a sottolinearlo, ricordando come questa antica Istituzione, risalente al XV secolo, abbia assunto “un volto sempre più universale” nel tempo e si è “notevolmente ampliata” acquisendo ulteriori mansioni a motivo anche delle “nuove esigenze” sia “nell’ambito ecclesiale” sia “nelle relazioni con gli Stati e le Organizzazioni internazionali”.
Attualmente quasi la metà di voi sono fedeli laici. E le donne, laiche e religiose, sono più di cinquanta
"Il Papa da solo non può andare avanti..."
Grazie ripete Papa Leone a tutti costoro, a cominciare dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che apre l’udienza con un indirizzo di saluto: grazie per “la continua collaborazione che mi sta offrendo mentre compio i primi passi” del pontificato, dice Leone XIV. Si distacca poi dal testo scritto per ribadire, con un breve pensiero a braccio, la gratitudine verso questo Ufficio posto da Paolo VI come punto di raccordo nella Curia romana.
In queste poche settimane – ancora non siamo a un mese del mio servizio in questo ministero petrino – è evidente che il Papa da solo non può andare avanti e che ci vuole, è molto necessario, poter contare sulla collaborazione di tanti nella Santa Sede, ma in una maniera speciale, su tutti voi della Segreteria di Stato. E vi ringrazio di cuore
Una comunità di fede
Proprio a Paolo VI attinge il Pontefice per il suo discorso, mutuandone un'esortazione nel discorso alla Curia Romana del 1963:
Questo luogo non sia inquinato da ambizioni o antagonismi; siate, invece, una vera comunità di fede e di carità, di fratelli e di figli del Papa, che si spendono generosamente per il bene della Chiesa
Punto di raccordo e coordinamento
Ispirazione per le parole del Papa è pure la Praedicate Evangelium, la costituzione apostolica che definisce la Segreteria di Stato “Segreteria papale” che “coadiuva da vicino il Romano Pontefice nell’esercizio della sua suprema missione. Il documento di Papa Francesco rilancia di fatto il ruolo e l’assetto che Montini, da “espertissimo della Curia romana”, volle dare alla Segreteria di Stato nel suo processo di riforma "stabilendone il ruolo di coordinamento degli altri Dicasteri e delle Istituzioni della Sede Apostolica”.
San Paolo VI - ricorda Leone XIV -, ispirandosi alla visione del Concilio Vaticano II, sentiva infatti la forte urgenza che la Chiesa fosse attenta alle sfide della storia, ribadendo al contempo “la necessità di un servizio che esprima la cattolicità della Chiesa”. A tal fine aveva disposto che “coloro che sono presenti nella Sede Apostolica per governarla, siano chiamati da tutte le parti del mondo”.
Incarnazione e universalità
La strada avviata dal Pontefice santo era tracciata su due dimensioni, “essere incarnati nel tempo e avere uno sguardo universale”, divenute via via “sempre più costitutive del lavoro curiale”.
Siamo incarnati nel tempo e nella storia, perché se Dio ha scelto la via dell’umano e le lingue degli uomini, anche la Chiesa è chiamata a seguire questa strada, in modo che la gioia del Vangelo possa raggiungere tutti ed essere mediata nelle culture e nei linguaggi attuali
L’incarnazione, insiste il Papa, rimanda alla “concretezza della realtà” e ai temi specifici trattati dai diversi organi della Curia; mentre l’universalità chiede “un lavoro di sintesi che possa aiutare l’azione del Papa”. “L’anello di congiunzione” di tutto questo è proprio la Segreteria di Stato, la quale oggi riflette “in sé stessa il volto della Chiesa”.
Si tratta di una grande comunità che lavora accanto al Papa: insieme condividiamo le domande, le difficoltà, le sfide e le speranze del Popolo di Dio presente nel mondo intero
Compiti impegnativi
Nello stesso tempo, aggiunge Leone XIV, “cerchiamo di mantenere sempre uno sguardo cattolico, universale, che ci permette di valorizzare le diverse culture e sensibilità”. Così, assicura il Pontefice, “possiamo essere centro propulsore che si impegna a tessere la comunione tra la Chiesa di Roma e le Chiese locali, nonché le relazioni di amicizia nella comunità internazionale”.
Sono compiti “molto impegnativi” e, talvolta, “possono non essere ben compresi”, ammette il Papa. Perciò esprime la sua vicinanza: “Grazie per le competenze che mettete a disposizione della Chiesa, per il vostro lavoro quasi sempre nascosto e per lo spirito evangelico che lo ispira”. Grazie anche, aggiunge, "perché so che ogni giorno pregate per me. Spero che lo facciate”.
Il discorso introduttivo del cardinale Parolin
Nel suo discorso introduttivo, il cardinale Parolin ha ribadito l'affetto di tutti i membri della Segreteria di Stato al Papa, come manifestato dal "lungo e interminabile applauso" iniziale. Qui davanti a lei, ha aggiunto il porporato, ha "la 'sua' Segreteria di Stato, perché la Segreteria di Stato collabora in modo del tutto speciale con lei, con la sua persona, con il suo ministero". Parolin ha elencato anche qualche cifra dei membri dell'Istituzione: 246 dipendenti, di cui 181 nella Sezione per gli Affari Generali, 59 nella Sezione per i Rapporti con gli Stati, e 6 nella Sezione per le Rappresentanze pontificie. Tre sezioni con un personale proveniente da tante parti del mondo e soprattutto da diverse categorie del popolo di Dio: vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche. "Abbiamo competenze diverse evidentemente, lavoriamo ognuno nel proprio settore", annota Parolin, sottolineando che tuttavia "ci sono alcune cose che ci uniscono tutti, e (ciò) che ci unisce tutti è la fede e l’amore nel Signore Gesù. Siamo qui per Lui, siamo qui per Lui. Tutti noi esistiamo soltanto per Lui, veniamo da Lui". "Vogliamo davvero essere sempre di più al suo servizio - conclude il segretario di Stato -, rinnovarle la nostra fedeltà, rinnovarle il nostro impegno, perché lei possa portare avanti, con gioia anche, oltre che con efficacia, il suo ministero di unità e di conferma nella fede nella Chiesa universale".
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