Il Papa: Gesù non è muro ma porta che unisce, distinguere la realtà dalle ideologie
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Una porta aperta “che ci unisce”, questo è Gesù. Perché “sperare è collegare”, oltre “ideologie” avulse dalla realtà e colpevoli, talvolta, di “impazzire”. “Distinguere è utile, ma dividere mai”, "torniamo a costruire ponti dove oggi ci sono muri", è l’ennesimo appello all’unità che Papa Leone XIV rivolge. L’occasione è la ripresa, questa mattina, 14 giugno, nella Basilica di San Pietro (e non in piazza a motivo del forte caldo a Roma) delle udienze giubilari inaugurate da papa Francesco nel mese di gennaio. Nel solco del suo predecessore, Leone XIV imposta la catechesi su un particolare aspetto della virtù teologale della speranza e su una figura spirituale che ne è stata testimone.
Continuiamo dunque il cammino avviato, come pellegrini di speranza!
La testimonianza vissuta nel concreto
Il Papa fa il suo ingresso nella Basilica vaticana salutando e benedicendo i fedeli - sono circa 6mila in totale - sistemati ai lati della navata centrale. Introduce il suo discorso notando come la speranza che raduna i fedeli a San Pietro sia quella “trasmessa dagli Apostoli fin dal principio”. La loro testimonianza dell’unione di Gesù tra terra e cielo è concreta: vista, udita, toccata con mano. Il Giubileo rappresenta una “porta aperta” su tale “mistero”, che collega profondamente “il mondo di Dio al nostro”.
Ci invita a prendere sul serio ciò che preghiamo ogni giorno: “Come in cielo, così in terra”. Questa è la nostra speranza. Ecco l’aspetto che oggi vorremmo approfondire: sperare è collegare.
"Il Vangelo viene da fuori"
La figura spirituale scelta dal Papa è “uno dei più grandi teologi cristiani”, il vescovo Ireneo di Lione. Nato in Asia Minore, si formò alla scuola di chi aveva appreso direttamente dagli Apostoli. In seguito si trasferì a Lione, “dove si era formata una comunità di cristiani provenienti dalla sua stessa terra”.
Come ci fa bene ricordarlo qui, a Roma, in Europa! Il Vangelo è stato portato in questo continente da fuori. E anche oggi le comunità di migranti sono presenze che ravvivano la fede nei Paesi che le accolgono. Il Vangelo viene da fuori. Ireneo collega Oriente e Occidente. Già questo è un segno di speranza, perché ci ricorda come i popoli si continuano ad arricchire a vicenda
"Le idee possono impazzire"
C’è poi un dono, un “tesoro” ancora più grande portato in dote da Ireneo: il coraggio di non lasciarsi abbattere dalle “divisioni dottrinali” interne alla comunità cristiana, né dalle sue “persecuzioni esterne”. In un mondo “a pezzi”, questa duplice minaccia fu stimolo “a pensare meglio, portando sempre più profondamente l’attenzione a Gesù”, ricorda Papa Leone. Il messaggio del vescovo verteva infatti sulla “carne” di Gesù, riconoscendo come nella sua persona “ciò che a noi sembra opposto si ricompone in unità”.
Gesù non è un muro che separa, ma una porta che ci unisce. Occorre rimanere in lui e distinguere la realtà dalle ideologie. Cari fratelli e sorelle, anche oggi le idee possono impazzire e le parole possono uccidere
L'amore è "scritto nella nostra carne"
La “carne”, il corpo, è tratto comune a tutti, legame sia con la terra che con il prossimo. Quella di Gesù, ribadisce Leone XIV, va “accolta e contemplata”, ascoltando il “grido” di quella del prossimo, quando geme per un dolore, chiamando ciascuno “per nome”.
Il comandamento che abbiamo ricevuto fin da principio è quello di un amore vicendevole. Esso è scritto nella nostra carne, prima che in qualsiasi legge.
L'intelligenza collega
Il messaggio di fondo di Ireneo, “maestro di unità”, insegna perciò “a non contrapporre, ma a collegare”.
C’è intelligenza non dove si separa, ma dove si collega. Distinguere è utile, ma dividere mai. Gesù è la vita eterna in mezzo a noi: Lui raduna gli opposti e rende possibile la comunione
"Torniamo a costruire ponti"
In quanto pellegrini di speranza, l’invito finale è, per ciascuno, a decidere di “muoversi verso la comunione”. “Altri ci seguiranno”, conclude il Pontefice.
Come Ireneo a Lione nel secondo secolo, così in ognuna delle nostre città torniamo a costruire ponti dove oggi ci sono muri. Apriamo porte, colleghiamo mondi e ci sarà speranza.
La Madonna della Speranza
Prima di lasciare la Basilica, il Papa ha benedetto una copia del immagine della Madonna della Speranza, che si trova nel santuario della città di Marigliano, nella diocesi di Nola. L’icona è stata portata da un gruppo di fedeli e dal parroco del santuario, che stanno effettuando una peregrinatio nell’Anno Santo, poiché si tratta di un santuario giubilare.
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