Il Papa alla CEI: la pace non è utopia spirituale, educare alla nonviolenza e all'accoglienza
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Una marcata attenzione sul tema della pace, obiettivo perseguibile e non “un’utopia spirituale”, attraverso percorsi di educazione alla nonviolenza nelle Diocesi, iniziative di mediazione nei conflitti, progetti di accoglienza che “trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro”. Poi cooperazione con le autorità civili per il bene comune. Rispetto della dignità umana a fronte di sfide che rischiano di “appiattirla” come IA, biotecnologie, social media. Dialogo con tutte le realtà ecclesiali (parrocchie, associazioni e movimenti) quali spazi di “ascolto intergenerazionale”. Avanti nel Cammino sinodale, senza paura di fare “scelte coraggiose”.
Papa Leone XIV incontra per la prima volta la Conferenza Episcopale italiana (CEI) e agli oltre 200 vescovi – che accoglie dicendo “sono davvero molto contento di vedervi” - offre coordinate e raccomandazioni per il prossimo futuro e per rafforzare, migliorare o approfondire il lavoro già avviato. L’udienza si svolge nell’Aula delle Benedizioni, spazio tra la Basilica e la Piazza “carica delle emozioni che hanno accompagnato i recenti avvenimenti”, dice il Papa in riferimento alla sua elezione di oltre un mese fa, ma anche all’ultimo luogo dal quale “l’amato Papa Francesco” ha fatto risuonare il suo ultimo Messaggio Urbi et Orbi. “È stato il suo estremo, intenso appello alla pace per tutti i popoli”, afferma Leone XIV.
E anch’io, la sera dell’elezione, ho voluto riecheggiare l’annuncio del Signore Risorto: “La pace sia con voi!”
Ogni comunità diventi "casa della pace"
Di pace, in un momento carico di tensioni internazionali e di violenze recrudescenti, il Papa parla infatti alla CEI esortando ad “un’attenzione pastorale” sul tema così da diventare “artigiani nei luoghi della vita quotidiana”. Il pensiero è a parrocchie, quartieri, aree interne del Paese, periferie urbane ed esistenziali, tutti quei luoghi “dove le relazioni umane e sociali si fanno difficili e il conflitto prende forma, magari in modo sottile, deve farsi visibile una Chiesa capace di riconciliazione”, sottolinea il Pontefice.
Auspico che ogni Diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro. Ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono
“La pace non è un’utopia spirituale”, chiosa Papa Leone, “è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa”.
Un nuovo slancio per l'evangelizzazione
Vigoroso è l'invito del Vescovo di Roma all'epoiscopato italiano ad “uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede”, per porre “Gesù Cristo al centro” e, sul solco della Evangelii gaudium, “aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo”.
Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità
La persona è relazione e mistero, non un sistema di algoritmi
Lo sguardo del Pontefice va poi a tutte quelle “sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana”: Intelligenza Artificiale, biotecnologie, economia dei dati e social media che “stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita”. È uno scenario davanti al quale “la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni”. “Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero”. E allora è urgente che “il cammino delle Chiese in Italia includa, in coerente simbiosi con la centralità di Gesù, la visione antropologica come strumento essenziale del discernimento pastorale”.
Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata
Coltivare il dialogo
Un’altra raccomandazione di Leone XIV alla CEI è quella di “coltivare la cultura del dialogo”, perché, sottolinea, “è bello che tutte le realtà ecclesiali – parrocchie, associazioni e movimenti – siano spazi di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni” e perché “solo dove c’è ascolto può nascere comunione, e solo dove c’è comunione la verità diventa credibile”.
Avanti nella sinodalità
Citando Sant’Agostino, il Papa esorta ancora i vescovi italiani – che a marzo hanno vissuto la loro Assemblea sinodale conclusa col rinvio del documento finale – di andare “avanti nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale”.
Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito. La sinodalità diventi mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire
Cura dei laici
“Guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose!”, è l’incoraggiamento di Papa Leone. “Nessuno – aggiunge - potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici”.
Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica
Collaborazione con le autorità civili
Ricordando “il particolare legame” che unisce l’episcopato italiano al Papa, Leone XIV assicura di ispirarsi ai “principi della collegialità” nell’esercitare il suo ministero insieme ai presuli. E domanda che lo stesso principio di comunione si rifletta anche in “una sana cooperazione con le Autorità civili”.
La CEI è infatti luogo di confronto e di sintesi del pensiero dei Vescovi circa le tematiche più rilevanti per il bene comune. Essa, all’occorrenza, orienta e coordina i rapporti dei singoli Vescovi e delle Conferenze episcopali regionali con tali Autorità a livello locale
In un’Italia dove sono diffusi il secolarismo, “una certa disaffezione nei confronti della fede” e la crisi demografica, Papa Leone – citando prima Benedetto XVI e poi Francesco – sollecita pertanto ai vescovi ad avere “audacia” per “evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare normali o insormontabili”. Domanda cioè “profezia”, quella che “non esige strappi, ma scelte coraggiose", che "portano a lasciarsi ‘disturbare’ dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane”.
Il saluto del cardinale Zuppi
Nel suo saluto introduttivo il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, ha espresso al Papa “obbedienza, fraternità e amicizia” e ribadito la “speciale sintonia” che unisce la Chiesa in Italia al Successore di Pietro. Ha poi assicurato l’impegno della Conferenza Episcopale a “rendere ragione della speranza” in una stagione “dove di speranza ne serve davvero tanta, per una Chiesa accogliente, vicina alle attese di tanti, di tutti, particolarmente dei poveri”. “Dopo dieci anni, ci piace ancora di più una Chiesa italiana – come disse Papa Francesco 'terribile!' - inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti; la desideriamo lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza e per essere così, se serve, innoviamo con libertà”, ha detto il cardinale. E guardando all’attualità e alle guerre che insanguinano il pianeta, ottant’anni dopo il secondo conflitto mondiale, ha assicurato la volontà di “impiegare ogni sforzo” perché si diffonda la pace.
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