Il Papa ai seminaristi: con il cuore di Cristo, servitori di una Chiesa missionaria
Isabella Piro – Città del Vaticano
Una “avventura affascinante” il cui “motore” è il cuore, nel quale ritrovare le tracce di Dio. Leone XIV descrive così la vocazione sacerdotale ai circa quattromila seminaristi incontrati nella tarda mattinata di oggi, martedì 24 giugno, nella Basilica Vaticana. I futuri sacerdoti sono giunti a Roma da diverse parti del mondo in occasione del Giubileo loro dedicato. Tanti portano sulle spalle la bandiera del loro Paese di provenienza e tutti accolgono l’ingresso del Pontefice con un applauso scrosciante, le voci gioiose a scandire “Papa Leone! Papa Leone!”. Il vescovo di Roma – che pronuncia il suo discorso alternando italiano e spagnolo - li definisce “pellegrini” e “testimoni di speranza”, chiamati a diventare “ponti e non ostacoli all’incontro con Cristo”, “annunciatori miti e forti della Parola che salva, servitori di una Chiesa aperta e in uscita missionaria”.
Nelle società segnate da conflitti e narcisismi, restare accanto ai sofferenti
Soprattutto in una società e in una cultura segnate da conflitti e narcisismi, dice il Pontefice, i seminaristi devono amare “con il cuore di Cristo”, dicendoGli sì “con umiltà e coraggio” e lavorando sulla propria interiorità:
Scendere nel cuore a volte può farci paura, perché in esso ci sono anche delle ferite. Non abbiate paura di prendervene cura, lasciatevi aiutare, perché proprio da quelle ferite nascerà la capacità di stare accanto a coloro che soffrono. Senza la vita interiore non è possibile neanche la vita spirituale, perché Dio ci parla proprio lì.
Ascoltare il grido dei poveri e dei giovani, in cerca del senso della vita
“Strada privilegiata” che conduce nell’interiorità, continua Leone XIV, è in primo luogo la preghiera che, in un’epoca di iper-connessione, consente di cogliere la presenza di Dio e di conoscere veramente sé stessi, anche in relazione al mondo circostante:
Nell’impegno rigoroso dello studio teologico, sappiate altresì ascoltare con mente e cuore aperti le voci della cultura, come le recenti sfide dell’intelligenza artificiale e quelle dei social media. Soprattutto, come faceva Gesù, sappiate ascoltare il grido spesso silenzioso dei piccoli, dei poveri e degli oppressi e di tanti, soprattutto giovani, che cercano un senso per la loro vita.
No a superficialità e ipocrisia, le crisi sono occasioni di grazia
Altrettanto importante è il discernimento, quello che - sul modello di Maria – rende capace di “custodire e meditare”, di “mettere insieme i frammenti”, i sogni, i desideri e le ambizioni che affollano il cuore, a volte in modo confuso. “Guardatevi dalla superficialità” è dunque il monito del Papa ai seminaristi, respingendo “ogni mascheramento e ipocrisia”:
Tenendo lo sguardo su Gesù, bisogna imparare a dare nome e voce anche alla tristezza, alla paura, all’angoscia, all’indignazione, portando tutto nella relazione con Dio. Le crisi, i limiti, le fragilità non sono da occultare, sono anzi occasioni di grazia e di esperienza pasquale.
Testimoniare la misericordia di Dio tra la sete di potere del mondo
“Fate della vostra vita un dono d’amore”, ribadisce ancora il Pontefice, ricordando che il cuore di Cristo è animato da “immensa compassione”:
In un mondo dove spesso c’è ingratitudine e sete di potere, dove a volte sembra prevalere la logica dello scarto, siete chiamati a testimoniare la gratitudine e la gratuità di Cristo, l’esultanza e la gioia, la tenerezza e la misericordia del suo Cuore. A praticare lo stile di accoglienza e vicinanza, di servizio generoso e disinteressato, lasciando che lo Spirito Santo “unga” la vostra umanità prima ancora dell’ordinazione.
Non giocare al ribasso, ma appassionarsi alla vita sacerdotale
Ecco, allora, il compito che il vescovo di Roma affida ai futuri sacerdoti, lungo un “necessario cammino di discernimento e formazione”:
È quello di non giocare mai al ribasso, di non accontentarvi, di non essere solo ricettori passivi, ma appassionarvi alla vita sacerdotale, vivendo il presente e guardando al futuro con cuore profetico.
Al termine della meditazione, Leone XIV saluta i vescovi che accompagnano i seminaristi e poi percorre la navata della Basilica, fiancheggiata dai presenti: sorridente, stringe mani, benedice rosari, ringrazia con affetto per i numerosi doni che riceve. L'entusiasmo dei più giovani è travolgente, molti di loro hanno preso appunti durante il discorso del Pontefice, segnando i concetti più significativi su block-notes bianchi. Ed ora manifestano tutta la loro gioia contagiosa.
Il pellegrinaggio della Porta Santa
L’odierna meditazione del Papa ha costituito il momento culminante del Giubileo dei seminaristi, iniziato ieri pomeriggio, 23 giugno, con un momento di preghiera nella Basilica di San Paolo fuori le mura, seguito da un concerto del coro della Diocesi di Roma con l’Orchestra “Fideles et amati”, diretto da monsignor Marco Frisina. Il pellegrinaggio è poi proseguito nelle prime ore di stamani, con il passaggio della Porta Santa in San Pietro, mentre dalle 18.00 in poi, in dieci chiese del centro di Roma, si terranno le celebrazioni eucaristiche conclusive, presiedute dai presuli che domani, 25 giugno, prenderanno parte al Giubileo dei vescovi.
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