Il Papa: il Corpus Domini sia segno luminoso dell'impegno a portare comunione e pace
Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano
Nell’Eucaristia “Dio si unisce a noi accogliendo con gioia ciò che portiamo e ci invita ad unirci a Lui ricevendo e condividendo con altrettanta gioia il suo dono d’amore”. Affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico, Leone XIV, nella catechesi dell’Angelus, pronunciata oggi, 22 giugno, solennità del Corpus Domini (celebrata il giovedì o la domenica dopo la Santissima Trinità), sottolinea come Cristo si fa dono per noi e conosce “fino in fondo” la nostra natura umana. E ricordando che alle 17 presiederà la Messa nella Basilica di San Giovanni Laterano, e parteciperà alla processione eucaristica per le vie di Roma verso la Basilica di Santa Maria Maggiore. "Canteremo, pregheremo e infine ci raccoglieremo davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore per implorare la Benedizione del Signore sulle nostre case, sulle nostre famiglie e su tutta l’umanità", dice il Papa.
Sia questa Celebrazione un segno luminoso del nostro impegno ad essere ogni giorno, partendo dall’Altare e dal Tabernacolo, portatori di comunione e di pace gli uni per gli altri, nella condivisione e nella carità
I doni di Dio
Il Pontefice si sofferma sul Vangelo del giorno tratto da Luca - che racconta il “risultato sorprendente” della moltiplicazione dei pani e dei pesci - per sottolineare come “il miracolo, al di là del prodigio", è un “segno” e “ci ricorda che i doni di Dio, anche i più piccoli, crescono tanto più quanto più sono condivisi”. “Pensiamo a come è bello, quando facciamo un regalo – magari piccolo, proporzionato alle nostre possibilità – vedere che è apprezzato da chi lo riceve”, riflette il Papa, aggiungendo che “siamo contenti” quando vediamo che “quel dono ci unisce ancora di più a quelli che amiamo”.
Ebbene, nell’Eucaristia, tra noi e Dio, avviene proprio questo: il Signore accoglie, santifica e benedice il pane e il vino che noi mettiamo sull’Altare, assieme all’offerta della nostra vita, e li trasforma nel Corpo e nel Sangue di Cristo, Sacrificio d’amore per la salvezza del mondo
Un Dio che ci conosce
In questa solennità in cui si celebra il corpo e il sangue di Cristo, Leone XIV evidenzia dunque una “realtà ancora più profonda”, ovvero il fatto che “alla radice di ogni condivisione umana ce n’è una più grande, che la precede: quella di Dio nei nostri confronti”.
Lui, il Creatore, che ci ha dato la vita, per salvarci ha chiesto a una sua creatura di essergli madre, di dargli un corpo fragile, limitato, mortale, come il nostro, affidandosi a lei come un bambino. Ha condiviso così fino in fondo la nostra povertà, scegliendo di servirsi, per riscattarci, proprio del poco che noi potevamo offrirgli
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