Giornata contro la droga, storie di rinascita nell'incontro con il Papa
Daniele Piccini – Città del Vaticano
La Giornata Internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga porta, nelle parole di Papa Leone XIV, proprio al “cuore del Giubileo”. I percorsi esistenziali delle ragazze e dei ragazzi in lotta contro la dipendenza che, questa mattina 26 giugno, hanno incontrato il Pontefice nel cortile di San Damaso, sono ciascuno una storia di speranza. Viceversa, la speranza, ha detto loro Leone XIV, “è una parola ricca di storia per voi”, per tutte le persone che hanno combattuto duramente per riottenere la libertà.
Combattere la disperazione, non i disperati
Come Paola Clericuzio, 20 anni di Genova, ospite della Comunità di recupero di San Patrignano, che ha raccontato la sua vita a pochi passi da Leone XIV. “Sicuramente oggi è stata una grande emozione. Vedere il Papa, parlare della mia esperienza davanti a lui. Mi ha stupito molto vedere così tante persone che mi ascoltavano” dice la giovane ragazza che l’anno prossimo potrà recuperare l’esame di maturità, saltato per entrare in comunità. “Il discorso del Papa – conclude Paola - è stato magnifico. Ha detto che non dobbiamo ripulire le città dai disperati, ma dalla disperazione. Che le persone non vanno emarginate, ma aiutate e incontrate nella vita”.
La voglia di ricominciare di Riccardo
Riccardo Salusti, romano di 27 anni, da un anno e mezzo nella comunità di recupero Exodus di Cassino per dipendenza da cocaina e crack, ce la sta mettendo proprio tutta per realizzare la frase di San Giovanni Paolo II, che porta stampata sulla maglietta: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”.
La sua storia di dipendenza inizia a quattordici anni. Gli spinelli dell’inizio non bastano più e passa a sniffare cocaina e a fumare cristalli di meta-anfetamina. “A diciassette anni sono entrato nella mia prima comunità dove sono rimasto quattro anni. Dopo due anni di libertà ho avuto la prima ricaduta”, racconta con sicurezza, abituato com’è a testimoniare nelle scuole il suo percorso. Ma uno spirito impuro - come spiega Gesù nel Vangelo di Luca - una volta cacciato, torna con altri sette spiriti ancora peggiori. “La mia dipendenza, dopo la temporanea liberazione, è diventata ancora più forte degli anni passati. Mi sono dato un’altra possibilità tornando in comunità. Sono tornato ad una vita normale, mi sono costruito una famiglia. Le complicazioni dovute alla separazione dalle mie ex compagne, da cui avevo avuto tre figlie, mi hanno condotto ad una nuova ricaduta, ancora più pesante della precedente”.
Dopo tre infarti, durante una forte overdose, arriva l’illuminazione. “Ho visto mio padre, morto otto anni fa, che mi ha detto che era troppo presto per andare dall’altra parte. Dopo quel momento ho chiesto aiuto alla Comunità Exodus. Grazie alla comunità, insieme agli educatori e alla psicoterapia, ho ritrovato il me di una volta: solare, socievole, non più aggressivo. Ora – conclude Riccardo - aiuto gli altri ragazzi che entrano in comunità”.
La minaccia delle dipendenze dalla tecnologica
Ma non c’è solo la dipendenza da sostanze stupefacenti. “In questo momento in Italia abbiamo circa 200 mila ragazzi prigionieri in casa, vittime dell’isolamento sociale volontario, il famoso fenomeno degli hikikomori”, spiega Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, che da venti anni si occupa di dipendenze digitali e cyber bullismo. “Un ragazzo che si isola – prosegue Lavenia - è un ragazzo che smette di vivere. Abbandonano hobby e vita sociale. Soffrono di disturbi fisici, sviluppo cognitivo e problemi di memoria. Il libero utilizzo dello smartphone è un problema che viene molto sottovalutato. Il 17% dei bambini tra i tre e i quattro anni possiede già uno smartphone”. Non mancano inoltre tutte le tematiche legate alla compulsione. “I social media per esempio espongono fortemente alla dipendenza da dopamina. Ogni volta che pubblichiamo un post si attiva questo neurotrasmettitore. Non dobbiamo dare accesso a social media e smartphone prima che i ragazzi abbiano compiuto i 14 anni e soprattutto – conclude – dobbiamo parlare di più con loro del tema digitale”.
Prendersi cura della fragilità
“Del discorso del Papa mi ha colpito soprattutto l’invito a curare le relazioni, stare vicino alle persone. Oggi si hanno sempre meno amici e sempre meno persone accanto. Gli amici veri, che non devono essere confusi con quelli virtuali, si guadagnano facendo esperienza di vita reale. Importantissimo – conclude lo psicoterapeuta – il monito di Leone XIV di non ignorare fragilità e solitudine”.
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