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Crociata: con il Papa confronto costruttivo su sfide e prospettive dell'Europa

Il presidente della Comece, i cui membri sono stati ricevuti oggi da Leone XIV, descrive la cordialità dell’incontro. Pace e migrazioni tra i temi dibattuti tra il Pontefice e il vescovi europei. Sull’Ucraina “chiede di portare avanti dialogo e sforzo diplomatico per arrivare alla tregua e alla pace”

Francesca Sabatinelli e Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

L’aver incontrato Papa Leone XIV è stato un privilegio e un importante momento per i vescovi europei per presentare le tematiche che, per la Chiesa, rappresentano un fondamentale momento di confronto con l’Ue. Monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione europea, descrive l’udienza odierna del Pontefice con i membri del Comitato Permanente della Comece, parlando di un dialogo segnato da serenità e spontaneità.

Ascolta l'intervista a monsignor Crociata

Monsignor Crociata, è stato quindi un incontro cordiale quello con Leone XIV …

È stato un privilegio, perché siamo appena all'inizio del pontificato e il Papa ha voluto mantenere un impegno di calendario che avevamo preso con Papa Francesco. Per questo la circostanza è stata davvero straordinaria, e da noi accolta con grande gioia. L’incontro è avvenuto in un clima di cordialità, serenità e anche di spontaneità. Abbiamo trovato il Papa vicino nell'incontro personale, così come era apparso sin dall’inizio nella sua veste di Pontefice, al momento dell’annuncio, della benedizione e dei primi interventi. Una presenza attenta e interessata che trasmette serenità, fiducia e incoraggia. Sin dall’inizio ci ha detto che non aveva molte cose da dirci, ma voleva ascoltare cioè entrare in dialogo.

E questo credo sia una cifra del suo stile, del suo modo di essere e di rapportarsi. Noi abbiamo presentato che cosa fa la Comece e come lavora. Ci siamo presentati, ciascuno ha introdotto il tema di cui si occupa nel rapporto con l'Unione europea, secondo la finalità proprio della Commissione di cui siamo parte, cioè quella di seguire tutte le attività dell’Unione Europea, della Commissione europea, del Parlamento europeo, con gli occhi e con lo sguardo della Chiesa, in particolare dell'insegnamento sociale della Chiesa, per far giungere gli orientamenti e le indicazioni proprie che nascono dalla fede quando si rivolge ai temi sociali, alla dimensione sociale e della vita. E abbiamo fatto notare che cogliamo l'attenzione che il Papa ha verso questo insegnamento sociale, che ha manifestato fin dai primi interventi, dalla scelta del nome, da come lo ha spiegato, e anche dall'intervento alla Fondazione Centesimus Annus. Questo per dire che noi vogliamo seguirlo, ascoltarlo e rafforzare tutto quanto egli ci indica e su cui ci guida.

Il pontificato di Papa Leone XIV, sin dalle prime battute, si è caratterizzato per questo fortissimo appello alla pace, esattamente come il pontificato del predecessore, di Papa Francesco. Forte è la richiesta del Pontefice di pace a tutti i livelli, di disarmo delle parole, degli spiriti. Come può, oggi, l'Europa tornare ad essere protagonista di una stagione di pace?

Io mi rifaccio a uno dei temi fondamentali che ha indicato il Papa nella messa di inizio del suo ministero di Pontefice: l’unità. Il Papa parlava di unità della Chiesa, innanzitutto dei credenti. Ma anche a livello di Unione europea si pote il tema. Il problema dell'Ue è quello dell'unità, che significato la concordia e l'accordo delle nazioni e dei governi e che significa, anche, la volontà e la capacità di trovare un indirizzo sui temi fondamentali, primo fra tutti quello della pace. Io sono convinto, questo è emerso anche dall'incontro di oggi, che quanto più si è disuniti, tanto più si è incapaci di farsi ascoltare, di dire una parola che incida, che sia autorevole, e che porti frutti. E dunque unità significa intento politico unitario, secondo quello che per fortuna, ma direi effettivamente è stato finora, l'intendimento dell'Unione europea sul tema della pace, quello dell'unità e della difesa nei confronti dell'Ucriana. Dunque, ci sono le condizioni, c'è la comprensione da parte dell'Unione europea della linea da tenere, della necessità di tenere questa linea di difesa del debole, dell’attaccato e, nello stesso tempo, di cercare tutte le condizioni nel dialogo e nella diplomazia della pace. E questo è lo sforzo principale da fare: portare avanti il dialogo e la diplomazia e il Papa ha dimostrato fin dall’inizio di volere questo dialogo e questo sforzo diplomatico per raggiungere il risultato e quindi il superamento del conflitto, per arrivare alla tregua e alla pace.

Un altro importante aspetto di cui Papa Leone ha più volte parlato è quello delle migrazioni. Cosa sta facendo l'Europa, cosa non sta facendo e cosa dovrebbe concretamente fare su questo?

Io posso dire che c'è stato un percorso, una crescita nell'attenzione nell'impegno dell'Europa su questo tema, sempre condizionata però, diciamo, dall’atteggiamento, dalla resistenza di alcuni Paesi che, in questa ultima tornata elettorale europea e in questa ultima fase, si è accentuata, per cui se fino a qualche tempo fa si poteva parlare di un progresso sul tema, adesso mi pare ci sia quasi un ritorno indietro, perché c'è la preoccupazione di tenere insieme istanze diverse, di tenere conto dell'emergere di preoccupazioni che noi qualifichiamo come populiste, che alimentano paure a volte spropositate e esagerate nei confronti del fenomeno migranti. Io credo che si debba tornare ad avere uno sguardo razionale sul tema e poi attento alle persone. Razioanle significa capire veramente che consistenza ha il problema e cercare di affrontarlo con le misure adeguate, perché spesso si ha l'impressione che ci si faccia trascinare da paure esagerate e dunque da una difesa che, in realtà, più che difendere attacca e porta queste persone ad essere respinte o spostate in altri Paesi con effetti devastanti. Il paradosso è che l'Europa, partendo dal tema demografico che è stato evocato nel nostro incontro con il Papa stamattina, mostra sempre di più di avere bisogno di nuovi cittadini, però invece quasi respinge, ha bisogno ma respinge. Deve trovare un punto di equilibrio e soprattutto un atteggiamento costruttivo, rispettoso che permetta a queste persone in qualche modo di essere trattate da esseri umani, sia che vengano accolte, sia che vengano aiutate a trovare altre sistemazioni, ma trattate da esseri umani. Ed è il grande tema su cui abbiamo una responsabilità specifica come Chiesa e come organismi quali la Comece, che accompagna l'Unione europea e si fa sentire in tanti modi proprio su questo tema.

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23 maggio 2025, 14:23