Haiti, monsignor Dumas: con Francesco abbiamo perso un padre
Myriam Sandouno e Francesco Ricupero - Città del Vaticano
“Personalmente quando ho saputo della morte del Santo Padre ho subito pensato: “ho perso davvero un padre, un padre spirituale, un punto di riferimento, una referenza forte”, poiché ogni volta che lo incontravo per me era un’opportunità di scoprire la bella e rarissima umanità di un uomo di Dio, che accoglie tutti e che ha permesso a ciascuno di noi di sentirsi una persona amata. Per me è stata una perdita enorme”: è quanto ha affermato ai media vaticani monsignor Pierre-André Dumas, vescovo di Anse-à-Veau e Miragoâne. Il presule si è detto convinto che Papa Francesco ha compiuto la sua missione. “Avremmo voluto che lui potesse continuare a vivere, però la Provvidenza divina ha deciso di fare in modo diverso, sia sempre fatta la volontà di Dio”.
L’eredità di Francesco
Penso che l’eredità che lui ci ha lasciato dobbiamo ben custodirla a ben condividerla; la mia consolazione è questa: lui è partito all’indomani della Pasqua. Ha fatto, come si dice da noi, la sua Pasqua. Papa Francesco – aggiunge il presule - ha fatto di tutto perché ci fosse una Risurrezione dei poveri, degli abbandonati, dei rifugiati, dei migranti e di tutti quelli che sono feriti nella loro storia, crocifissi nella loro storia e per cui lui, partendo il giorno della Risurrezione, ci fa capire che Dio ha voluto darci questo segno”.
Rischiare con il Vangelo
Monsignor Dumas ricorda quanto sia importante quest’anno giubilare per la Chiesa. “Ci invita a cambiare lo sguardo che abbiamo sull'uomo, dobbiamo imparare a guardare con l'occhio misericordioso di Dio, dobbiamo relazionarci gli uni verso gli altri con compassione e tenerezza. Oggi, il mondo – prosegue – ha bisogno di questa misericordia, se non ritorniamo a questa compassione non avremo la pace. Papa Francesco era uomo di pace, ha lavorato per la pace, ha baciato i piedi di alcuni uomini di guerra, per dirgli di fare pace. Questo uomo – aggiunge il vescovo - è andato a Lampedusa per accogliere gli stranieri, i migranti, ha mandato dei delegati in Ucraina e in Russia per cercare la pace. Questo uomo ci ha fatto capire che bisogna rischiare con il Vangelo, bisogna rischiare con l'amore bisogna rischiare la speranza. In questi anni di pontificato Francesco ha ringiovanito la Chiesa, ha portato freschezza, ha condotto la Chiesa più vicina all'uomo, alla periferia, una Chiesa ospedale da campo. Come diceva lui una Chiesa semplice, umile, una Chiesa dei poveri in mezzo ai poveri che raggiunge ogni uomo”.
Vicino al popolo haitiano
"Il Santo Padre ha segnato molto il cuore degli haitiani, perché Lui è sempre stato vicino a noi. E’ stato il Papa dei popoli, dei deboli, dei vulnerabili, degli innocenti che soffrono, dei lontani, dei feriti della storia, dei crocifissi. Per gli haitiani è stato un Papa che ha capito la nostra sofferenza. Ogni volta che lo incontravo e discutevamo della situazione del nostro Paese, lui quasi piangeva. Lui sognava una solidarietà internazionale per Haiti”. Inoltre, monsignor Dumas sottolinea che Francesco ha creato il primo cardinale della storia di Haiti, Chibly Langlois, che prenderà parte per la prima volta ad un Conclave”. Il vescovo di Anse-à-Veau e Miragoâne si dice rammaricato di trovarsi lontano dal suo Paese perché si sta curando in seguito all’attentato incendiario della sua abitazione nel febbraio dello scorso anno. “Questo mi ha fatto capire che il Vangelo ci porta a rischiare come ha rischiato il Papa”, in diverse occasioni.
Un Papa vicino a chi soffre
Infine, il presule ha ricordato quanto la Chiesa di Francesco abbia cercato di capire la gente che soffre standogli vicina. “Il Papa non ha giudicato chi si trova in situazioni difficili ha cercato di capire i divorziati, ha evitato di giudicare le scelte sessuali, ha cercato di includere e di integrare le donne anche nelle strutture della Chiesa a livello più alto. E non dimentichiamo l’attenzione e la cura del Creato con l’enciclica Laudato sì’, nella quale il Papa ci raccomanda di prenderci cura della terra, perché il peccato contro la creazione – ricorda monsignor Dumas - è un peccato contro l'uomo, contro Dio, perché sono i poveri a soffrire della degradazione della terra. Penso che il Santo Padre abbia risuscitato in noi la speranza, quella speranza che ci dice che per qualsiasi persona, per qualsiasi difficoltà della vita, il proposito di Dio non sarà mai la morte, ma la risurrezione”.
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