Il popolo del Mozambico abbraccia Papa Francesco
Federico Piana - Città del Vaticano
Maputo è in trepida attesa per l’arrivo di Papa Francesco. Il Santo Padre atterrerà alle 18.30 di oggi all’aeroporto della capitale mozambicana. Tra le strade polverose di Maputo non mancherà padre Osòrio Citora Afonso, mozambicano, missionario della Consolata e officiale della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. E’ voluto tornare da Roma nella sua terra per unirsi alla folla dei suoi connazionali che daranno il benvenuto al Pontefice. “Non potevo non esserci – racconta -. Avevo il grande desiderio di essere presente insieme a quelle migliaia di persone che, pur di vedere anche solo per un attimo Papa Francesco, hanno venduto le loro povere cose ed acquistato un biglietto, costosissimo, del treno per Maputo”.
Questo è un sintomo di un grande amore non solo per il Papa ma per tutta la Chiesa. Qual è il clima che si respira in queste ore nel Paese?
R. - C’è un fermento straordinario. Tutto il popolo si è messo a lavorare per questa visita. E quando mi riferisco al popolo non intendo solo i fedeli cattolici ma anche gli appartenenti ad altre religioni. Per i mozambicani ricevere il Papa vuol dire ricevere una grande benedizione. In molti hanno fatto salti mortali per portesi pagare il viaggio nella capitale. Ad esempio, l’arcivescovo di Nampula ieri mi ha fatto sapere che è rimasto molto sorpreso dall’alto numero di laici della sua diocesi che sono partiti per Maputo. Nonostante l’estrema povertà in cui versano, non hanno rinunciato.
Dal punto di vista sociale, che Paese troverà il Santo Padre?
R. - Troverà una nazione con una forte sperequazione: una minoranza ricchissima ed una maggioranza poverissima. Arrivando a Maputo purtroppo si può osservare bene. Tensioni e conflitti rimangono sullo sfondo anche se un mese fa si sono firmati ulteriori accordi di pace forse in previsione proprio del viaggio del Papa. Certamente, è un Paese migliore rispetto a quello che trovò san Giovanni Paolo II nella sua visita del lontano 1988 che gettò i semi della prima pacificazione del 1992 tra le parti in lotta armata
Qual è lo stato di salute della Chiesa mozambicana?
R. - Buono. E’una Chiesa dove i laici hanno assunto una grande responsabilità. E’una Chiesa in uscita per i poveri, come piace a Papa Francesco. E sono convinto che il Papa, con la sua visita, fortificherà quest’aspetto di una Chiesa che si proietta verso le periferie.
Lei ha citato la visita, nel 1988, di san Giovanni Paolo II. Che collegamento ideale si può fare con quella di Papa Francesco?
R. - Le tre parole che guidano la visita del Papa – pace, speranza, riconciliazione – sono elementi di collegamento vivo con la visita che fece San Giovanni Paolo II. San Giovanni Paolo II ha prodotto la pace con gli accordi firmati nel 1992, Papa Francesco viene a fortificare quegli accordi. Anche lui ribadendo la necessità di non perdere la speranza, come fece Karol Wojtyla.
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