Ue, cifra record per il riarmo: nel 2024 spesi 343 miliardi
Vatican News
Nel 2024, la spesa per il riarmo dei 27 Stati membri dell’Unione europea ha raggiunto un livello record, toccando i 343 miliardi di euro. Una cifra senza precedenti. Lo evidenzia il rapporto annuale dell’Agenzia europea per la difesa (Eda). Il dato rappresenta un aumento significativo del 19% rispetto al 2023, portando la spesa complessiva all’1,9% del prodotto interno lordo europeo (avvicinandosi sempre più al quel 5% richiesto dall’amministrazione statunitense di Donald Trump).
Aquisti di armi e investimenti
Secondo il documento pubblicato dall’Eda (per il periodo 2024-2025), per la prima volta gli investimenti per la difesa hanno superato — di gran lunga — i 100 miliardi di euro, equivalente al 31% della spesa totale, un primato storico dall’inizio della raccolta dei dati. Lo scorso anno, inoltre, 25 Stati membri hanno aumentato le spese per la difesa in termini reali, uno in più rispetto al 2023, mentre solo due Paesi (Portogallo e Irlanda) hanno registrato un lieve calo. Sedici Stati membri hanno aumentato la spesa di oltre il 10%, rispetto agli 11 del 2023. L’incremento è stato trainato principalmente da livelli record di acquisti di attrezzature militari e da crescenti investimenti in ricerca e sviluppo. Questo orientamento riflette la volontà degli Stati membri di rafforzare le proprie capacità militari in risposta ai mutamenti del contesto di sicurezza internazionale.
L'Ue: non ci fermeremo quii
In una nota da Bruxelles, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha sottolineato che "l’Ue sta spendendo cifre record per la difesa al fine di garantire la sicurezza dei nostri cittadini. E non ci fermeremo qui". "Questi investimenti — ha precisato Kallas — saranno destinati a tutti i settori, dalla ricerca e sviluppo all’approvvigionamento congiunto e alla produzione di componenti essenziali per la difesa". "L’Unione europea sta mobilitando tutte le leve finanziarie e politiche a disposizione per sostenere i nostri Stati membri e le aziende europee in questo sforzo. La difesa oggi non è un lusso, ma un elemento fondamentale per la protezione dei nostri cittadini. Questa deve essere l’era della difesa europea", ha aggiunto l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza.
Per la Nato serve il 3,5% del Pil
Sebbene la spesa europea continui a crescere, e si preveda un ulteriore aumento nel 2025, il rapporto evidenzia che essa rimane comunque inferiore rispetto a quella delle grandi potenze militari, come ad esempio gli Stati Uniti. Gli estensori del rapporto hanno evidenziato la necessità di "investimenti sostenuti e di una maggiore collaborazione per massimizzare l’efficienza e garantire l’interoperabilità tra le forze armate dell’Unione". Il raggiungimento del nuovo obiettivo della Nato del 3,5% del prodotto interno lordo richiederà uno sforzo ancora maggiore, con una spesa complessiva stimata oltre i 630 miliardi di euro all’anno.
Ulteriore crescita nel 2025
Il documento dell’Agenzia europea per la difesa ha elencato anche previsioni di crescita significative per il 2025. Per quest’anno si prevede infatti che la spesa per il riarmo dell’Ue raggiunga i 381 miliardi di euro. La spesa in tutta l’Unione è stimata al 2,1 per cento del prodotto interno lordo nel 2025, superando per la prima volta dall’inizio delle registrazioni dell’Eda il precedente obiettivo del 2 per cento fissato dalla Alleanza atlantica. Gli investimenti nella difesa dovrebbero raggiungere quasi 130 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 106 miliardi del 2024), mentre la spesa per la ricerca e lo sviluppo potrebbe aumentare fino a 17 miliardi di euro (rispetto ai 13 miliardi di euro del 2024). Dopo la pausa estiva, il Parlamento europeo ha intanto ripreso i lavori, con al centro delle discussioni uno dei dossier più “caldi” in agenda, vale a dire il Programma per la capacità difensiva entro il 2030, il vecchio piano per riarmare l’Europa a cui è stato cambiato nome.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui