杏MAP导航

Cerca

Impresa, quali sono i rapporti tra la finanza e l'economia reale? Impresa, quali sono i rapporti tra la finanza e l'economia reale?  (ANSA)

L'Ucid: in economia l'etica alla fine vince, i dazi colpiranno i poveri

Per il presidente dell'Unione cristiana imprenditori e dirigenti Gianluca Galletti "la finanza non è un fine, è un mezzo e deve essere a disposizione dell'impresa e a disposizione delle famiglie". Aumentano i casi di imprese benefit che fanno della sussidiarietà un modello di azione giornaliero

Alessandro Guarasci - Città del vaticano

L’imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti ha rilanciato il dibattito sul rapporto tra etica ed economia. Il rischio è che le tensioni commerciali a livello mondiale portino a una spirale inflattiva. Per Gianluca Galletti, presidente dell’Ucid, l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti, “c’è la possibilità che il prezzo dei dazi lo paghino proprio ancora una volta i più deboli, c'è la possibilità che si vada incontro a delle tensioni sociali forti, ed è proprio questo allora il momento nel quale bisogna fare squadra. Bisogna che i governi, e mi riferisco in particolare all'Italia, tengano in considerazione l'impatto che i dazi possono avere su alcune filiere produttive”.

Crescono gli indici di borsa, ma quali i riflessi sull'economia reale?

Il 2024 è stato un anno straordinario per i mercati in generale: l'indice MSCI World è cresciuto del 19% in USD registrando, negli ultimi cinque anni su sei, rendimenti superiori al 15%. “La finanza in questo momento deve fare il proprio mestiere, la finanza non è un fine, è un mezzo. La finanza è a disposizione dell'impresa e a disposizione delle famiglie, la finanza serve all'impresa per fare nuovi investimenti, per far fronte al proprio capitale circolante e non può essere la finanza a creare reddito, a creare valore, perché questo è un gravissimo errore e abbiamo già visto nel 2007 che cosa comporta quando la finanza si rende autonoma dall'industria”, dice Galletti. Il presidente dell’Ucid mette in luce che “l'azienda non è solo dell'imprenditore, l'azienda è anche di coloro che ci lavorano, è anche del territorio in cui lavora, allora bisogna che anche queste categorie di persone, i lavoratori in particolare, siano coinvolti nella gestione dell'impresa stessa. Questo è nell'interesse dell'imprenditore prima di tutto”. Dunque su questo la Dottrina sociale della Chiesa può essere un importante spunto, perché “parla di giusto profitto, di giusta remunerazione e allora dobbiamo tornare lì, l'impresa deve essere un attore importante del territorio in cui vive e della società in cui opera e deve mettere al centro la persona”.

Il caso di Operosa, società benefit

Un esempio di azienda fortemente radicata nel territorio è L’Operosa, azienda che si occupa di servizi di pulizia e sanificazione, adottando strategie e certificazioni per promuovere lo sviluppo sostenibile e generare un impatto sociale e ambientale positivo. Nicola Corbo, presidente di questa impresa, ci dice che “essere società benefit è un modo di lavorare, il che significa il benessere delle persone che lavorano con noi, a riduzione dell’impatto ambientale delle nostre attività, la collaborazione con le comunità locali e i territori in cui operiamo”. Insomma, un tentativo concreto di essere impresa sociale, soggetto imprenditoriale che reinveste gli utili. Sono almeno 17 mila quelle presenti in Italia, attive soprattutto nel welfare e nell’assistenza alle fasce più fragili della popolazione.

Essere competitivi senza rinunciare ai valori

“Nel giugno 2023 abbiamo deciso di diventare una società di mutuo soccorso, integrando nello statuto obiettivi quali la tutela dell'ambiente, il welfare, l'inclusione, lo sviluppo dei territori, accanto agli obiettivi economici. Non si tratta di una scelta ideologica, ma di una scelta strategica”, dice Corbo. La questione centrale però in Occidente, e nei Paesi in via di sviluppo, è se etica in economia e giusto profitto possono andare di pari passo, in un quadro internazionale sempre più guidato dalla finanza e dalle logiche commerciali. “Al di là del contesto attuale, la nostra esperienza dimostra che è possibile essere competitivi senza rinunciare a determinati valori, e crediamo fermamente che il futuro andrà in questa direzione. Il nostro modello - conclude Corbo - unisce una struttura moderna a una vocazione mutualistica. Siamo convinti che un modello di questo tipo sarà più attraente in futuro rispetto a una società basata esclusivamente sul profitto”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

02 settembre 2025, 15:14