Oltre 300 morti nel 2024 a causa delle bombe a grappolo
Pietro Piga – Città del Vaticano
Nel 2024 le bombe a grappolo hanno ucciso 314 persone nel mondo, di cui 193 solo in Ucraina. Per il terzo anno di fila l’Ucraina si conferma così il Paese con il numero di vittime più alto a causa dell’uso di questo tipo di munizioni: ben 1.200 dall’inizio della guerra il 24 febbraio 2022. È quanto si legge nell’edizione 2025 del rapporto Cluster Munition Monitor diffuso dalla Cluster Munition Coalition, la coalizione globale di organizzazioni non governative co-fondata da Human Rights Watch, che sarà presentato a Ginevra dal 16 al 19 settembre nel quadro dei lavori del 13º incontro della Convenzione Onu sulle bombe a grappolo.
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Nel corso della guerra in Ucraina, si legge nel rapporto, le bombe a grappolo sono state impiegate da entrambe le parti e quelle sparate dalla Russia potrebbero essere state prodotte dalla Corea del Nord e utilizzate anche da Pyongyang in operazioni militari congiunte. Kyiv e Mosca non fanno parte del Trattato internazionle contro l’uso delle bombe a grappolo, in vigore dall’agosto 2010, come pure il Myanmar e la Siria, ovvero gli altri Stati nei quali le bombe a grappolo hanno ucciso nel 2024 e nella prima metà del 2025. Ma attacchi con questo tipo di munizioni potrebbero essere stati sferrati dall’Iran in Israele (giugno 2025) e dalla Thailandia in Cambogia (luglio), riporta lo studio diffuso da Hrw.
Gli altri dati
Sono 111 le nazioni parte del Trattato, che negli ultimi due anni ha visto l’adesione anche di Nigeria e il Sud Sudan, dove sono stati bonificati oltre 100 chilometri quadrati di territorio. La preoccupazione, tuttavia, non cala anche perché gli ordigni continuano a ferire o uccidere i civili. I più colpiti — anche dai residui delle munizioni — sono i bambini (42%). Il rapporto segnala inoltre che la Lituania si è ritirata dalla Convenzione il 6 marzo di quest’anno (è la prima volta che accade), esprimendo anche l’intenzione di abbandonare la Convenzione di Ottawa sul divieto di utilizzo, detenzione, produzione e trasferimento di mine antipersona, e le bombe a grappolo sono ancora prodotte da 17 Stati, promosse e vendute in giro per il mondo nelle fiere internazionali per il settore della difesa e sicurezza, come la “Eurosatory”, tenutasi nel giugno dello scorso anno a Parigi.
L’appello per porre fine alle sofferenze
Mark Hiznay, Direttore associato per le crisi, i conflitti e le armi di Human Rights Watch, e uno degli editori del Cluster Munition Monitor 2025, ha affermato che “i civili in tutto il mondo continuano a perdere la vita e gli arti a causa delle munizioni a grappolo, anche per via di armi usate decenni fa”, seppur “la Convenzione abbia fatto, nel corso di molti anni, progressi significativi nel ridurre la sofferenza umana causata dalle munizioni a grappolo”. E ha richiamato l’attenzione dei governi: “Dovrebbero agire ora per rafforzare lo stigma contro queste armi indiscriminate e condannare il loro continuo uso”.
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