La Sagra Musicale Umbra celebra l’arte dei visionari
Marco Di Battista – Perugia
È iniziata il 5 settembre e andrà avanti fino al 20. La Sagra Musicale Umbra è giunta quest’anno alla sua ottantesima edizione. Un traguardo che non è solo cifra storica ma racconto di una vitalità che combatte la crisi culturale della nostra epoca: la Sagra, fondata nel 1937, è tra i festival musicali più antichi d’Italia e ha saputo, nel tempo, reinventarsi e tessere dialoghi tra passato e futuro, tra tradizione e audacia creativa.
Visionari: il fil rouge dell’edizione 80
“Visionari” è la parola chiave e il titolo di questa edizione 2025. Lo sottolinea il direttore artistico Enrico Bronzi, che, intervistato, si sofferma sull’urgenza di coltivare lo sguardo visionario non solo nell’arte ma nella società tutta. “Abbiamo bisogno di visionari oggi più che mai,” afferma Bronzi, “perché sono loro che ci ricordano il coraggio di spezzare le consuetudini e di ripensare il futuro”. L’arte, per Bronzi, è fatta anche di profeti, di chi intravede strade inesplorate, e di chi riesce a sorprendere riutilizzando archeologicamente gli strumenti del passato.
Nel programma della Sagra, come si legge dal sito ufficiale, la parola “visionari” si declina attraverso un mosaico di concerti, incontri e lezioni, che vedono protagonisti musicisti e compositori capaci di dialogare con la tradizione. La scelta dei repertori, dei luoghi storici di Perugia (e dintorni) e delle figure chiamate a raccontarsi, riflette proprio questa tensione tra eredità e innovazione.
Visioni tra Potsdam e Parigi
Il festival si è aperto con una lezione-concerto di Enrico Bronzi dedicata a Federico II di Prussia, figura centrale nella storia europea e nella storia della musica. Si potrebbe dire un grande senza grandeur, un illuminista e, insieme, l’ultimo dei grandi assolutisti, promotore delle arti e intellettuale e, nel contempo, chiuso nella sua austerità. Tanti i musicisti alla sua corte: basti citare il suo beniamino Johann Joachim Quantz o il geniale Carl Philipp Emanuel Bach. Proprio a quest’ultimo ha dedicato il suo interesse Bronzi. Nel concerto del 6 settembre, intitolato “L’apoteosi dei visionari”, ha diretto l’Orchestra da Camera di Perugia ma soprattutto ha interpretato il Concerto per violoncello in La Maggiore di Carl Philipp Emanuel, con un Largo centrale dalla eccezionale potenza evocativa. Tra la morte di Johann Sebastian Bach e il periodo di Haydn e Mozart c’è stata una produzione musicale che meriterebba maggiore attenzione. “Lo stile sensibile, preromantico, la luce e l’ombra che tornano costantemente nella storia, sono tratti che rendono affascinante questo periodo spesso trascurato,” sottolinea Bronzi, “ma è proprio lì che si celano percorsi visionari da scoprire.”
L’apoteosi dei visionari iniziava e si concludeva con due compositori che hanno operato nella Parigi barocca e che ben meritano la definizione: Jean-Féry Rebel e il suo maestro Jean Baptiste Lully.
Tra passato e futuro: le “visioni” dal 5 al 20 settembre
Il festival si snoda tra luoghi iconici di Perugia, chiese, basiliche e teatri, e di tutta l’Umbria: Torgiano, Foligno, Scheggino, Montefalco. Da Hildegard von Bingen a John Cage, passando per il genio barocco dei Bach, la Sagra Musicale Umbra propone un viaggio trasversale tra le epoche, dove la visione non è solo proiezione verso il futuro, ma anche capacità di riscoprire e reinventare le radici. Ce lo spiega Bronzi, citando come esempi emblematici Beethoven e Schumann, che nei loro contrappunti si muovono tra tecnica barocca e fughe bachiane, “dimostrando che la vera visione supera sempre la linearità del tempo”.
L’augurio è allora che questa ottantesima edizione, che viene celebrata nel capoluogo umbro insieme con il centenario dell’Università per stranieri, altro simbolo della città, possa essere una ripartenza e non un arrivo
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