Gaza, ancora morti. Il cardinale Pizzaballa "questa guerra non ha senso"
Michele Raviart - Città del Vaticano
Almeno 17 persone sono morte nella Striscia di Gaza a causa delle operazioni compiute nella notte dalle forze israeliane. Secondo quanto riferito dall’emittente qatariota Al-Jazeera, sarebbero sei i morti causati da un bombardamento in una scuola nell’ovest di Gaza City, trasformata in un rifugio per gli sfollati. Altre undici persone sono poi morte nei quartieri di Sheikh Radwan e Remal, tra cui sei bambini, per le conseguenze degli attacchi israeliani a tende e case. Cinque le persone, tra cui tre minorenni, sono morte per denutrizione secondo il conteggio degli ospedali di Gaza.
Gli Stati Uniti inviano la bozza di un'intesa ad Hamas
Sul piano diplomatico i media israeliani affermano che gli Stati Uniti avrebbero trasmesso ad Hamas la bozza con alcuni punti da discutere in sede negoziale per il raggiungimento di un accordo globale con Israele, inviati al gruppo islamista attraverso il negoziatore israeliano Gershon Baskin. Il premier Benjamin Netanyahu aveva dichiarato nelle ultime settimane di voler prendere in considerazione solo un’intesa totale per il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, che sarebbero 48 di cui alcuni ancora in vita.
Pizzaballa: bisogna lavorare per una narrativa diversa
"Questa guerra deve finire quanto prima, non ha più senso continuare. È tempo di fermare questa deriva”, ha affermato il cardinale patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, intervenendo in video alla cerimonia conclusiva dell’82ma mostra del cinema di Venezia, in cui è stato premiato con il Leone d’argento il film “La voce di Hind Rajab”, della regista tunisina Ben Hania, che racconta gli ultimi istanti di una bambina di cinque anni uccisa lo scorso anno a Gaza City. “Sappiamo che questa guerra, che auspichiamo finisca presto, anche se le cronache dicono diversamente, non segnerà la fine del conflitto, dell'ostilità, del dolore - ha detto Pizzaballa - dobbiamo lavorare molto, specie noi credenti e tutti coloro che fanno cultura, per creare una narrativa diversa,. Abbiamo lasciato la narrativa ai radicali estremisti da una parte e dall’altra. Dobbiamo invece avere il coraggio di una narrativa e di un linguaggio diverso che apra orizzonti e strade nuove, che arrivino anche alla società e alla politica”. “Io credo sia possibile e mi auguro - ha quindi concluso il patriarca - che anche da Venezia arrivi un contributo positivo in questo senso. Che ci siano persone del mondo che ci aiutino a pensare in maniera diversa con parole e immagini che costruiscano anziché distruggere".
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