Giuristi a Firenze: l’IA sfida libertà e diritto
Silvia Guidi - Città del Vaticano
In che modo l’Intelligenza Artificiale va ad incidere sull’antropologia umana, ovvero sull’idea stessa di libero arbitrio e di autodeterminazione? E in che senso potrebbe mettere in discussione il fine stesso del diritto, la libertà e l’uguaglianza tra le persone? Ribaltando la prospettiva e guardando la crescente pervasività e centralità dell’IA nella nostra vita quotidiana da un altro punto di vista, in che modo invece potrebbe contribuire a preservare, e non a indebolire, la democrazia? Sono stati questi alcuni degli interrogativi al centro del seminario internazionale che ha riunito, l’11 e il 12 settembre scorso, venti giuristi a Firenze, città simbolo dell’umanesimo e della centralità della persona umana.
Giudici al posto delle macchine?
Il convegno appena concluso è la seconda tappa di un progetto più ampio iniziato lo scorso anno negli Stati Uniti, nato dal dialogo tra l'Università di Firenze (Dipartimento di Scienze giuridiche) e la Law School dell’University of Notre Dame, la più antica facoltà di giurisprudenza cattolica degli Stati Uniti. Firenze è diventata la sede di un dibattito tra studiosi e specialisti del settore, che si sono interrogati su come le macchine possano, o non possano sostituire i giudici nel prendere decisioni, e su come il diritto possa regolamentare la tecnologia, guidando e ridisegnando i confini normativi del cambiamento tecnologico in atto e le sue conseguenze.
La due giorni è stata aperta giovedì scorso da una lectio magistralis presso il Cenacolo dell’Opera di Santa Croce introdotta dai responsabili dell’iniziativa, Paolo Carozza, professore di diritto all’University Of Notre Dame, e Andrea Simoncini, professore di diritto costituzionale presso l’Università di Firenze. Il seminario è stato sostenuto dal Centro inter-universitario CybeRights, che conta undici università italiane per lo studio, la formazione e la ricerca in ambito giuridico rispetto ai temi principali del convegno, dall’American Security Foundation, organizzazione senza scopo di lucro con sede a Washington DC che lavora per garantire che lo sviluppo e l'applicazione dell'Intelligenza Artificiale siano incentrati sull’uomo e radicati nei valori della civiltà occidentale e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e Opera di Santa Croce.
Respirare con due polmoni
“Per rispondere alle sfide enormi della tecnologia – ha detto Paolo Carozza – abbiamo bisogno di essere uniti e respirare con due polmoni: uno negli Stati Uniti d’America e uno in Europa. Da qui procederemo con tappe più concrete per cercare di arrivare a poter offrire conclusioni fisse, pratiche al mondo giuridico, alla cultura e anche alla politica”. “In un contesto internazionale – ha continuato Simoncini – in cui si erigono muri e si tracciano confini netti è necessario, al di là delle appartenenze politiche, che il mondo accademico sia più che mai aperto al dialogo, in particolare che venga consolidato e mantenuto il rapporto tra Europa e Stati Uniti. Il dialogo su quali sfere di libertà dobbiamo proteggere è possibile perché fondato su valori riconosciuti da entrambi come radice di civiltà, e che lo stesso Cenacolo di Santa Croce incarna: rispetto per la centralità della vita umana, senso di fraternità, condivisione”.
Necessaria la supervisione umana
Per il futuro, si delineano due scenari contrapposti,ha sottolineato nella sua relazione Frank Pasquale, esperto in materia di regolamentazione delle nuove tecnologie, professore di diritto presso Cornell Tech e Cornell Law School, “uno di automazione incontrollata, che minaccia i principi fondamentali del diritto, e uno di innovazione responsabile, che valorizza l’Intelligenza Artificiale come strumento di supporto senza sostituire l’essenziale ruolo umano. Gli avvocati potranno utilizzare strumenti come ChatGPT o strumenti molto sviluppati e sempre più potenti, ma resterà centrale la supervisione umana. Le macchine non potranno sostituire gli uomini perché manca l'empatia, cioè la capacità della macchina di mettersi nei panni del giudicato e soppesare gli effetti di quella data decisione sulla vita reale del condannato, soprattutto nel caso della privazione della libertà personale”.
Un manifesto sul nuovo umanesimo AI
Hans W. Micklitz, professore presso l’European University Institute, si è soffermato nel suo intervento soprattutto sulle normative europee attualmente in vigore, sottolineando come la rivoluzione innescata si avvicini molto di più a quella della stampa a caratteri mobili che alla rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo. “Viviamo in una società che sta cambiando radicalmente senza sapere esattamente dove sta andando. Ma sono ottimista rispetto al fatto che le nuove generazioni potranno crescere riuscendo a gestire sistemi di intelligenza meglio di noi”. Durante la seconda giornata di lavori, ospitata dall’Università di Firenze a Villa Bardini, è emersa la proposta di unire le forze e porre le basi per un manifesto del diritto sul nuovo umanesimo digitale.
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