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Attacchi dei coloni israeliani in Cisgiordania Attacchi dei coloni israeliani in Cisgiordania

Cisgiordania, stop al commercio con gli insediamenti illegali

Oltre il 42% del territorio è occupato dagli israeliani. Sono all’ordine del giorno confische di terreni, sfollamenti forzati e demolizioni ai danni delle comunità palestinesi. Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia: “Israele si è impadronito di circa 2.000 chilometri quadrati di territorio dal 1967 in poi, dalla Corte internazionale di giustizia la condanna a risarcire tutti gli sfollati”

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

L’occupazione israeliana della Cisgiordania costa ogni anno miliardi di dollari all’economia palestinese, mentre la povertà è aumentata dal 12% al 28% negli ultimi 2 anni, con un tasso di disoccupazione raddoppiato da ottobre 2023 e arrivato al 35%. Gli espropri di aree sempre più vaste, le demolizioni, gli sfollamenti forzati e l’ampliamento degli insediamenti dei coloni israeliani hanno un impatto sempre più drammatico sulla capacità di sussistenza delle comunità palestinesi. È quanto denunciato da Oxfam, insieme ad una alleanza di decine di organizzazioni umanitarie e della società civile, che hanno lanciato la nuova campagna ‘Stop al commercio con gli insediamenti illegali’ per chiedere all’Unione europea, agli altri Stati membri e al Regno Unito di adottare misure concrete per vietare gli scambi commerciali con gli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est.


Occupazione israeliana

“Purtroppo, oramai, dal fallimento dell’accordo Oslo 2 e dall'inizio della seconda Intifada abbiamo visto come il processo gradualmente si è accelerato e quindi siamo arrivati, negli ultimi anni, a una politica di annessione che ha portato, ad esempio, ad approvare la costruzione di oltre 30.000 unità abitative”, afferma Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. “Oggi vivono oltre 700.000 israeliani nelle colonie, mentre alla fine degli anni ‘90 erano poco più di 200.000. Tutto questo ha avuto un impatto nel territorio: Israele si è impadronito di circa 2.000 chilometri quadrati di terreno dal 1967 in poi. Ma a essere coinvolte sono anche le risorse naturali, in particolare il controllo delle acque e delle risorse idriche. Questo ha chiaramente un grande impatto nell'agricoltura che è uno degli ambiti principali dell'intera economia palestinese”.


Insediamenti illegali

“Se a questo aggiungiamo gli ordini demolizione, la violenza quotidiana perpetuata da parte dei coloni e la distruzione di terreni agricoli, oltre agli impedimenti nella comunicazione dovuti dagli oltre 900 checkpoint, ecco che il quadro può risultare chiaro - prosegue Pezzati - Tutto ciò si unisce al clima di oppressione e discriminazione che finisce per avere un impatto nell'economia, nella vita quotidiana e, infine, nella capacità di autodeterminazione del popolo palestinese”. Gli insediamenti israeliani, secondo il diritto internazionale, sarebbero illegali: “La parola finale l'ha data la Corte internazionale di giustizia il 19 luglio scorso, che con il suo parere consultivo ha chiarito che l'occupazione israeliana nel territorio è illegale. Israele non solo deve smettere di sviluppare gli insediamenti, ma si deve ritirare dal territorio palestinese e deve risarcire tutti i palestinesi sfollati dal ‘67 in poi. Ascoltare queste parole o leggerle sembra fantascienza, ma in realtà è la legge”.


Stop al commercio

Anche per questo è partita la nuova campagna ‘Stop al commercio con gli insediamenti illegali’. “Siamo più di 80 organizzazioni europee, 20 italiane, che abbiamo lavorato nello sviluppo di una campagna e nella redazione di un rapporto, la cui richiesta è quella di riportare alla legalità un insieme di cose, intanto partendo dal commercio con gli insediamenti. Dato che l'occupazione è illegale e che gli insegnamenti sono illegali, il commercio che serve per mantenerli in vita e per svilupparli va interrotto, senza se e senza ma. Per questo serve, da una parte, che venga rivisto l'accordo di associazione Unione europea - Israele che regola tutta una serie di norme commerciali, e poi che vada introdotta una normativa nazionale all'interno dei Paesi europei dove si vieta esplicitamente il commercio con questi luoghi illegali, affidando l'onere della prova riguardo la provenienza di beni e servizi agli esportatori israeliani. Questo è un passo concreto per dar seguito a quello che ha detto la Corte di giustizia internazionale per mettere fine all'illegalità dell'occupazione israeliana”.

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17 settembre 2025, 11:16