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Un ribelle dell'M23 cammina alla periferia di Matanda nella Repubblica Democratica del Congo orientale Un ribelle dell'M23 cammina alla periferia di Matanda nella Repubblica Democratica del Congo orientale

RD Congo, massacri nel Nord Kivu e stallo nei negoziati di Doha

Il Paese africano continua a essere teatro di violenze e instabilità: decine le vittime in seguito agli attacchi degli islamisti di Adf, mentre stentano a ripartire i colloqui tra il governo congolese e i ribelli dell’M23

Sara Costantini - Città del Vaticano

Secondo la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Monusco) tra il 9 e il 16 agosto almeno 52 civili sono stati uccisi in attacchi delle Forze Democratiche Alleate (Adf), uno dei numerosi gruppi armati attivi nel Paese, nei territori di Beni e Lubero, nella provincia orientale del Nord Kivu. Tra le vittime ci sono otto donne e due bambini. La Monusco ha segnalato che il bilancio delle vittime “potrebbe aumentare” e ha denunciato come gli attacchi siano stati accompagnati da rapimenti, incendi di abitazioni, veicoli e motociclette, nonché da saccheggi e distruzioni di proprietà di famiglie, già in condizioni umanitarie precarie.

Continuano gli attacchi delle Adf

Gli episodi più gravi si sono verificati nella città di Oicha, situata nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove in una notte sono stati uccisi almeno nove civili. Un attacco che si è verificato pochi giorni dopo il massacro di 40 persone avvenuto a Bapere, sempre nel Nord Kivu. Il capo del distretto di Bapere, Macaire Sivikunula, ha dichiarato che gli aggressori hanno colpito nella notte tra il 13 e il 14 agosto, mentre si ritiravano da un'operazione militare congiunta delle forze armate congolesi ( Fardc) e ugandesi (Updf). Questi nuovi massacri seguono quello avvenuto a fine luglio nella vicina provincia dell'Ituri, quando 40 persone sono state uccise all'interno di una chiesa. Le Adf, hanno ucciso migliaia di civili negli ultimi anni nel nord-est del Paese. Nonostante l'operazione militare congiunta “Shujaa” lanciata alla fine del 2021 da Kampala e Kinshasa, il gruppo continua a compiere attacchi contro le popolazioni civili.

Il fallimento dei negoziati a Doha

Parallelamente, sul fronte politico-diplomatico, si è registrato un nuovo fallimento nel processo di pace con l'M23. Il 18 agosto scadeva la data fissata a Doha, in Qatar, per raggiungere un accordo di pace tra il governo congolese e il movimento ribelle, ma la scadenza non è stata rispettata. I rappresentanti dell'M23 non si sono presentati al tavolo, accusando le autorità di Kinshasa di non aver rispettato i termini del cessate il fuoco e chiedendo come condizione preliminare il rilascio dei prigionieri. Un portavoce del movimento, Lawrence Kanyuka, ha dichiarato che “il governo congolese non vuole la pace”. Kinshasa ha respinto ogni accusa, sostenendo che la questione del rilascio dei prigionieri non può essere posta come condizione preventiva, ma deve rientrare nel processo di negoziazione. La mediazione del Qatar aveva preso avvio il 19 luglio, quando le due parti avevano firmato una dichiarazione di principi impegnandosi ad avviare i negoziati entro l'8 agosto ea raggiungere un accordo entro il 18.

Piccola delegazione a Doha

Un'importante fonte del movimento Afc-M23 ha confermato che la delegazione ribelle invierà nei prossimi giorni una rappresentanza ridotta a Doha, su pressione del Qatar, ma solo per ribadire la necessità di applicare pienamente la dichiarazione di principi, incluso il rilascio dei prigionieri. Dal lato governativo, fonti ufficiali hanno reso noto di aver ricevuto dal team di mediazione una bozza di accordo, sulla quale entrambe le parti stanno lavorando prima di un nuovo round di incontri. Il punto sui prigionieri resta, però, un nodo complesso. Un funzionario del Qatar ha dichiarato che, nonostante la tempistica non sia stata rispettata, sia Kinshasa che l'M23 hanno espresso la volontà di proseguire i negoziati.

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19 agosto 2025, 12:38