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La sala dell'Assemblea generale dell'Onu La sala dell'Assemblea generale dell'Onu

Usa negano i visti ai delegati palestinesi all'Onu

La decisione di Washingtron in vista dei lavori dell'Assemblea generale. Le Nazioni Unite rivendicano l'obbligo di favorire l'ingresso per tutti i delegati. Intanto Israele dichiara Gaza City ?zona di combattimento pericolosa?

Vatican News

Mentre le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato ieri l’area di Gaza City, «una zona di combattimento pericolosa», il segretario di Stato americano,  Marco Rubio, ha negato il rilascio dei visti di ingresso ai membri dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) e dell’Autorità Palestinese (Anp), in vista dell’imminente Assemblea generale delle Nazioni Unite. Una decisioneche il Dipartimento di Stato in una nota ha motivato scrivendo che: «è nel nostro interesse per la sicurezza nazionale ritenere l’Olp e l’Anp responsabili del mancato rispetto dei loro impegni e del minare le prospettive di pace». Prima che queste organizzazioni possano essere considerate partner per una soluzione del conflitto, continua il Dipartimento di Stato Usa,  «devono ripudiare sistematicamente il terrorismo, incluso il massacro del 7 ottobre, e porre fine all’incitamento al terrorismo nell’istruzione, come richiesto dalla legge statunitense e come promesso dall’Olp». 

La reazione dell'Anp

L’ufficio del presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha espresso «profondo rammarico e stupore» per l’accaduto, in quanto la decisione «è in chiara contraddizione con il diritto internazionale e con l’Accordo sulla sede delle Nazioni Unite, in particolare considerando che lo Stato di Palestina è membro osservatore delle Nazioni Unite». Le Nazioni Unite, tramite il portavoce, hanno fatto sapere intanto che «discuteranno con il dipartimento di Stato»  la questione dei visti Usa negati alla delegazione palestinese che dovrebbe essere presente ai lavori dell’assemblea generale in programma a New York dal 9 al 23 settembre: «Tutti gli Stati membri e gli osservatori permanenti hanno diritto a essere rappresentati». Gli Stati Uniti, infatti, sono tenuti a far partecipare tutti i membri dell’Onu ai lavori e dunque le restrizioni al visto dovrebbero riguardare solo gli spostamenti sul suolo americano esterno al Palazzo di Vetro, dove si terrà l’assemblea generale.

Gaza sempre più pericolosa

Intanto a Gaza i combattimenti si fanno sempre più violenti e la guerra continua a mietere vittime. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno 22 civili sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti nei bombardamenti israeliani che hanno colpito diverse aree della Striscia di Gaza, con attacchi particolarmente intensi a Gaza City. Le Idf avrebbero sganciato bombe fumogene sulla città, rendendo l’area irrespirabile, per poi costringere i palestinesi a lasciare tende, rifugi e case. Fonti locali citate da Wafa hanno riferito che le forze israeliane hanno aperto il fuoco con mitragliatrici pesanti contro palestinesi in attesa di aiuti a sud della zona della valle di Gaza, causando la morte di 5 persone. Squadre di soccorso hanno recuperato i corpi di 3 persone dopo il bombardamento di una casa nel campo profughi di Nuseirat. 

La resistenza di Hamas

Durante un’operazione militare a Gaza City condotta da Hamas, un soldato israeliano è stato ucciso e almeno undici sono rimasti gravemente feriti, ha riferito l’emittente Al Jazeera, citando fonti dei media israeliani. Stando alle prime ricostruzioni, i militari dell’Idf sarebbero caduti in un’imboscata nel quartiere di Zeitoun, a est di Gaza City, dove un veicolo blindato sarebbe esploso in seguito alla detonazione di un ordigno, provocando il ferimento di sette militari, tre dei quali in condizioni critiche. Fonti mediatiche riferiscono inoltre che l’esercito ha iniziato a ritirare le proprie truppe dal quartiere e a ricondurle nelle caserme, mentre quattro soldati risultano dispersi.

Sei Stati europei chiedono la fine dei combattimenti

Nel frattempo ieri i ministri degli esteri di Slovenia, Spagna, Irlanda, Islanda, Lussemburgo e Norvegia, in una dichiarazione congiunta, hanno condannato fermamente l’ultima offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e hanno chiesto al governo di Israele di «riconsiderare la sua decisione e di cessare le operazioni» militari. I sei Paesi hanno osservato che l’escalation mette a rischio la vita degli ostaggi e causa la morte di civili palestinesi innocenti. Nella dichiarazione, è stato denunciato anche lo sfollamento forzato della popolazione come «violazione flagrante del diritto internazionale», oltre che espresso orrore per la carestia confermata nella regione di Gaza e la distruzione delle infrastrutture civili, comprese quelle usate come rifugio per la popolazione sfollata. I ministri hanno esortato Israele a rispettare i suoi obblighi umanitari, consentendo alle agenzie dell’Onu e alle ong di operare liberamente per fornire  aiuti su larga scala. Intanto l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa, ha dichiarato che i suoi magazzini in Egitto e Giordania sono pieni e pronti a consegnare circa 6.000 camion di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: «Il divieto imposto dalle autorità israeliane all’ingresso degli aiuti umanitari dell’Unrwa a Gaza deve essere revocato». In questa situazione di grave crisi alimentare, almeno dieci persone, tre dei quali minorenni, sono morte ieri a Gaza per cause legate alla malnutrizione e alla fame, secondo quanto reso noto dal ministero della Salute dell’enclave. Dall’inizio dell’offensiva israeliana, le vittime della malnutrizione sono state almeno 332, tra cui 124 bambini.

 

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30 agosto 2025, 13:13