Nigeria, sono più di 50 i morti dell'attentato alla moschea
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
E’ salito a oltre 50 morti il bilancio degli attentati avvenuti martedì scorso in diverse località della Nigeria nord occidentale. Le vittime sono cadute sotto i colpi di un commando che ha aperto il fuoco in una moschea di Unguwan Mantau e in diversi villaggi nello stato di Katsina. Gli attacchi non sono ancora stati rivendicati, tuttavia episodi del genere, sottolineano gli analisti, non sono rari nel Paese, dove allevatori ed agricoltori sono in lotta aperta per il controllo della terra e delle scarse risorse idriche, tanto che lo scorso mese nella Nigeria centro-settentrionale negli scontri sono morte 150 persone.
Aumentate le misure di sicurezza
Il commissario della Stato di Katsina, Nasir Mu’azu, ha dato ordine all’esercito e alle forze di sicurezza di presidiare l’area di Unguwan Mantau allo scopo di prevenire nuovi attentati. Secondo gli investigatori, infatti, le bande armate responsabili degli attacchi durante la stagione delle pioggie troverebbero rifugio nelle fattorie, utilizzandole come basi per portare a termine gli attentati. Mu’azu ha dichiarato di ritenere che l’attentato alla mosche di martedì scorso sia stato una ritorsione per una precedente azione di guerriglia messa a segno dagli abitanti di Unguwan Mantau.
Un Paese, molti conflitti
Dozzine di gruppi armati attaccano frequentemente gli addetti alla sicurezza nelle regioni del paese più ricche di risorse minerarie. I proprietari terrieri accusano gli allevatori di etnia Fulani di rubare le scorte di cibo e distruggere i raccolti. Dal canto loro gli allevatori rivendicano il diritto di passaggio sui terreni agricoli destinati alla transumanza del bestiame dai tempi dell’indipendenza della Nigeria. Oltre a questo conflitto la Nigeria lotta per contenere le milizie di Boko haram nel nerd-est del Paese, dove secondo i dati dell’Onu circa 35mila persone hanno perso la vita e oltre due milioni vivono da profughi.
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