"Le notti di Pinocchio", un viaggio dentro la fiaba
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Il primo uomo, nelle religioni abramitiche, o nei miti di tutte le latitudini è un essere “fabbricato”, plasmato con terra e fango. Esiste un “secondo uomo" fatto di legno, forgiato e costruito da un falegname. È Pinocchio, protagonista di una favola famosissima e ricca di metafore. Uno dei racconti più letti e conosciuti nel mondo. Il racconto di un burattino che, attraverso avventure rocambolesche e successivi passaggi, si trasforma e diventa un bambino. Non è necessario ricordare il successo dell’opera di Carlo Lorenzini, noto con lo pseudonimo di Carlo Collodi: un fiume di studi, interpretazioni e chiavi di accesso si sono susseguiti quasi immediatamente dopo la prima pubblicazione nel 1881 e poi dal 1883.
La sfida della rilettura di un grande classico
Pinocchio è un personaggio irresistibile: simpatico, vivace, ingenuo, ingovernabile ma dall’animo buono. La sua storia ricalca l’archetipo narrativo dell’iniziazione. Per questo motivo, gli stessi autori di Le notti di Pinocchio. Riflessioni per giovani, provocazioni per adulti, Luigi Guglielmoni e Fausto Negri, sentono di chiedersi se abbia ancora senso scrivere l’ennesimo libro sul celebre burattino. La risposta è naturalmente affermativa e per spiegarne le ragioni basti richiamare le parole di Benedetto Croce che scrisse: “Il legno in cui è intagliato Pinocchio è la nostra umanità”. Leggere questo racconto, in ogni stadio della vita, dall’infanzia alla maturità, aiuta a compiere un viaggio dentro sé stessi, un percorso di formazione e poi di consapevolezza.
La notte come specchio dell'anima
Il volume, edito da Elledici (2025), offre un taglio inedito: si addentra nel simbolismo della notte che ne diventa il filo lungo cui si dipanano azioni e riflessioni. Nell’introduzione, Luigi Guglielmoni, parroco di Busseto e Roncole Verdi, insieme a Fausto Negri, insegnante di religione, spiegano questa scelta con argomentazioni diverse. Al centro c’è l’essenza stessa della fiaba che alla luce più brillante oppone sempre la dicotomia del buio. La notte cala in ogni momento chiave del racconto, divenendo “l’asse portante delle peripezie” e grazie ad essa “Collodi riesce a mantenere viva la tensione drammatica per tutto il libro”, scrivono gli autori.
La trasformazione interiore
Ognuno dei sette capitoli parla della notte associata a una definizione che ne individua ambiente e situazione. “La notte della coscienza” si lega alla casa vuota e buia dove Pinocchio incontra il Grillo parlante e si brucia i piedi. “La notte della violenza”, attraversata da una strada tra i campi, dove Pinocchio è inseguito e impiccato dal Gatto e la Volpe. “La notte dell’onestà”, dove per l’uva rubata ad un contadino Pinocchio viene incatenato come un cane da guardia, punizione da cui sfugge con la sua integrità morale. Un capitolo dove gli zecchini d’oro diventano spunto per parlare del denaro e del miraggio della ricchezza facile.
La notte degli affetti e della fede
“La notte degli affetti” rischiarata dall’incontro con la Fata, nonostante la sofferenza sulla tomba della sorellina morta, perché “non si fa mai notte là dove si ama”. “La notte dei desideri” nel Paese dei balocchi, equiparata ai desideri fallaci della modernità, il “divertimentificio", il dramma di Lucignolo e il sinistro omino di burro. “La notte della fede”, dove Pinocchio tocca l’abisso del suo cuore, tra silenzio e solitudine e “il ritrovato senso della vita, basato su un rapporto adulto con Dio-Papà buono”, chiosano gli autori, suggellando il capitolo con le parole dell’arcivescovo brasiliano Hélder Pessoa Câmara “…quanto più la notte è notte, tanto più bella sarà l’aurora che porta in seno”. In questo capitolo il burattino di legno finisce nel ventre della balena e ritrova il padre, Mastro Geppetto.
La resurrezione di Pinocchio
Nell’ultimo capitolo, “La notte non sarà più”, Pinocchio riemerge a nuova vita: una vera resurrezione. La metamorfosi si è compiuta: “Com’ero buffo, quand’ero un burattino! E come ora son contento di esser diventato un ragazzino per bene!”.
Un libro per riflettere
Il risultato è un libro che riesce a tradurre con agilità lo spessore complesso e denso che governa la celebre favola, traducendola attraverso fonti antiche e moderne. Ricorrono citazioni dalla Bibbia e da opere, immortali o meno, di filosofi, teologi, scrittori, poeti, autori di canzoni, tessendo una trama di riflessioni che conduce il lettore lungo un cammino introspettivo. Citazioni che attraversano il tempo passato e planano sul presente. Tavole sinottiche aiutano ad addentrarsi nel dedalo metaforico del racconto, con approfondimenti e documentazioni, storie e testimonianze più moderne, ma similari alle vicissitudini del nostro personaggio di legno. Guglielmoni e Negri hanno alle spalle libri, articoli e sussidi a carattere liturgico, catechetico - pastorale e concludono ogni capitolo con ulteriori spunti di riflessione, “altre piste di ricerca” e “piste di riflessione” in forma di domanda dedicate ai giovani e agli adulti.
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