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2025.08.26 Le Corbusier

Le Corbusier, l'uomo che ha cambiato l'architettura

A sessant'anni dalla morte dell'architetto svizzero naturalizzato francese, avvenuta il 27 agosto 1965, la sua opera continua a interrogare ed è oggetto di molte ricerche. La studiosa Marida Talamona, in un'intervista ai media vaticani, ripercorre brevemente questa iconica figura: "Ha dato vita ad alcune delle creazioni architettoniche più importanti del Dopoguerra"

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

Nel suo libro più conosciuto, Vers une architecture, del 1923, Charles-Edouard Jeanneret, noto con lo pseudonimo di Le Corbusier, definiva la casa “una macchina per abitare”, ma la creatività complessa di questo artista non si è fermata allo sguardo sulla civiltà industriale, al pensiero radicale degli anni Venti, quando si trasferisce a Parigi e inizia la sua attività di architetto e pittore.

Ascolta l'intervista a Marida Talamona

L’architettura storica e il paesaggio

Marida Talamona è docente dell'Università degli studi Roma Tre e già membro del consiglio di amministrazione della Fondazione intitolata all'artista. “Nel corso degli anni Trenta - afferma l'esperta - emergerà un Le Corbusier parallelo al grande animatore, grande conferenziere e anche grande provocatore, un Le Corbusier abituato a guardare all’architettura storica sin dai primi viaggi in Italia, nel 1907, o al viaggio in Oriente del 1911” che si conclude nel Belpaese. Studiando quelle opere, Jeanneret si domanda come possano influire sull’architettura contemporanea. Vi è poi il paesaggio. Da giovane ha frequentato la scuola d’arte a La Chaux-de-Fonds, nella cittadina svizzera dove era nato nel 1887. Già in Svizzera, per il suo mestiere di incisore di casse di orologi, era abituato a guardare e disegnare il paesaggio: “Questo è il Le Corbusier degli anni Trenta, che sarà poi nel secondo Dopoguerra l’autore delle opere architettoniche pubblicate e celebrate già allora nelle più note riviste di architettura mondiali”.

Il volto dell'architetto e sullo sfondo la nota villa Savoye di Poissy, 1928-31
Il volto dell'architetto e sullo sfondo la nota villa Savoye di Poissy, 1928-31

Un archivio eccezionale

 A permettere oggi un’attività di ricerca ricca e approfondita sull’opera dell’architetto è anche la grande disponibilità di carte degli archivi della Fondazione Le Corbusier, aperti agli studiosi di tutto il mondo, una miniera di materiale: 34mila progetti originali, 8mila disegni, 400mila documenti, grazie a cui “a sessant’anni dalla morte – osserva Talamona -, la celebrazione dell’ampia gamma di discipline è a un punto altissimo, vi è anche una grande riscoperta”.

Uno sguardo nuovo

La riscoperta consiste in una comprensione più completa dell’architetto: “Le Corbusier - precisa la studiosa - spesso  è stato cristallizzato agli anni Venti, all’architettura geometrica, ai volumi puri, ai famosi pilotis (i pilastri in cemento armato che sorreggono un edificio e lo isolano dal terreno ndr), che poi lui usa non molto spesso”. Jeanneret, infatti, si interessa anche alla natura, con un approccio organicista, per il quale cioè si possono trovare analogie tra una struttura e un organismo vivente. È il caso degli objets à réaction poétique, alla lettera oggetti a reazione poetica, elementi della natura, come sassi o conchiglie, capaci di ispirare l’arte. La relazione con il paesaggio, inoltre, è legata anche a uno sguardo più ampio, dall’alto, che porta ad “un’urbanistica a una scala molto più territoriale”. Importantissima, in questa riscoperta, la mostra che si è tenuta al Centro Pompidou di Parigi, nel 1987, a cento anni dalla nascita dell’architetto.

L'unité d'habitation di Marsiglia
L'unité d'habitation di Marsiglia   (Copyright (c) 2025 Jascha Jansen/Shutterstock. No use without permission.)

L’unità d’abitazione di Marsiglia

Nel 1907, come accennato, Le Corbusier compie un viaggio in Italia, dove visita, la certosa di Ema, presso Firenze. In questo monastero certosino del Trecento, guardando alla compenetrazione tra vita individuale e vita collettiva dei frati, inizia la riflessione che lo porterà, molto tempo dopo, a immaginare l’unità abitativa di Marsiglia, realizzata tra il 1947 e il 1952.

La certosa di Ema
La certosa di Ema

In uno dei suoi scritti Le Corbusier "ricorda - chiarisce Talamona, curatrice tra l’altro della mostra L’Italia di Le Corbusier allestita al Museo MAXXI tra 2012 e 2013 - di aver avuto l'occasione, era una domenica, di girare per il convento e di entrare addirittura in una cella vuota, che in quel momento non era abitata da un monaco. Di questa cella farà un piccolo disegno, sul quale scrive che sarebbe andata benissimo per un'abitazione operaia". L'idea di una cellula abitativa isolata, all'interno di una grande struttura di servizio, come è il monastero, con il refettorio, il capitolo e le altre parti comuni, vede fusi insieme i vantaggi dell'individuo e della comunità. Nel pensare l'unità d'abitazione, Le Corbusier farà inoltre riferimento alle strutture navali degli anni Venti, come il transatlantico, dove gli abitanti delle singole cabine possono godere di una serie di servizi condivisi.

La cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp
La cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp

Due esempi di architettura sacra

A metà degli anni Trenta nasce la rivista domenicana L’Art Sacré, diretta dal padre Marie-Alain Couturier. La pubblicazione mira a rinnovare l’arte sacra guardando al contemporaneo. I domenicani si avvicineranno ad artisti famosissimi, come Chagall e Matisse. A Le Corbusier chiederanno di occuparsi della cappella di Notre-Dame du Haut, a Ronchamp, in Francia, su una piccola collina. Le Corbusier, mettendo insieme alcuni temi organici, di fatto, crea, tra 1950 e 1955, una scultura architettonica. Osserva Talamona: “Le Corbusier dirà sempre che il grande tetto di cemento, scuro, molto aggettante, gli era stato ispirato dal carapace di uno granchio, uno dei tanti objets à réaction poétique, che aveva raccolto sulla spiaggia di Long Island. Allo stesso tempo, però, costruisce questo tetto come un’ala di aeroplano”. Si tratta di un grande progetto artistico: vede uno dei muri portanti costruito con le rovine della precedente cappella - distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale -  e arricchito con vetrate dipinte dallo stesso Le Corbusier. L'architetto in quegli anni parla di sintesi delle arti.

Il convento di Sainte-Marie de La Tourette à Éveux
Il convento di Sainte-Marie de La Tourette à Éveux

Una seconda commissione, quasi parallela, dei padri domenicani è il convento di Sainte-Marie de La Tourette, a Eveux, costruito, con l’aiuto del grande ingegnere greco Yannis Xenakis, tra 1953 e 1960. Qui, come in altre opere, lavora molto sulla luce e fa riferimento alle proporzioni che, ispirandosi anche ai Greci, aveva sintetizzato nel Modulor. Si trattava di un sistema, basato sulla figura umana, per definire le dimensioni sia degli edifici che degli arredi interni.

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27 agosto 2025, 10:00