Proteste in Israele per la fine della guerra, a Gaza si muore di bombe e di fame
Beatrice Guarrera - Città del Vaticano
Mentre prosegue da oltre 680 giorni l’offensiva militare nella Striscia — con il capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, Eyal Zamir, che presenterà domani il piano, per occupare Gaza City — il governo di Israele deve fare conti con un’opinione pubblica sempre più contraria alla guerra. Lo dimostrano le massicce manifestazioni in tutto il Paese che hanno avuto luogo ieri. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha reso noto che almeno mezzo milione di persone si sono riunite nella serata di domenica a Tel Aviv, per chiedere al governo israeliano di raggiungere un accordo per liberare tutti gli ostaggi a Gaza. Gli organizzatori stimano che siano oltre un milione gli israeliani che hanno partecipato alle proteste di ieri, in cui era stata indetta anche una giornata di sciopero generale. Si tratta della mobilitazione più grande dall’inizio della guerra. «L’intero popolo di Israele vuole il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine della guerra», si legge in una dichiarazione del Forum riportata dal «Times of Israel».
La strategia della fame
Nel frattempo è arrivata oggi una nuova denuncia di Amnesty International, che ha pubblicato nuove testimonianze di civili sfollati affamati. I loro resoconti sottolineano, secondo la ong, che la mortale combinazione di fame e malattie non è una sfortunata conseguenza delle operazioni militari israeliane, ma «il risultato voluto di piani e politiche che Israele ha progettato e attuato, negli ultimi 22 mesi, per infliggere deliberatamente ai palestinesi di Gaza condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica». Riprendono intanto i colloqui per un accordo di cessate il fuoco per Gaza, con la mediazione di Egitto e Qatar. Secondo Al Jazeera Arabic, infatti, oggi il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, si recherà in Egitto.
Offensiva militare incessante
A Gaza, continua, nel frattempo, la conta dei morti tra i civili. Almeno 11 palestinesi, secondo quanto riporta Al Jazeera, sono stati uccisi negli attacchi dell’esercito israeliano (Idf) nella Striscia di Gaza dall’alba di oggi, tra cui quattro, mentre aspettavano gli aiuti umanitari. Ieri invece sono state 57 le vittime registrate, scrive l’emittente, di cui almeno 38 «uccise a colpi d’arma da fuoco» mentre cercavano di procurarsi del cibo. La situazione catastrofica è ancora lontana dal miglioramento, nonostante l’ingresso nella Striscia di Gaza ieri, domenica 17 agosto, di circa 320 camion carichi di aiuti umanitari, attraverso i valichi di Kerem Shalom e Zikim. Lo ha reso noto il Coordinatore delle attività governative nei territori (Cogat), l’unità del ministero della Difesa israeliano incaricata di supervisionare la politica civile in Cisgiordania e facilitare il coordinamento logistico tra Israele e Gaza. Sarebbero entrate inoltre «autocisterne di carburante delle Nazioni Unite per il funzionamento dei sistemi umanitari essenziali». Secondo quanto riferito dalle Forze di difesa di Israele (Idf), ulteriori aiuti per circa 161 tonnellate di cibo sono stati paracadutati ieri da Italia, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Germania, Belgio, Francia, Paesi Bassi, Danimarca e Indonesia.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui