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Tripoli, lavoratori migranti in un cantiere Tripoli, lavoratori migranti in un cantiere  (AFP or licensors)

Inferno Libia, in un nuovo report tutti i rischi per i migranti

L’Oim ha diffuso un nuovo rapporto che fotografa la pericolosità del Paese non solo per gli stranieri, ma anche per gli stessi profughi libici. Risorse insufficienti anche per aiutare coloro che vogliono tornare a casa

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

La Libia resta teatro di una crisi umanitaria profonda, con migranti, sfollati e comunità locali esposti a vulnerabilità diffuse e a un accesso sempre più limitato ai servizi essenziali. È quanto si legge in un nuovo rapporto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), intitolato "Libya Vulnerability and Risks Report", che presenta una valutazione aggiornata dei rischi umanitari e sociali che colpiscono milioni di persone nel Paese nordafricano.

Quattro le rotte migratorie principali

L'analisi si concentra principalmente sulle rotte migratorie che da Egitto, Sudan Ciad e Niger portano nel Paese nordafricano, mettendo in evidenza i rischi e le vulnerabilità dei migranti prima della partenza, durante il viaggio e all'arrivo in Libia. È lungo queste tratte che transitano infatti il 93% dei flussi migratori, sia per coloro che vogliono proseguire il proprio viaggio verso l’Europa, sia per quanti hanno la stessa Libia come obiettivo. Le principali motivazioni per la migrazione sono però tutte simili e includono l'insufficienza di reddito e la mancanza di opportunità lavorative nei Paesi d'origine.

Le condizioni di vulnerablità

Il 46% dei migranti che giunge in Libia ha già contratto forti debiti per finanziare il viaggio e arriva nel Paese in condizioni di estrema povertà, condizione che li rende facili prede per varie forme di sfruttamento lavorativo. Il costo medio del viaggio – riporta l'Oim - varia a seconda della rotta, con il percorso nigerino che si attesta a circa 537 dollari e quello egiziano che supera i 990 dollari. La quasi totalità dei migranti entra in Libia attraverso punti di ingresso non ufficiali, aumentando così il rischio di espulsione o di arresto.

Intrappolati nel Paese

"La permanenza in Libia non sempre corrisponde a un progetto migratorio definito", osserva l'Oim, "ma è spesso il risultato di ostacoli al proseguimento del viaggio o alla impossibilità di tornare nel Paese d'origine". I migranti affrontano barriere legali, linguistiche ed economiche nell'accesso a sanità, istruzione, alloggi e protezione. "Sono frequentemente esclusi dai meccanismi di assistenza disponibili per la popolazione libica", si legge nel rapporto. Molti vivono in insediamenti informali, in condizioni abitative sovraffollate e senza accesso regolare a servizi di base. L'Oim riferisce anche un aumento delle richieste di rimpatrio volontario assistito, pur sottolineando che "il numero di migranti intenzionati a rientrare nel proprio Paese resta superiore alla capacità operativa dei programmi attualmente disponibili". I principali motivi indicati per la scelta del ritorno sono il deterioramento delle condizioni di sicurezza, la mancanza di lavoro e la crescente esposizione a rischi.

Un Paese insicuro per tutti

Secondo quanto riferito dall'Oim, "nonostante i recenti miglioramenti in alcune aree, persistono barriere sistemiche che impediscono a migliaia di persone di accedere ai servizi di base e di vivere in condizioni dignitose". Le regioni meridionali e occidentali risultano le più colpite, in ragione di una combinazione tra marginalizzazione economica, debolezza delle infrastrutture e instabilità locale. Oltre ai migranti internazionali tra i gruppi maggiormente colpiti rientrano le persone sfollate internamente e gli stessi rimpatriati libici, ma anche le comunità che li accolgono sono sottoposte a una crescente pressione. Il rapporto sottolinea che "in un contesto in cui la coesistenza è fragile, le differenze di accesso ai servizi e alle opportunità possono diventare fattori di rischio".

Infanzia a rischio

Il documento evidenzia come molti bambini e adolescenti, soprattutto tra le persone sfollate, non abbiano accesso regolare all'istruzione, a causa di barriere economiche, spostamenti forzati o infrastrutture scolastiche danneggiate. Anche l'accesso ai mezzi di sostentamento rappresenta una criticità rilevante. Il report segnala che "la disoccupazione diffusa, l'interruzione delle reti commerciali e la mancanza di capitale produttivo hanno compromesso la capacità delle famiglie di soddisfare i propri bisogni primari". Condizioni che alimentano attraverso il lavoro minorile o l'indebitamento forzato un circolo vizioso che aumenta ulteriormente le condizioni di fragilità. 

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07 agosto 2025, 15:17