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Port-au-Prince, in fuga dalla violenza delle gang Port-au-Prince, in fuga dalla violenza delle gang

Haiti, rapite nove persone: tra loro una missionaria e un bimbo disabile

Un commando armato ha assaltato l’orfanotrofio Sainte-Hélène di Kenscoff a sud-est della capitale Port-au-Prince sequestrando la missionaria irlandese Gena Heraty, sette operatori e un bambino disabile di tre anni. L’episodio si inserisce in un Paese segnato dal collasso istituzionale e dal dominio delle bande armate. Secondo l’ONU, tra aprile e giugno sono state uccise oltre 1.500 persone, con centinaia di rapimenti e di violenze sessuali

Sara Costantini - Città del Vaticano

Nove persone sono state rapiti da un gruppo armato che la notte del 4 agosto ha fatto irruzione in un orfanotrofio a sud della capitale di Haiti, tra  loro ci sono la missionaria irlandese Gena Heraty, che da oltre 30 anni opera con l’organizzazione “Nos Petits Frères et S?urs”, sette operatori haitiani e un bambino di tre anni con disabilità. Gli assalitori, secondo quanto riportano fonti locali, hanno sfondato un muro di recinzione e sono entrati nell’edificio senza sparare colpi. Subito dopo l'irruzione, hanno costretto, sotto minaccia, gli ostaggi a lasciare la struttura a piedi. La polizia, intervenuta solo dopo l’allarme lanciato dal personale rimasto nella struttura, ha avviato ricerche nell’area, ma finora senza risultati. Al momento, non ci sono state né rivendicazioni, né richieste di riscatto.

Un Paese in pieno collasso istituzionale

Quanto accaduto è l’ennesimo episodio che testimonia come Haiti sia intrappolata in una spirale di violenza. La crisi nel Paese è il frutto di un lungo vuoto di potere seguito all’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel 2021. Dal 2024 la capitale Port-au-Prince è di fatto sotto il controllo delle bande armate, costringendo l’ex premier Ariel Henry a dimettersi e portando alla formazione di un Consiglio presidenziale di transizione, oggi guidato dal primo ministro ad interim Didier Fils-Aimé. Le gang hanno esteso la loro influenza ben oltre la capitale, mentre la polizia nazionale, numericamente e logisticamente insufficiente, fatica a garantire ordine e sicurezza. In questo scenario, le istituzioni sono sempre più marginali, e la popolazione vive sotto una minaccia costante di violenze, estorsioni e rapimenti. Per queste ragioni tutto il Paese sta attraversando una delle crisi umanitarie più estreme.

ONU denuncia morti e feriti

Un nuovo rapporto dell’ONU, reso noto lo scorso 2 agosto, fotografa una situazione definita «estremamente preoccupante» per i diritti umani ad Haiti: almeno 1.520 persone sono state uccise e 609 ferite tra aprile e giugno 2025. Gran parte delle vittime si concentra nella capitale Port-au-Prince, ma il documento segnala anche una crescita esponenziale della violenza nei dipartimenti del Centre e del Basso Artibonite. «Gli attacchi continuano a provocare gravi violazioni dei diritti umani e ad aggravare una crisi umanitaria già di per sé estrema, causando spostamenti di popolazione di massa con conseguenze drammatiche, specialmente per donne e bambini», ha dichiarato Ulrika Richardson, rappresentante speciale per l’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti.

Violenza diffusa e massicci sfollamenti

Oltre ai morti e ai feriti, il rapporto documenta almeno 185 rapimenti e 628 casi di violenza sessuale, molti dei quali contro donne e minori, e denuncia episodi di schiavitù, tratta di esseri umani e sfruttamento sessuale. A fine giugno, gli sfollati interni erano oltre 1,3 milioni su una popolazione di circa 11 milioni di abitanti. Secondo le Nazioni Unite, le bande criminali hanno ampliato e intensificato i loro attacchi, rendendo sempre più difficile l'intervento degli operatori umanitari e aggravando ulteriormente la fragilità del tessuto sociale.

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04 agosto 2025, 14:27