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Khan Younis, distribuzione di aiuti umanitari Khan Younis, distribuzione di aiuti umanitari

Gaza, ancora morti per fame. Cinque le vittime, tra loro due bambini

Sono circa 40 le persone morte nelle ultime ore, chi ucciso mentre era in fila per ricevere aiuti umanitari, chi vittima della malnutrizione. E a Gerusalemme e Tel Aviv si scende in piazza per chiedere di fermare il massacro. Netanyahu incontra la stampa internazionale e parla del suo piano di conquista

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Aspettavano di ricevere gli aiuti e sono stati colpiti e uccisi mentre erano in fila, come molti altri prima di loro.  In 23 sono morti nelle ultime ore, nel centro e nel sud della Striscia di Gaza, in attacchi dell’esercito israeliano mentre aspettavano di ricevere pacchi umanitari. A questi vanno aggiunte oltre 10 vittime del fuoco israeliano e altre cinque persone, tra loro due bambini, morte per malnutrizione, come altre 217 dall’inizio del conflitto, tra loro cento bimbi, cifre fornite dall’emittente qatariota al-Jazeera su indicazione del ministero della Salute di Gaza. Il bilancio delle vittime nella Striscia, dal 7 ottobre 2023, ha superato le 61mila, e sono due milioni ora – secondo le Nazioni Unite – i palestinesi minacciati da una “carestia generalizzata”.

Le manifestazioni contro la guerra

L’ingresso delle forze armate israeliane nel centro di Gaza City potrebbe iniziare ad ottobre, un’entrata prevista dal piano stabilito venerdì scorso dal gabinetto di sicurezza israeliano, con il quale l'esercito “si prepara a prendere il controllo della città di Gaza”, in gran parte distrutta nel nord del territorio, “distribuendo al contempo aiuti umanitari” al di fuori delle zone di combattimento. Una decisione che ha scatenato le contestazioni all’interno del governo israeliano e dell’opposizione, da parte delle famiglie degli ostaggi nelle mani di Hamas - ancora 49 di cui 27 dichiarati morti dall’esercito israeliano - e in generale da parte dell’opinione pubblica israeliana che sta dando vita a imponenti manifestazioni a Tel Aviv e Gerusalemme, come quelle di ieri, per chiedere di fermare il massacro a Gaza. Un piano, quello del premier Netanyahu, che sta sollevando fortissime critiche a livello internazionale, con l’eccezione degli Stati Uniti, e con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che parla di “pericolosa escalation”, e oggi a New York riunione del Consiglio di sicurezza.

La conferenza stampa di Netanyahu

Obiettivo è mettere fine alla guerra, non prolungarla, ma sconfiggere Hamas. Il premier israeliano Netanyahu incontra la stampa internazionale in conferenza stampa a Gerusalemme per parlare del piano del suo governo per l’operazione militare di occupazione di Gaza City - della quale non si conoscono ancora i tempi precisi - per ribadire il no a qualunque ipotesi di compromesso con il movimento islamista, e per indicare che l’obiettivo non è “occupare Gaza ma liberarla” dalle “migliaia di terroristi armati di Hamas”. Il piano di Israele prevede cinque punti, spiegati dal premier. "Gaza sarà smilitarizzata, Israele avrà responsabilità prevalente sulla sicurezza, sarà istituita una zona di sicurezza al confine con Israele per prevenire incursioni terroriste future e sarà istituita una amministrazione civile che perseguirà una convivenza pacifica con Israele". Il premier israeliano spiega poi che verrà permesso “alla popolazione civile di lasciare le zone di combattimento per trasferirsi in zone di sicurezza, dove riceverà cibo e medicine". Netanyahu punta il dito contro i media che distorcono la narrazione della carestia, fornendo fatti basati, dice, sulle informazioni fornite da Hamas, e definendo “fake”, (falsità), le immagini di bambini palestinesi denutriti e definendo “false” anche le immagini proposte dal New York Times contro il quale il governo israeliano starebbe valutando una causa.  Le uniche persone che vengono deliberatamente lasciate morire di fame a Gaza, dice ancora il premier israeliano, sono gli ostaggi, non i civili palestinesi, negando poi che il blocco di 11 settimane imposto sulla Striscia facesse parte di una "politica di fame" o di "genocidio", come invece sostenuto dalle accuse che ormai da mesi lanciano le organizzazioni umanitarie e le agenzie delle Nazioni unite, secondo le quali la Striscia verserebbe ormai in una totale carestia e Israele starebbe sistematicamente ostacolando l’ingresso di cibo e medicine.

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10 agosto 2025, 16:30