Proteste in Israele, si chiede il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Da Tel Aviv a Gerusalemme, gli israeliani ieri sono scesi in piazza paralizzando di fatto il Paese, per chiedere al governo il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas dal 7 ottobre 2023, e la fine della guerra a Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu è rimasto in silenzio sulla mobilitazione, ma in un intervento in serata ha dichiarato che sta impedendo la creazione di uno Stato palestinese e che Gaza presto non sarà più una minaccia per Israele.
La riunione del gabinetto di sicurezza
Nel pomeriggio di ieri, inoltre, si è svolta una riunione del gabinetto di sicurezza israeliano che sarebbe durata circa tre ore e sarebbe stata aggiornata a domenica prossima, nella quale si sarebbe deciso di andare avanti con l’offensiva per la conquista di Gaza City. Secondo i media, infatti, il premier israeliano non avrebbe neppure preso in considerazione di presentare la proposta mediata dal Qatar e da giorni già accettata da Hamas, che prevedrebbe una tregua di 60 giorni e la liberazione dei dieci ostaggi ancora vivi. In precedenza, infatti, Netanyahu ha fatto sapere di non essere interessato a discutere proposte parziali, ma solo definitive.
Le operazioni sul terreno
Intanto le forze di difesa israeliane, che avevano promesso un’indagine approfondita sul doppio attacco all’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, l’avrebbero giustificato con la distruzione di una telecamera di Hamas: questo l’obiettivo dell’attacco in cui hanno perso la vita una ventina di persone, tra cui cinque giornalisti stranieri, che ha provocato lo sdegno della comunità internazionale. Dall'alba di oggi, secondo le autorità di Gaza, sarebbero almeno 21 le vittime dei nuovi raid israeliani; mentre sempre dalla Striscia giungono notizie di 10 morti per la fame nelle ultime 24 ore. Intanto sale a 58 feriti il bilancio dell’operazione condotta ieri a Ramallah, in Cisgiordania – dove ha sede l’Autorità nazionale palestinese - ufficialmente contro un’entità che trasferiva fondi a Hamas.
Missile Houthi verso Gerusalemme
Nella notte le sirene di Gerusalemme sono suonate a causa di un missile Houthi lanciato dallo Yemen, che sarebbe stato intercettato dai sistemi di difesa di Israele. Il "Times of Israel" riporta che al momento non si hanno notizie né di feriti né di danni
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