La Russia lancia oltre 300 droni e 30 missili contro l'Ucraina
Guglielmo Gallone - Città del Vaticano
Oltre 300 droni e più di 30 missili: è questa la portata degli attacchi russi lanciati nella notte in varie aree dell’Ucraina. Lo ha riferito il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aggiungendo che negli attacchi sono state colpite dieci regioni. Tra queste, quella di Donetsk, dove nella sola giornata di ieri sono morte cinque persone, e la città di Odessa, dove si registrano un morto, sei feriti, tra cui un bambino, e un edificio in fiamme. Le truppe russe hanno poi lanciato un massiccio attacco a Pavlohrad, nella regione ucraina di Dnipropetrovsk, come riferito dal governatore regionale, Serhiy Lysak.
La reazione ucraina
La reazione ucraina non si è fatta attendere. Il ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere che nella notte ha intercettato e distrutto 71 droni ucraini, 24 nella regione di Rostov, 16 nella regione di Mosca, di cui 13 diretti nella capitale, 11 nella regione di Briansk e tre in quella di Kursk. A supporto delle Forze armate ucraine è arrivata anche la consegna del primo lotto di carri armati M1A1 Abramas, 49 in totale, decisa nell’ottobre dello scorso anno da parte dell’Australia. «I carri armati M1A1 Abrams aggiungeranno mobilità e potenza di fuoco alle forze armate ucraine e daranno un contributo significativo alla lotta dell’Ucraina contro l'aggressione russa», ha dichiarato il ministro della Difesa australiano, Richard Marles.
Il supporto americano
Nel frattempo, anche la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato a larga maggioranza la prosecuzione degli aiuti militari all’Ucraina, con 353 voti favorevoli e 76 contrari. Il disegno di legge, che ora passa al Senato, autorizza l’invio di nuovi armamenti e, se approvato, sarà sottoposto alla firma del presidente. Durante un incontro con il segretario generale della Nato Mark Rutte, il presidente Donald Trump aveva annunciato che l’Ucraina avrebbe ricevuto "armi per miliardi di dollari". Il provvedimento, promosso dai senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal e sostenuto da 85 senatori, prevede inoltre la possibilità per il presidente Usa di imporre dazi punitivi di almeno il 500% su importazioni da Paesi come Cina, Brasile e India che mantengano rapporti commerciali con la Russia. Secondo il Wall Street Journal, l’amministrazione Usa ridistribuirà inoltre le forniture di armi agli alleati, preparandosi in futuro a dare priorità ai Paesi che sono disposti a fornire armi a Kyiv, compresi i sistemi di difesa aerea Patriot provenienti dalle loro scorte. Tra questi, l'amministrazione ha inserito al primo posto della lista la Germania.
Le sanzioni europee
Anche l’Unione europea continua il suo sostegno verso Kyiv: è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il diciottesimo pacchetto di sanzioni varato da Bruxelles. Tra i provvedimenti adottati dall’Ue si prevede una diminuzione del tetto del prezzo del petrolio russo a circa 47,6 dollari al barile, restrizioni contro 22 banche moscovite, sanzioni al regista Karen Shakhnazarov e ad altre nove personalità russe considerate vicine al presidente russo, Vladimir Putin. Al price cup sul petrolio si è aggiunto anche il Regno Unito. Infine, sono state colpite 18 aziende appartenenti ad Azerbaigian, Cina, India, Mauritius, Singapore ed Emirati Arabi Uniti.
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