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Incontro a cena tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu a Washington Incontro a cena tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu a Washington  (ANSA)

Tregua a Gaza, secondo incontro Trump-Netahyanu a Washington

Mentre proseguono i colloqui per la tregua a Gaza tra le delegazioni di Israele e Hamas in Qatar, ieri sera a Washington secondo faccia a faccia tra il presidente Usa, Donald Trump, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Ancora nessuna svolta nelle trattative, che secondo fonti palestinesi sarebbero "in stallo". Sul campo ancora raid: decine di vittime tra gli sfollati a Khan Yunis e Al Shati

Roberto Paglialonga - Città del Vaticano

Nonostante i proclami di ottimismo da Oltreoceano, la tregua a Gaza appare ancora lontana. I due fronti della trattativa — Washington e Doha — al momento non si sbloccano, e fonti palestinesi parlano di nuovo «stallo».

A Washington secondo faccia a faccia tra Netanyahu e Trump

Il secondo incontro in poche ore tra il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente degli Usa, Donald Trump, alla Casa Bianca si è concluso nella serata di ieri a circa un’ora e mezza dal suo inizio senza alcun annuncio pubblico di una svolta. L’attesa per una qualche dichiarazione — ricostruisce «The Times of Israel» — era cresciuta dopo che l’incontro era stato pubblicamente aggiunto al programma di Netanyahu solo poco prima del suo svolgimento, e Trump aveva affermato che avrebbero discusso della Striscia, mentre l’inviato speciale Usa, Steve Witkoff, auspicando che un accordo potesse essere raggiunto già questa settimana, decideva addirittura di rinviare il suo volo per Doha, dove avrebbe dovuto partecipare ai negoziati indiretti tra Israele e Hamas. Anche un gruppo di emissari del Qatar, altro Paese mediatore insieme a Egitto e, appunto, Stati Uniti, poi era stato segnalato in serata a Washington (fonte Axios). Tutti segnali che, forse, si stesse per arrivare a un momento chiave.

Netanyahu: sulla liberazione degli ostaggi "non molleremo"

Invece, le uniche parole di commento dopo il vertice sono uscite dalla bocca di Netanyahu, che ha riferito di discussioni sulla liberazione dei sequestrati — aspetto su cui «non molleremo un attimo grazie alla pressione militare» — e sulla prospettiva di ampliare i cosiddetti “accordi di Abramo”. Un’idea peraltro rilanciata in questi giorni da un gruppo di sceicchi di Hebron, in Cisgiordania, che si sono detti pronti a staccarsi dall’Autorità nazionale palestinese, superando la logica degli accordi di Oslo del 1993 e il progetto dei due Stati. E che in questa fase appare poco in linea con le aspettative del mondo palestinese e gran parte di quello mediorientale, nonché della comunità internazionale.

Stallo nei negotiati in Qatar

Insomma, le cronache sono costrette a segnalare ulteriori ore di attesa. E se a Washington continuano a mancare notizie positive (Netanyahu ha visto anche il vicepresidente Usa, J.D. Vance), anche i colloqui in Qatar non fanno significativi passi avanti. Il maggiore punto di attrito continua a essere quello che riguarda le zone di ritiro dell’Idf in caso di cessate-il-fuoco: Israele insiste nel voler mantenere il controllo del “Corridoio Morag”, a nord di Rafah, mentre Hamas chiede che le truppe israeliane lascino quel settore.

Nella Striscia nuovi raid sugli sfollati: morti molti bambini

Non solo. La guerra continua sul terreno, in linea con le direttive di Netanyahu, che anche dopo aver incontrato lo speaker della Camera Usa, Mike Johnson, ha detto di «voler finire il lavoro a Gaza distruggendo Hamas». L’Idf ha dichiarato di aver colpito 100 obiettivi degli islamisti nelle ultime ore, e le autorità della Striscia hanno comunicato la morte nella notte di altre 20 persone, tra cui molti bambini, in due attacchi su tende di sfollati a Khan Yunis, nel sud, e ad Al-Shati, nel nord.

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09 luglio 2025, 11:50