Darfur, il dramma dei bambini nel conflitto sudanese
Sara Costantini - Città del Vaticano
La guerra civile tra l’esercito sudanese e le Forze di supporto rapido (Rsf), esplosa nell’aprile del 2023, prosegue incessante da oltre due anni costringendo circa 14 milioni di persone a lasciare le proprie terre d’origine. Secondo l’Onu, oltre 30 milioni di sudanesi hanno bisogno urgente di assistenza umanitaria. Nel Darfur, il conflitto ha avuto conseguenze particolarmente devastanti. E i bambini sono tra le vittime più vulnerabili, esposti a traumi, abusi e separazioni familiari.
Un'infanzia "rubata" dal terrore
Le testimonianze raccolte da Save the Children nelle regioni più colpite del Darfur sono strazianti. Ogni storia racconta di bambini che hanno visto il loro mondo frantumarsi sotto i colpi dei gruppi armati, costretti a fuggire, a scappare da casa propria per salvarsi dalla morte imminente. Bambini che hanno assistito, impietriti, a esecuzioni pubbliche, che hanno visto i cadaveri dei propri vicini per strada, e che sono stati testimoni della morte che avanza senza pietà. Il campo profughi di Zamzam, uno dei più grandi del Paese, è stato devastato. Più di 500 mila persone vivevano lì, e tra queste, oltre 260 mila bambini. Ma la scorsa primavera, una nuova ondata di violenza ha interessato direttamente il campo di Zamzam e ha costretto quasi tutta la popolazione a fuggire a Tawila, dove la speranza di trovare un rifugio sicuro si è tramutata in un’ulteriore illusione. Le condizioni nei campi non sono mai migliorate, la sofferenza continua a crescere.
Le bambine, vittime di una guerra disumana
Se la guerra è sempre stata una violenza crudele, nel Darfur ha assunto una dimensione ancora più devastante per le bambine. La violenza sessuale è stata usata come strumento di oppressione, come un’arma che spezza l’anima e la dignità. Le minori sono le vittime più vulnerabili e la loro sofferenza è spesso invisibile, nascosta tra le ombre del dolore. Più della metà delle ragazze intervistate da Save the Children, il 53% tra i 12 e i 18 anni, ha raccontato di essere stata abusata sessualmente, mentre cercava di sopravvivere. Camminando per chilometri in cerca di acqua o di un luogo sicuro, queste bambine si sono ritrovate intrappolate in un incubo senza fine. Ogni passo che compiono le espone ulteriormente al rischio di violenze, abusi, umiliazioni.
La separazione dalle famiglie
Il dolore di questi bambini non è solo fisico, è anche emotivo. Molti sono diventati orfani in un istante, vedendo la propria famiglia distrutta dal conflitto. Alcuni hanno perso le madri, colpite dalla fame, dalla malattia o dalla violenza; altri hanno visto i padri morire sotto i colpi dei soldati. Altri ancora sono stati separati dai propri cari durante la fuga, costretti a vagare senza meta, senza sapere se mai avrebbero rivisto il volto di un genitore. È il caso di un ragazzo di 12 anni, uno dei tanti orfani del conflitto: durante l'attacco al campo di Zamzam, ha cercato invano di mettersi al sicuro, ma la sua famiglia si è dispersa. È scappato, sperando di ritrovare i suoi genitori, ma le sue ricerche si sono rivelate vane. Giunto a Tawila, ha trovato solo il vuoto. Un bambino che si è ritrovato solo, senza la sua famiglia, senza più certezze, né un futuro.
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