Gaza, primi esiti dell'inchiesta sul bombardamento della parrocchia
Roberto Cetera - Gerusalemme
Dopo l’attacco israeliano di giovedì scorso alla parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza le autorità israeliane, scusandosi, avevano aperto un’inchiesta sull’accaduto, e promesso che questa volta i risultati delle indagini sarebbero stati certi e veloci (differentemente da quanto accaduto in passato, ad esempio, con l’assassinio della giornalista cristiana Shireen Abu Akleh, o con le due, madre e figlia, Nahida e Samar Kamal Anton, uccise sul sagrato della parrocchia nel dicembre 2023).
Nessun colpevole
Sembrerebbe — secondo quanto riferito oggi dal «Jerusalem Post» — che la promessa sia stata adempiuta, ancorché con delle risposte che lasciano perplessi. Un rapporto dell’Idf, infatti, spiegherebbe che il colpo sparato contro la chiesa, e che ha provocato tre morti e 10 feriti, non solo non sarebbe stato intenzionale, ma neanche causato da errore umano, piuttosto dal malfunzionamento del proiettile o del meccanismo del pezzo di artiglieria che lo ha lanciato. Conseguentemente nessuna responsabilità individuale può essere attribuita, e nessuno incorrerà in una punizione, né penale né disciplinare. L’Idf non ha chiarito quale sia la natura del malfunzionamento, aggiungendo che l’episodio consente comunque di migliorare le regole di apertura del fuoco nella prossimità di siti particolarmente sensibili. C’è da aggiungere che nei passati 22 mesi di guerra in nessun altro episodio simile — come quelli che hanno riguardato l’uccisione di volontari umanitari e soccorritori stranieri, operanti per conto di Ong o sotto le bandiere dell’Onu — alcuna responsabilità è stata mai accertata e nessun soldato punito.
Coloni assolti a Taibeh
Ma nelle stesse ore i risultati di un’altra indagine sta suscitando molte perplessità. Si tratta dell’inchiesta condotta dalla polizia israeliana circa l’incendio appiccato nei pressi della chiesa di san Giorgio nel villaggio di Taibeh, l’unico interamente cristiano della Palestina. Sito che era stato nelle ultime settimane costantemente minacciato dalle provocazioni e violenze dei coloni di un insediamento ebraico vicino. Lunedì 14, un nutrito gruppo di diplomatici, insieme ai patriarchi Teofilo III e cardinale Pizzaballa, si era recato a Taibeh per esprimere solidarietà agli abitanti della cittadina. Ora un rapporto della polizia smentisce la versione fornita dal clero e dagli abitanti di Taibeh, assolvendo i settlers ebraici, che secondo le autorità israeliane non solo sarebbero totalmente estranei all’accaduto, ma addirittura avrebbero aiutato a spegnere il fuoco. Il rapporto della polizia non chiarisce però chi sarebbe stato ad appiccare il fuoco.
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