Onu: in Sud Sudan il più alto numero di civili uccisi degli ultimi cinque anni
Sara Costantini - Città del Vaticano
È un grido d’allarme quello lanciato dalle Nazioni Unite: il Sud Sudan ha registrato, nei primi tre mesi del 2025, il più alto numero di civili uccisi dal 2020. A denunciarlo è la Missione dell’Onu nel Paese (Unmiss), che segnala almeno 739 morti tra gennaio e marzo, 679 feriti e 149 rapiti. Il numero di minori vittime è salito da 114 a 171. Ragazze e donne continuano ad essere colpite da atti di violenza sessuale, rappresentando il 98% delle vittime. Un’escalation di violenze che mette drammaticamente in discussione gli sforzi di pace portati avanti negli ultimi anni.
La sofferenza e la fuga dei civili
Il Paese africano ha registrato un aumento delle violenze da quando è aumentata la rivalità tra il presidente Salva Kiir e il vicepresidente Riek Machar . L'arresto di Machar dello scorso marzo nella capitale Juba ha intensificato le tensioni, con le organizzazioni non governative internazionali che operano nel Paese e che denunciano attacchi contro strutture mediche e civili. Le aree più colpite sono quelle dell’Alto Nilo, del Warrap con 428 morti e 298 feriti e del Jonglei, già teatro di tensioni etniche. Il Sud Sudan, sembra oggi sprofondare in un ciclo di violenza che coinvolge civili innocenti, costretti alla fuga, privati del necessario e dimenticati. Secondo l’Alto Commissariato per i Rifugiati (Unhcr), oltre 2 milioni di sudsudanesi risultano sfollati interni, mentre più di 2,3 milioni hanno cercato rifugio nei paesi vicini.
Un contesto instabile
Il dramma del Sud Sudan si inserisce in un contesto regionale profondamente instabile. A nord, il conflitto che insanguina il Sudan dallo scorso aprile 2023 ha già causato almeno, secondo i dati dell' Armed Conflict Location e Event Data Project (Acled), 25.500 vittime accertate, mentre fonti diplomatiche internazionali parlano di un numero reale che potrebbe superare i 150.000 morti, avvicinandosi ai livelli della tragedia del Darfur nei primi anni Duemila. In Sudan è in atto, inoltre, una crisi alimentare acuta e, secondo il World Food Programme, 24,6 milioni di persone non riesce più a consumare un pasto completo al giorno. L’aumento del prezzo dei cereali – in alcuni casi del 100% rispetto agli anni precedenti – aggrava una situazione resa ancora più critica dal collasso del sistema sanitario e dall’assenza di infrastrutture. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 15 milioni di sudanesi non hanno accesso ad assistenza medica e il 75% delle strutture sanitarie non è operativo. Anche in Sud Sudan, secondo Caritas e altri organismi ecclesiali presenti sul territorio, le strutture di cura sono al limite, mentre le scuole chiudono e le comunità vengono disgregate
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