Iraq, sotto attacco i giacimenti petroliferi controllati dagli Usa
Costanza Santillo - Città del Vaticano
Come riportato dalle autorità regionali del Kurdistan, nella scorsa settimana numerosi attacchi con droni hanno colpito i giacimenti petroliferi della regione irachena del Kurdistan. Le azioni sono state condotte contro i giacimenti di Sarsang, Tawke, Peshkabir, Shekhan, e Zakho, colpendo anche un aeroporto vicino ad Erbil. Gravi i danni materiali alle infrastrutture di esplorazione e produzione in loco, anche se non sono state riportate vittime.
Attacchi legati alle tensioni regionali
I giacimenti colpiti nell’ultima settimana sono tra i principali dieci giacimenti petroliferi del Kurdistan iracheno. Le verifiche sui droni utilizzati del Ministero delle Risorse Naturali della regione autonoma curda, sostengono che i droni utilizzati negli attacchi sarebbero partiti da zone controllate dalle milizie filo-iraniane. I giacimenti colpiti sono gestiti per la maggior parte da compagnie statunitensi e l’area coinvolta include anche l’aeroporto di Erbil, dove sono d’istanza circa 2.500 soldati americani della coalizione internazionale impegnate a combattere contro lo Stato Islamico. Questi attacchi sembrano dunque inserirsi in una più ampia dinamica relativa alle alleanze regionali. Il rischio è quello di una sorta di guerra per procura con l’Iran che minaccia la presenza americana in Iraq, strategica soprattutto nel settore energetico. Una forma di pressione indiretta, ma significativa, che mostra ancora una volta quanto il fragile equilibrio geopolitico dell’area sia influenzato dai rapporti tra le grandi potenze.
La ricchezza petrolifera dell'Iraq
L’Iraq è il quinto paese al mondo per riserve petrolifere, e il secondo tra gli stati membri tra i paesi dell’OPEC. Infatti, con un potenziale di circa 45 miliardi di barili estraibili, l’Iraq ha una riserva di greggio paragonabile a quelle della Libia e Nigeria. Negli ultimi decenni, la regione irachena del Kurdistan si è rivelata una vera e propria fonte di ricchezza nel settore della produzione di petrolio. Una situazione che, sul fronte delle esportazioni, è stata più volte all’origine di forti tensioni tra il governo federale di Baghdad e il governo regionale di Erbil.
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