Hamas, a Gaza ottanta morti in 24 ore. Netanyahu partito per gli Stati Uniti
Vatican News
Ottanta morti in 24 ore, oltre 300 i feriti. Secondo Hamas, i raid di Israele avrebbero seminato morte e distruzione, nelle ultime ore, soprattutto a Gaza City, dove l’attacco più sanguinoso è avvenuto nel quartiere si Shikh Radwan, dove è stata colpita una abitazione che ospitava sfollati. Il fuoco di Idf è stato aperto anche contro i civili che si trovavano in fila presso i centri di distribuzione di aiuti. Tra le vittime soprattutto bambini, come del resto i piccoli, assieme alle donne, sono la maggior parte dei morti dall’inizio della guerra. Il ministero della sanità di Hamas ha aggiornato a 57.418 i palestinesi rimasti uccisi dall’inizio del conflitto. Inizia intanto oggi in Qatar un nuovo ciclo di negoziati indiretti tra Hamas e Israele che verteranno sulle condizioni di un possibile accordo di cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza e dei prigionieri palestinesi in Israele. Hamas chiede poi la riapertura del valico di Rafah, al confine tra la Striscia e l'Egitto, per consentire l'evacuazione dei feriti, ma che è controllato dagli israeliani dal maggio del 2024.
Netanyahu a Washington
I colloqui a Doha riprendono alla vigilia dell’incontro tra il presidente Usa Trump e il premier israeliano Netanyahu, che da oggi e per cinque giorni sarà a Washington. L’appuntamento tra i due, secondo fonti di stampa dovrebbe avvenire, esserci domani, lunedì 7 luglio, alle 18.30 ora locale, quando in Italia sarà già la notte di martedì. Netanyahu, prima di partire, ha incontrato il presidente israeliano Herzog che ha sottolineato l’urgenza di raggiungere un accordo, nonostante le “decisioni difficili, complesse e dolorose” e un costo non semplice.
Gli sceicchi di Hebron
Intanto, mentre gli Huthi hanno rivendicato un raid missilistico sullo aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, il Wall Street Journal scrive che cinque sceicchi di Hebron, in Cisgiordania, in una lettera al ministro dell’economia israeliano Nir Barkat, si sarebbero espressi a favore della stipula degli Accordi di Abramo con Israele, dicendosi invece contrari alla soluzione a due Stati per due popoli, israeliano e palestinese.
A Teheran intanto si registra la prima apparizione pubblica dell’ayatollah Khamenei dopo la guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran.
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