Gaza, Hamas accetta di avviare i negoziati per la tregua
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Prosegue il cammino verso la tregua a Gaza. Hamas ha dichiarato di aver dato una risposta "positiva" all'ultima proposta di cessare-il-fuoco a Gaza, sottolineando che sono necessari ulteriori colloqui per l'attuazione. La risposta dell'organizzazione islamica era attesa da ore in tutto il Medio Oriente e nella comunità internazionale, che guardano con preoccupazione al protrarsi dei combattimenti e alla situazione umanitaria della Striscia. Hamas nel suo comunicato indica di aver "completato le consultazioni interne e con le altre fazioni palestinesi" sull'ultima proposta dei Paesi mediatori, cioè Usa, Qatar ed Egitto, per porre fine all'aggressione contro il popolo della Striscia.
Le condizioni di Hamas per accettare la tregua
Una fonte vicina al gruppo islamista ha riferito che l'organizzazione ha chiesto tre modifiche alla bozza americana: la riorganizzazione del meccanismo per l'arrivo degli aiuti umanitari in conformità con gli accordi del precedente cessate-il-fuoco; il ritiro della compagnia statunitense Gaza Humanitarian Foundation (Ghf); e un graduale ritiro dell'esercito israeliano sulle posizioni stabilite nel precedente accordo, con un impegno a non riprendere i combattimenti anche dopo i 60 giorni di stop e con la promessa di proseguire i negoziati. Egitto, Qatar e Stati Uniti dovrebbero poi fornire garanzie per la continuazione del processo. Israele finora non ha commentato la risposta di Hamas, facendo solo sapere che la stessa è in esame. Una riunione di governo sarebbe prevista oggi, nonostante sia Shabbath, il giorno dedicato al riposo per gli ebrei. Diverse indiscrezioni pubblicate sostengono che l'accordo potrebbe essere annunciato lunedì durante l'incontro alla Casa Bianca tra il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente degli Usa, Donald Trump.
Ma intanto sul terreno si continua a combattere. Raid israeliani dall'alba di oggi in tutto il territorio della Striscia di Gaza hanno provocato la morte di circa 30 persone. Sono stati presi di mira il campo profughi di al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis, nel sud; il quartiere di Zeitoun, nella Città di Gaza; il campo profughi di Bureij nel centro della regione e Nuseirat, nel nord.
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