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Un carro israeliano prende posizione al confine meridionale della Striscia di Gaza Un carro israeliano prende posizione al confine meridionale della Striscia di Gaza  (AFP or licensors)

Trump smentisce Netanyahu: a Gaza la fame c’è e si vede

Stati Uniti e Regno Unito istituiranno centri alimentari, mentre dalle Nazioni Unite arriva l'allarme per quella che viene definita la peggiore carestia in atto. Tensioni anche in Cisgiordania, dove un attivista palestinese è stato ucciso. I Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme tornano sull'attacco dei coloni israeliani nella cittadina cristiana di Taybeh: è un ?inequivocabile atto di intimidazione?

Giada Aquilino - Città del Vaticano

La fame a Gaza c’è e si vede: è «vera». Dalla Scozia, dove ha incontrato il premier britannico, Keir Starmer, il presidente statunitense, Donald Trump, ha lanciato un monito sulla situazione nella Striscia, inedito rispetto alle precedenti posizioni della propria amministrazione, riconoscendo che la popolazione dell’enclave palestinese sta affrontando una «carestia». Di fatto, prendendo le distanze dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, secondo cui a Gaza «non c’è fame», Trump ha dichiarato di aver «visto immagini di bambini molto affamati».

La fame come arma

Proprio mentre dal vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, in Etiopia, è giunto il monito del segretario generale, António Guterres, a non usare la fame «come arma di guerra» e nel giorno in cui le agenzie umanitarie hanno cercato di approfittare di una delle «pausa tattiche» nelle operazioni militari israeliane per inviare aiuti alimentari,  il capo della Casa Bianca ha annunciato che Stati Uniti e Regno Unito contribuiranno a istituire centri alimentari più facili da raggiungere, in cui la gente di Gaza possa «entrare senza barriere». Gli Usa sostengono già le strutture della Gaza humanitarian foundation, ma le operazioni sono state oggetto di ripetute critiche da parte dell’Onu, che ha denunciato come centinaia di palestinesi siano stati uccisi dalle truppe israeliane mentre cercavano di accedere ai siti.

Il piano di Starmer per la pace

Da parte sua, Starmer ha consegnato a Trump un piano per una sorta di road map per la pace a Gaza delineato da Londra con alcuni partner dell’Unione europea, sullo sfondo delle consultazioni avute con il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Friedrich Merz. È la situazione sul terreno, d’altra parte, a spingere ad agire: l’Integrated food security phase classification, sistema di monitoraggio sostenuto dall’Onu, ha avvertito che a Gaza è in atto lo «scenario peggiore di carestia», mentre la guerra prosegue.

Uccisi mentre cercano cibo

Oltre 60 palestinesi sono stati uccisi nei raid israeliani, in particolare sul distretto centrale di Nuseirat, secondo la protezione civile della Striscia. Hamas ha fornito inoltre un nuovo bilancio che parla di quasi 60.000 morti dall’ottobre 2023. Le Nazioni Unite al contempo hanno richiamato l’attenzione su donne e ragazze che a Gaza «si trovano di fronte alla scelta impossibile di morire di fame nei loro rifugi o di avventurarsi alla ricerca di cibo e acqua con l’estremo rischio di essere uccise».

La Cisgiordania e la nota dei Patriarchi

La violenza non si ferma neppure nei territori della Cisgiordania. Un insegnante e attivista palestinese, Awdah Hathaleen, è stato ucciso in un attacco di coloni israeliani a Umm al-Khair, nella zona di Masafer Yatta documentata dal film «No Other Land». A confermare la morte dell’uomo proprio il regista, Basel Adra. La polizia israeliana ha parlato di un’indagine in corso.

E sulla situazione in Cisgiordania sono intervenuti, con una nota, i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme, dopo l’«ennesimo assalto violento» che ha colpito la cittadina cristiana di Taybeh, dove ieri diversi veicoli sono stati dati alle fiamme da coloni israeliani. Si tratta, scrivono, di «un atto inequivocabile di intimidazione contro una comunità pacifica e devota» e di un «grave episodio» che non è un caso «isolato». Si inserisce, proseguono, «in un preoccupante schema di violenze da parte di coloni contro le comunità della Cisgiordania, comprese le loro abitazioni, i luoghi sacri e i modi di vita», ricordando altri attacchi simili di pochi giorni fa. Nel testo si esprime inoltre rammarico «che le dichiarazioni ufficiali della polizia israeliana abbiano ridotto l’accaduto a un semplice danno materiale, omettendo il più ampio contesto di intimidazione sistematica e abusi».Desta ulteriore preoccupazione, aggiungono, «la campagna di disinformazione» avviata da gruppi «affiliati ai coloni israeliani» in risposta alle recenti visite diplomatiche a Taybeh, con narrazioni che «cercano di screditare le vittime e sminuire il significato della solidarietà internazionale». Di qui una richiesta al governo israeliano «di agire con chiarezza morale e impegno» riguardo alla realtà di Taybeh.

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29 luglio 2025, 11:49