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La delegazione di Hope80 a Roma La delegazione di Hope80 a Roma 

Il pronipote di Gandhi: le guerre un business, la societ¨¤ faccia sentire la sua voce

A Roma conferenza del movimento Flame of Hope che stamani, in Vaticano, ha salutato il Papa all'udienza generale, in occasione dell'avvio di un pellegrinaggio di pace che intende fare tappa a Gerusalemme, Hiroshima, New York e all'Expo di Osaka. Nella delegazione anche la scrittrice nigeriana Jennifer Teege: "Abbiamo un problema di leadership nel mondo"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Si chiama HOPE80 ed è un pellegrinaggio di pace lanciato dai discendenti di leader che si sono trovati storicamente su fronti opposti. A ottant'anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, si sono ritrovati da diverse parti del mondo per un itinerario che oggi ha fatto tappa a Roma, per poi proseguire a Gerusalemme, Hiroshima, New York e all'Expo di Osaka. Si concluderà il 21 settembre, in occasione della Giornata Internazionale della Pace, sotto l'egida delle Nazioni Unite. Li unisce l'anelito alla pace, che vogliono simboleggiare con la Fiamma della Speranza (Flame of Hope). È una fiaccola che portano con sé, prodotta da 16 fiammelle della pace che provengono da altrettanti luoghi tra cui Betlemme e il Nepal. Stamani i membri della delegazione sono stati in Piazza San Pietro per l'udienza generale e il Papa ha rivolto loro un saluto speciale.

Teege: c'è un problema di leadership nel mondo

Tra i partecipanti anche Jennifer Teege, nipote dell'ufficiale nazista delle SS Amon Göth e autrice del bestseller "AmonMio nonno mi avrebbe ucciso". La sua presenza è un potente monito sul coraggio necessario per rompere gli stigmi che pesano sulle generazioni. Ai media vaticani, la donna, di origini nigeriane, afferma "che ormai la guerra è più che altro un business". E sottolinea: "Penso che abbiamo davvero un problema di leadership nel mondo. Se guardo ai politici, mi rendo conto che non hanno, almeno alcuni di loro, qualità di base come l'empatia e l'intelligenza. Non credo, insomma, che a volte gestiscano le cose nell'interesse del loro popolo". Si rammarica dell'assenza oggi a Roma, a causa del blocco dei voli, di Magali Brosh, figlia di un pilota dell'esercito israeliano e di una sopravvissuta all'Olocausto. È attivista per i diritti umani in Israele e Palestina e ambasciatrice per il Medio Oriente di Flame of Hope. Nel 2023 ha accolto la Fiamma della Speranza in Israele. 

Jennifer Teege
Jennifer Teege

"Insomma, il mondo non è un posto sicuro - osserva Teege - e c'è ancora molto lavoro da fare per noi. Dobbiamo capire che le guerre non ci portano da nessuna parte. È molto semplice, in realtà. Ma non l'abbiamo capito. L'umanità non l'ha capito. Non hanno imparato dalla storia. Io sono un simbolo del fatto che la riconciliazione è possibile nelle relazioni individuali, ma anche per il mondo, in fondo. La gente vuole vivere in pace, ma la guerra non sparisce solo perché lo si desidera. Non sono ingenua, né noi che ci ritroviamo qui siamo degli ingenui. Ma deve esserci un'alternativa al modo in cui viviamo oggi". 

De Salvia: costruire spazi per la fiducia reciproca

Luigi De Salvia, presidente di Religions for Peace Europe, ha accompagnato i rappresentanti del movimento al saluto con Leone XIV dopo la catechesi di stamani in Piazza San Pietro: "È stato felice e grato di incontrarci", racconta. Ed evidenzia lo spirito con cui affrontare questi tempi bui: "Noi non vogliamo solo guardare al dramma né vogliamo avere la pretesa di impattare sulla fine delle guerre, ma vogliamo continuare a creare spazi di fiducia reciproca e di speranza. Non una generica speranza - precisa - ma quella che rende consapevoli che non esiste solo il male. Questo è il nostro nutrimento". Il cammino di HOPE80 domani, 19 giugno, prevede un intervento presso il Parlamento italiano. Ad una conferenza stampa stamani a Roma, oltre all'ambasciatrice di Flame of Hope, l'attrice giapponese Jun Ichikawa, erano presenti anche Lucy Sandys, pronipote dello statista Churchill, Hidetoshi Tojo, pronipote dell'ex Primo Ministro giapponese Hideki Tojo, Tushar Gandhi, pronipote del Mahatma Gandhi. 

Ryokyu Endo, fondatore del movimento Flame of Hope, e Luigi De Salvia, presidente di Religious for Peace
Ryokyu Endo, fondatore del movimento Flame of Hope, e Luigi De Salvia, presidente di Religious for Peace

Gandhi: il Papa dà speranza

Scrittore e fondatore della Mahatma Gandhi Foundation, in un'intervista ai media vaticani afferma di aver accolto con favore le parole e i primi pronunciamenti di Papa Leone XIV: "Penso che dia speranza alle persone. Spero che la sua voce diventi più forte e sia sentita dove dovrebbe essere sentita". Riflette sul conflitto in Medio Oriente su "ciò che di pericoloso accade a Gaza. I fatti del 7 ottobre ancora sono una ferita aperta che viene usata per giustificare l¡¯annichilimento di una nazione e della sua gente", afferma, mentre denuncia il meccanismo, non nuovo, di giustificazione delle guerre ponendo come obiettivo quello di rendere il mondo più sicuro. Accade ed è già accaduto altrove, ammette, anche con le Guerre del Golfo. Così, "l'ingiustizia che è perpetrata ai danni delle generazioni future non viene minimamente contemplata".

"Le guerre sono un business"

Preoccupato per l'escalation delle tensioni tra Israele e Iran, Gandhi afferma che la lacerazione che i conflitti procurano alle società sono "un fenomeno molto pericoloso perché la guerra sta diventando un business. Creare divisioni politiche nella popolazione è diventata una formula molto efficace. Se guardate, in molte democrazie, i politici che hanno ottenuto il potere hanno diviso effettivamente la popolazione e inibito la loro capacità di scegliersi un governo".

Jun Ichikawa e Lucy Sandys
Jun Ichikawa e Lucy Sandys

La società civile deve essere voce delle vittime

"È necessario che i civili ora si prendano la loro responsabilità. Le persone che sono rimaste lontane dalle proprie responsabilità politiche devono alzare la voce. Perché in una democrazia, l'opinione è l'unico modo di portare avanti il cambiamento. Ed esprimere la propria opinione, senza paura di dire la verità, è ciò che ho apprezzato di questo Papa, che non si è limitato a considerare solo l¡¯aspetto religioso, ma ha detto le sue preoccupazioni, in modo diplomatico, ma lo ha fatto. In nome della dignità umana". Gandhi sostiene che, anche se non si tratta di questione che non ci riguardano da vicino, "dobbiamo diventare la voce delle vittime, di chi crede nel proprio diritto ad esistere, ed è proprio in questo modo che movimenti come Flame of Hope agiscono. Il mio Paese non è afflitto dalla guerra, da quello che succede in Medio Oriente, ma se dicessi che non mi preoccupa, sarei responsabile tanto quanto le persone che vogliono che questi tipi di guerre e massacri continuino.

Quindi credo che se crediamo in un ideale, se crediamo in una causa, è il momento di parlare. E fare in modo che il mondo sappia ¨C come diceva mio nonno ¨C che, anche se la voce della verità è morbida, o non è abbastanza dirompente, è comunque importante, perché almeno dà più speranza di chi mente. È questo è l¡¯inizio della rivoluzione".

Tushar Gandhi, pronipote del Mahatma Gandhi
Tushar Gandhi, pronipote del Mahatma Gandhi

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18 giugno 2025, 20:00