Giubileo in cammino, da San Giacomo a San Pietro
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
In un’Italia così ricca di storia, arte e spiritualità, le vie dei pellegrini sono più che relitti di antichi percorsi: sono ponti tra passato e presente, tra comunità diverse e tra individui e territori. Accogliendo questa missione, FederCammini porta avanti un progetto che rivaluta il valore del cammino come esperienza culturale, spirituale e sociale. Attraverso iniziative simboliche, percorsi storici e incontri autentici, l’obiettivo è riscoprire il senso più profondo del viaggio, tornando a quell’essenziale che ci unisce come esseri umani.
FederCammini è un network nazionale costituito da associazioni, enti e professionisti impegnati nella tutela e promozione dei cammini storici italiani. “Camminare - spiega il presidente Andrea Lombardi - unisce, riconnette i territori e le persone. È un gesto semplice ma potente, capace di generare comunità, consapevolezza e condivisione”. La sua attività si sviluppa tra promozione culturale, sostenibilità ambientale e valorizzazione delle tradizioni religiose e storiche, riservando un’attenzione particolare alle politiche di inclusione e fruibilità di questi percorsi.
È una realtà nazionale che ha l'obiettivo "di rafforzare la cultura dello slow tourism in Italia - spiega Lombardi -, quindi di mettere in rete le realtà di vario titolo animando tutti quei territori, quelle realtà che custodiscono e sviluppano i cammini, promuovendo la sostenibilità, la lentezza e il dialogo dei territori per far sì che i cammini diventino un'infrastruttura culturale viva, accessibile e partecipata".
Nell'anno giubilare, FederCammini interpreta alla lettera "Pellegrini di speranza" con una "staffetta simbolica", partita il 4 maggio da Pistoia, la "Santiago d’Italia", e arrivata a Roma il 7 giugno, attraversando Toscana e Lazio lungo vie di grande richiamo spirituale e storico, quella di San Giacomo, la Romea Strata e la via Francigena. La staffetta ha rappresentato un vero e proprio ponte tra le terre e le comunità, tessendo insieme un messaggio di pace e fraternità. “Il nostro obiettivo - sottolinea Lombardi - è che questa pratica diventi un ponte tra le persone e i territori".
Luoghi di bellezza e di autenticità
Durante il percorso, ogni tappa si è trasformata in un momento di incontro con le comunità locali. Attraversando città affascinanti come Vinci, San Miniato, Siena e Bolsena, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di immergersi nelle atmosfere di questi luoghi: ognuna di queste tappe è stato un incontro con la storia, un modo di respirare il saper fare, il patrimonio e le tradizioni di un’Italia che si rivela passo dopo passo. L’attraversamento di paesaggi naturali di straordinaria bellezza ha reso il cammino un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, riscoprendo le tracce di vie antiche lasciate dai pellegrini dei secoli passati, attraversando varie città e borghi suggestivi. Partiti da Pistoia, il pellegrinaggio ha toccato Vinci, Fucecchio, San Miniato, inserendosi poi sulla San Miniato Gambassi, San Gimignano e Siena fino a Radicofoni, "questo è il tratto che ho fatto io, poi ho dato il cambio di testimone a don Domenico Poeta che condivide il percorso insieme con noi ed è arrivato fino a Bolsena, Lazio, Viterbo, sud di Campagnano e fino a Roma. Ogni tappa è stato un incontro con le comunità, la storia e il patrimonio che troviamo nei luoghi", ha precisato il presidente di FederCammini.
Percorsi antichi e flessibilità moderna
L’itinerario si è incanalato nelle rotte medievali, caratterizzate da una rete di percorsi paralleli e varianti fluide, adattabili alle stagioni, alle disponibilità di ospitalità e alle esigenze dei viandanti. Le vie di pellegrinaggio non sono inamovibili come le moderne autostrade o strade statali, sono in realtà fasci di strade, deviazioni e itinerari sinuosi. “Le vie antiche erano un insieme di percorsi flessibili, scelti dai pellegrini secondo esigenze di stagione, sicurezza e ospitalità”, ricorda Lombardi. Questa flessibilità rende oggi ancora più ricca ed inclusiva l’esperienza del cammino, che può essere personalizzata in base al ritmo di ciascuno, alle proprie motivazioni e curiosità, andando alla ricerca di piccoli tesori nascosti come chiese, emergenze artistico-culturali o tradizioni locali.
La cena del pellegrino
Il cammino, oltre alla bellezza paesaggistica e storica, si arricchisce di incontri, momenti di convivialità e scoperte culinarie. “'La cena del pellegrino' - racconta Lombardi - è un’occasione per scoprire i sapori autentici del territorio, ascoltare le storie di chi vive quei luoghi”. I ristoranti e le sagre lungo il percorso diventano così un elemento di conoscenza importante del viaggio, rivelando la ricchezza delle tradizioni gastronomiche italiane e creando un legame ancora più forte tra pellegrino e territorio.
Bandiere che uniscono
Le bandiere dei cammini, grandi drappi colorati che rappresentano le diverse comunità, sono state il simbolo visivo di questa unità espressa dalla staffetta. “Le abbiamo unite per creare un grande patchwork, una scacchiera che racconta tutta la ricchezza del movimento dei cammini italiani”, spiega il presidente di FederCammini. Questi simboli, ad ora più di cento, saranno protagonisti di una mostra itinerante che toccherà molte città italiane, portando nelle piazze l’idea di un Paese unito nella sua diversità storica e culturale.
Un cammino simbolico
Il viaggio non è stato solo movimento tra luoghi, ma un messaggio di forte valenza simbolica. “Camminare unisce, riconnette i territori e le persone - afferma Lombardi -, e il gesto di mettersi in viaggio, passo dopo passo, può generare comunità, consapevolezza e senso di condivisione”. La precisa volontà è di valorizzare il cammino come strumento d’integrazione e resistenza ai linguaggi di frattura, un modo per costruire un legame più autentico tra i cittadini e la loro storia.
L’esperienza con il Papa
Uno dei ricordi più intensi è stato l’incontro con Leone XIV, domenica mattina, in occasione della messa di Pentecoste in Piazza San Pietro. “Mentre il Papa passava in papamobile, ci ha riconosciuto - racconta Lombardi -, abbiamo avuto un momento di comunicazione silenziosa: gli ho mostrato il cappellino di FederCammini, lui ha annuito, io gliel'ho lanciato: lo ha preso al volo". Un gesto che sintetizza il legame tra l'iniziativa di FederCammini e la Chiesa, un invito corrisposto e implicito a camminare insieme, in ricerca di pace e unità.
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