"Anima Mundi", la forza del canto per una voce sola che si fa preghiera
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
La voce sola, l'antica semplicità di un canto umano che prega e chiede, unendo le culture, nella limpida fragilità del suono che attraversa e veste l'aria. Con le sue note Monica Marziota ha rincorso i luoghi, le età, le radici e il mistero stesso della creazione. Il suo album, Anima Mundi, raccoglie canti sacri in lingue ancestrali. Una selezione di queste composizioni sarà eseguita oggi, all'Ara Coeli, alla presenza dell'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali.
Brani in lingue ancestrali
"Anima Mundi - racconta la cantante - nasce attraverso un cammino, un percorso. Qualche anno fa mi sono riavvicinata alla musica sacra, soprattutto vocale. In questo percorso ho riscoperto la straordinaria figura di Santa Ildegarda di Bingen". Questa monaca e mistica del dodicesimo secolo è stata una donna di eccezionale cultura, dichiarata dottore della chiesa da Papa Benedetto XVI. I suoi interessi univano matematica, medicina, musica ed è considerata una delle prime compositrici della storia occidentale. Da qui ha preso il via la ricerca di Monica Marziota, che ha attraversato il tempo e lo spazio indagando canti sacri in lingue come il guaranì, il grecanico-calabrese, il latino, il sardo logudorese e non solo: "Tante culture apparentemente lontane- dice il soprano - si ritrovano nella preghiera".
Il canto è preghiera
Per l'artista, che cita la celebre massima di Sant'Agostino "chi canta prega due volte", uno dei cardini del suo percorso è nel matrimonio tra suono e testo: "Quando il canto incontra la parola è subito preghiera, in qualunque lingua ci esprimiamo". Le esecuzioni saranno accompagnate dalle riflessioni dello storico della musica Guido Barbieri. "Tornare alla voce sola - annota lo studioso - è come tornare all'infanzia del canto, alla sua essenza purissima". La voce ha infatti la particolarità affascinate, come spiega Barbieri, di essere uno strumento musicale, da un lato, ma anche uno strumento fisico, perché fatto di suono, e metafisico, perché impalpabile.
L'incantamento
"Attraverso il canto - afferma Barbieri - può passare l'incantamento, etimologicamente legato al primo, perché la voce può ipnotizzare, può stregare, ma è anche l'elemento del logos, della parola. Quindi irrazionalità e razionalità insieme". Barbieri ricorda che la natura del canto a voce sola è la preghiera: "Abbiamo i manoscritti del canto che un tempo si chiamava 'gregoriano' e che io preferisco chiamare 'romano antico' a partire dall'ottavo secolo dopo Cristo". In precedenza questa musica è stata cantata in tutti i Paesi in cui il cristianesimo è stato diffuso senza che si sentisse il bisogno di alcuna nota scritta. "Nell'anno del Giubileo, ritornare all'origine vuol dire ritornare al canto come preghiera".
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