Nato, c’è l’accordo sul 5% delle spese per la difesa
Roberta Barbi – Città del Vaticano
I Paesi della Nato aumenteranno fino al 5% del proprio Pil le spese per la difesa nella famosa formula del 3.5 dedicato alle spese tradizionali per gli armamenti più l’1.5 per infrastrutture e cybersicurezza, per un gettito totale che dovrebbe aumentare di circa mille miliardi di dollari. L’intesa all’Aja è stata raggiunta con l’impegno di arrivare almeno al 3.5 in più entro il 2035.
Trump e la Spagna
Soddisfatto il presidente Trump che però minaccia Madrid sfilatasi dall’accordo: "È terribile quello che ha fatto la Spagna, si rifiuta di pagare la sua quota, faremo pagare il doppio dell'accordo sui dazi". Per il premier iberico Pedro Sanchez il 2,1% del Pil è "sufficiente" e "compatibile" con il modello sociale e lo stato sociale spagnoli. Nel 2024 la Spagna è stato il Paese della Nato che ha destinato la minore quota del proprio Pil alla difesa con l'1,28 per cento, contro una media del 2,71 per cento. Tuttavia, è anche il Paese che dal 2021 ha incrementato più rapidamente la propria spesa in termini percentuali.
Il dossier Ucraina
Nel documento finale del vertice gli alleati mantengono la promessa di sostegno a Kyiv, ma si parla di Russia come “minaccia a lungo termine” senza riferimenti alla guerra in corso in Ucraina. Scomparsa anche la menzione del percorso di adesione del Paese alla Nato, finora definito “irreversibile”, nonostante il segretario generale Mark Rutte e il premier britannico Keith Starmer abbiano assicurato a Kyiv che le promesse fatte restano valide. Il presidente ucraino Zelensky è comunque riuscito a incontrare a quattr’occhi il suo omologo americano Trump, confronto che ha definito “lungo e significativo”, come pure quello con alcuni leader europei che si è concluso con la promessa di nuove sanzioni a Mosca.
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