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Un'immagine delle proteste in corso a Los Angeles Un'immagine delle proteste in corso a Los Angeles

Scattato il coprifuoco a Los Angeles, arresti di massa

Seconda notte consecutiva di coprifuoco per il centro di Los Angeles: lo ha deciso la sindaca Karen Bass per contenere i disordini legati alle proteste contro le politiche migratorie del presidente americano Trump che imperversano nella seconda città più grande degli Usa da sei giorni

Roberta Barbi – Città del Vaticano

“I raid devono cessare”: questo l’accorato appello lanciato all’amministrazione Trump dalla sindaca di Los Angeles Karen Bass che sta cercando di ottenere un colloquio telefonico direttamente con il presidente, che accusa di aver provocato il caos “nella seconda città più grande del Paese come parte di un esperimento per vedere quanto lontano si può spingere con le sue politiche scellerate”. Accanto a Bass anche una trentina di altri sindaci della contea: “La nostra gente ha paura – dichiarano gli amministratori locali – e non parliamo di stranieri, ma delle persone che formano la nostra comunità. Siamo tutti americani”.

I disordini a downtown

È soprattutto il centro della città di Los Angeles a essere teatro di proteste e disordini che hanno reso necessario il coprifuoco notturno per la seconda notte consecutiva: da sei giorni, in quella che è appunto la seconda città più grande degli States, proseguono, infatti, arresti di massa contro gli immigrati irregolari da parte della Guardia nazionale, la principale forza di riservisti dell’esercito statunitense. Giorni fa il presidente Trump aveva inviato nella città californiana 4000 uomini della Guardia nazionale e 700 marines in appoggio alla polizia locale contro “l’anarchia”, i “nemici stranieri che invadono il nostro Paese”.

La posizione di Trump

Il presidente Trump è tornato a confermare le sue decisioni dopo che il capo della polizia di Los Angeles, Jim Mc Donnell, aveva definito la situazione “senza precedenti” e aveva dichiarato che le manifestazioni in corso non giustificherebbero tali interventi, secondo le procedure standard. Nessuna marcia indietro del presidente neppure sui 9000 migranti da spedire a Guantanamo né sull’ordine di arrestare almeno tremila irregolari al giorno imposto alla United States Immigration and Customs Enforcement (Ice), l'agenzia federale statunitense, responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell'immigrazione. Intanto le proteste si stanno estendendo agli Stati di Washington e del Texas.

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12 giugno 2025, 07:50