Polonia, sfida a tre per le elezioni presidenziali
Francesco Citterich - Città del Vaticano
In un clima di grande incertezza politica ed economica, i polacchi si recano domenica 18 maggio alle urne per le attese elezioni presidenziali.
Divisioni politiche profonde
Lo scenario a poche ore dal voto appare frammentato, con schieramenti decisamente opposti. I due principali partiti, espressione di coalizioni eterogenee, riflettono una divisione politica profonda, complicata da rivalità personali, emergenze economiche e tensioni geopolitiche. Da un lato, il blocco liberali rappresentato di Platforma Obywatelska (Piattaforma civica, Po, con una particolare vocazione europeista), al governo con il premier Donald Tusk. Dall’altro, il partito nazional-conservatore di destra Prawo i Sprawiedliwo?? (Diritto e giustizia, PiS, di Jaros?aw Kaczyński), all’opposizione, del presidente uscente Andrzej Duda, che non ha potuto candidarsi a causa del limite costituzionale di due mandati consecutivi.
L’aspro dualismo tra Tusk e Duda ha generato una frequente paralisi decisionale politico-istituzionale, con il presidente che esercita il diritto di veto sulle leggi proposte dal governo. Nel Paese, il presidente della Repubblica ha poteri limitati, ma è comandante in capo delle forze armate, guida la politica estera e ha il diritto di introdurre e porre il veto alle leggi. Le legge elettorale polacca prevede l’applicazione di un sistema maggioritario a doppio turno: per essere eletti, infatti, è necessaria la maggioranza assoluta delle preferenze (50% +1). Tuttavia, qualora ciò non avvenga, si attua un secondo turno di votazione tra i primi due candidati entro due settimane dal precedente. Il ballottaggio è previsto il 1° giugno. Il vincitore resterà in carica per cinque anni, dopodichè potrà candidarsi per un secondo mandato. Il presidente eletto entrerà in carica davanti a una sessione congiunta della Camera bassa del parlamento (Sejm) e del Senato il 6 agosto.
Gli ultimi sondaggi
candidati sono 11, ma solo tre di loro si contenderanno realmente il posto al Pa?ac Prezydencki, il Palazzo presidenziale di Varsavia. Rafa? Trzaskowski, sindaco liberale di Varsavia e candidato di Po, è attualmente in testa con una stima media dei sondaggi del 33,3 per cento. Subito dietro si trova il candidato indipendente di PiS, lo storico Karol Nawrocki (24 per cento), che dirige l’Istituto polacco per la memoria nazionale, un ente statale che ospita archivi e ricerche sui crimini della Seconda guerra mondiale e dell’era comunista. Segue poi S?awomir Mentzen (14 per cento), imprenditore e volto della destra radicale rappresentata dal partito sovranista della Konfederacja (Confederazione).
I temi della campagna elettorale
Trzaskowski si è presentato come figura di unificazione nazionale, promettendo di facilitare riforme finora ostacolate, mentre Nawrocki ha rilanciato la linea dura contro l’immigrazione e attaccato le politiche comunitarie di Bruxelles. Mentzen, euroscettico, è particolarmente popolare tra i giovani elettori e ha registrato un aumento dei consensi sui social media. Alle spalle dei tre candidati con i maggiori consensi c’è il presidente della Sejm, Szymon Holownia, del partito Polska 2050, che alle parlamentari del 2023 ha ottenuto il 14,5 per cento dei voti, consentendo all’attuale coalizione di governo di ottenere la maggioranza in parlamento. I due candidati di sinistra, Magdalena Biejat e Adrian Zandberg, hanno invece ottenuto rispettivamente una media del 2,7 per cento e dell’1,8 per cento nei sondaggi.
La campagna elettorale è stata contraddistinta da scontri verbali e polemiche, accendendosi su argomenti molto sensibili come aborto, migrazioni e relazioni con l’Unione europea. La questione dell’aborto è tornata centrale dopo le numerose proteste degli anni passati e il recente dibattito parlamentare sulla depenalizzazione. L’esito delle urne sarà determinante per delineare il ruolo della Polonia nell’Unione europea e nei rapporti con i nuovi Stati Uniti di Donald Trump.
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