Gaza, ancora raid. Israele contro chi vuole riconoscere lo Stato di Palestina
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Il martellamento dei raid israeliani non dà tregua a Gaza: almeno 65 le vittime, ieri, giovedì 22 maggio, secondo fonti mediche locali. Gli attacchi hanno colpito e ucciso anche sei agenti di sicurezza che proteggevano dai saccheggi gli scarsi aiuti disponibili, nel contesto di una sempre più disperata situazione umanitaria. Altre 16 vittime si contano solo nei raid aerei di questa notte su diverse zone del territorio della Striscia, secondo i dati forniti dall'ente di difesa civile locale. Ma a ingossare i tragici bilanci dei morti nei bombardamenti, ci sono le vittime per fame: almeno 29 fra bambini e anziani palestinesi sono deceduti per cause legate alla mancanza di cibo e acqua. A riferirlo il ministero della Sanità locale, che avverte di come migliaia di persone siano a rischio.
L’appello dell’Oms alla clemenza
“La pace gioverebbe a tutti”, ha insistito ieri il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha esortato Israele a mostrare "clemenza" nella Striscia: “Il conflitto nel territorio palestinese devastato danneggia Israele stesso – ha sottolineato Ghebreyesus - e non porterà a una soluzione duratura”.
Negoziati in stallo
Ma la tregua appare sempre più lontana per Gaza: il governo israeliano ha infatti ritirato l'intera delegazione dai colloqui in corso in Qatar per un cessate il fuoco; una decisione che ha scatenato dure critiche da parte delle famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Le trattative si sono incagliate sull’inconciliabilità delle posizioni del gruppo islamico palestinese e del governo israeliano: l’uno chiede la fine completa delle ostilità in cambio della liberazione dei prigionieri, mentre Israele pone come condizione la resa delle armi da parte del gruppo e l'uscita dei suoi leader dalla Striscia, richieste finora respinte da Hamas.
Le accuse di Israele
Rigidità, quelle di Israele, che si sono inasprite per il premier, Banjamin Netanyahu, dopo la decisione di Francia, Gran Bretagna e Canada di riconoscere lo Stato palestinese, “scelte – ha sottolineato Netanyahu – che incoraggiano Hamas”. Parigi, però, si spinge anche più in là, mettendo sul piatto con Riyadh un piano per disarmare il gruppo islamico palestinese e trasformarlo in una entità politica.
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