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Un momento del Festival di musica da camera di Mantova Un momento del Festival di musica da camera di Mantova 

Mantova, suonare Schumann con la T-Shirt

Nella città lombarda si svolge fino al 2 giungo il Festival di musica da camera “Trame Sonore”. Stelle assolute del concertismo classico accanto a ragazzi di grande talento in una logica orizzontale, amicale, paritaria e totalmente anti-gerarchica

Marcello Filotei - Città del Vaticano

Nella vita bisogna fare delle scelte, sono dolorose ma necessarie. Al Festival Trame Sonore di Mantova pure, magari sono meno dolorose ma sicuramente necessarie. Sì perché questo kermesse internazionale, giunta alla tredicesima edizione, non ti consente di ascoltare tutti i concerti in programma, suggerisce dei percorsi e lascia a te la decisione su cosa seguire. In compenso appena hai finito di dedicarti alla musica antica e decidi di prendere un caffè in un bar appena fuori dalla Sala dei Fiumi di Palazzo Ducale, ti può capitare di incontrare il tenore Ian Bostridge che chiacchiera con Elisa La Marca che lo ha appena accompagnato al liuto e alla tiorba in un programma che svariava tra Dowland, Purcell e Monteverdi. Potresti anche fermarti a parlare, ma in quel caso rischieresti di perderti il Quartetto Hermès che esegue Beethoven nella Galleria degli Specchi. Questione di priorità.

Musica al Festival di musica da camera di Mantova

In fondo il festival che si è aperto il 29 maggio e si chiuderà il 2 giugno sembra essere stato pensato dal direttore artistico Carlo Fabiano come una sorta di esperimento sociale. Si tratta di ascoltare più che di parlare, ma non solo la musica, anche le persone. La città è piena di ragazzi che corrono da una sede all’altra dei concerti portando in spalla custodie di strumenti a volte piuttosto voluminosi. Un saluto pieno di comprensione ai violoncellisti. I palazzi storici sono aperti, la bellezza delle sale è quasi troppa e bisogna rimanere concentrati sui suoni per non farsi distrarre da dipinti che spuntano ovunque. Nei cortili si respira un’aria antica, per vederli ci si deve perdere nel percorso dell’Hausmusik, che traccia la mappa di una Mantova segreta e conduce il pubblico a volte anche nei salotti dei palazzi nobiliari. Ancora di più in questa edizione, pensata come un omaggio alla città. Il flusso è quello di un happening: 15 ore al giorno di musica in oltre 30 luoghi d’arte, fra i quali Palazzo Ducale, Palazzo Te, Palazzo Castiglioni, Rotonda di S. Lorenzo, Teatro Bibiena, Santa Barbara, Palazzo D’Arco, Biblioteca Teresiana e ancora dimore storiche private, piazze, vicoli e chiostri. Una full immersion con modalità d’offerta pensate per avvicinare tutti alla classica e superare il “rito” del concerto per tornare a perdersi nella bellezza. Una logica orizzontale, amicale, paritaria e totalmente anti-gerarchica, stelle assolute del concertismo classico accanto a ragazzi di grande talento.  

Per questo in molti suonano con la T-Shirt nera con il logo del festival stampato dietro la schiena. Si tratta di “fare” musica non di “apparire”. Al pubblico resta intanto il diritto/dovere della scelta. Si imbocca il percorso “C’è musica e musica”, dedicato a Luciano Berio in occasione dei cento anni dalla nascita, o la trama “Sostakovic50”, pensata per omaggiare il grande compositore russo morto da mezzo secolo? Non è facile, ogni scelta porta a delle rinunce, se decidi per “Casa Mozart” e vai a Palazzo d’Arco dove nel 1770 i conti aprirono le porte al giovanissimo genio di Salisburgo, puoi perderti alcune tappe del tragitto disegnato dal pianista e direttore Alexander Lonquich, che attraversa il cartellone come artista in residence. 

Fare l’elenco dei talenti coinvolti occuperebbe troppo spazio e soprattutto sarebbe inutile. Il punto è che in pochi giorni si riuniscono a Mantova musicisti di grande qualità provenienti da luoghi molto lontani. Arrivano per suonare e per ascoltare, e lo fanno gratuitamente. Non sono mecenati, lo fanno perché si divertono e continuano a crescere, anche quelli già affermati. I più nottambuli li puoi incontrare a “’Round midnight”, il concerto che nella Rotonda di San Lorenzo chiude il cerchio di ogni trama in equilibrio tra un giorno e l’altro. Alle 23.30 di venerdì, per esempio, il Quartetto Novo si è unito con la pianista Zlata Chochieva per un’esecuzione molto brillante del Quintetto opera 44 di Schumann. In cinque non superavano di molto i cento anni di età, e subito dopo avere ricevuto un lunghissimo applauso si sono spostati assieme al pubblico e ad altri artisti fuori dalla Rotonda per “l’elisir delle buonanotte”: se sei maggiorenne puoi assaggiare un liquore locale offerto dal bar storico che si trova di fronte, in caso contrario la scelta si limita alla camomilla. Un altro segno del coinvolgimento della città. Poi tutti a dormire perché alle 9.45 del mattino si ricomincia al Cortile di Palazzo Castiglioni con “Un caffè con…” durante il quale gli artisti raccontano cosa accadrà nella giornata. Intanto i ragazzi ripartono con gli strumenti in spalla, mentre dalle finestre arriva un frammento di Mozart ripetuto con ostinazione alla ricerca del senso del vero.

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31 maggio 2025, 13:20