Fermo, al via il 30 maggio il Festival della comunicazione
Guglielmo Gallone - Città del Vaticano
Un laboratorio di idee, incontri e testimonianze per riflettere su cosa significa oggi comunicare e perché farlo non sia mai un gesto neutro, bensì una scelta di responsabilità capace di accendere speranza: è questo l'obiettivo del "Festival della Comunicazione" 2025, l'evento promosso dai Paolini e dalle Paoline, organizzato dall’arcidiocesi di Fermo attraverso l’Ufficio diocesano delle Comunicazioni Sociali, che inizierà domani, 30 maggio, e terminerà il prossimo 8 giugno, domenica di Pentecoste.
Comunicare con mitezza
L’edizione 2025 si svolge sotto la guida di monsignor Rocco Pennacchio, vescovo di Fermo che, con oltre 273.000 fedeli, rappresenta l'arcidiocesi più popolosa delle Marche nonché una delle più antiche, essendo stata fondata nel III secolo ed elevata al rango di arcidiocesi metropolitana il 24 maggio 1589 da Papa Sisto V, nativo di Grottammare, con la bolla Universis orbis ecclesiis. Il Festival, promosso dal Dicastero per la Comunicazione e dal Dicastero per la Cultura e l'educazione della Santa Sede, insieme ai comuni locali, ad altri media cattolici e università, si inserisce nel contesto del Giubileo come occasione per riflettere sulla responsabilità e sulla missione del comunicare, in tempi segnati da conflitti, disinformazione e fragilità sociale. Tema ispiratore è il messaggio di Papa Francesco per la 59ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: «Condividete con mitezza la speranza che è in voi» (1Pt 3,15-16). Una chiamata rivolta a tutti – giornalisti, operatori culturali, educatori – a essere artigiani di un linguaggio non violento, capace di “disarmare” le parole, guarire le ferite del nostro tempo, riaccendere fiducia e coesione. La comunicazione come atto di prossimità, come via per custodire la dignità delle persone e riconoscere i semi di bene nascosti nella cronaca quotidiana. Proprio questo è l'auspicio di suor Cristina Beffa e di don Giuseppe Lacerenza, coordinatori paolini del Festival, affinché «questo momento diventi un “ripetitore naturale” di condivisione e mitezza, rafforzato dallo slogan: Accendiamo la Speranza. Una diversa comunicazione è possibile. Tutto questo è perfettamente in linea con il motto fare a tutti la carità della verità come esortava il beato Giacomo Alberione».
Il programma
Numerosi gli ospiti coinvolti nei giorni del Festival. L’apertura, prevista per domani alle 18 a Fermo, vedrà dialogare Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ed Enrico Mentana, direttore del Tg La7. Nei giorni successivi interverranno figure del mondo ecclesiale e civile: tra questi, Francesco Maria Chelli, presidente Istat, che incontrerà gli studenti per una riflessione sul lavoro come “stoffa dell’uomo”; don Roberto Ponti e suor Gabriella Collesei che guideranno l’evento nella casa di reclusione di Fermo sul tema “In dialogo con speranza”; mentre a Porto Sant’Elpidio, a testimonianza di una presenza del Festival ben radicata in tutto il territorio diocsano, si svolgerà un incontro ecumenico con rappresentanti delle Chiese cristiane delle Marche per riscoprire il dialogo come seme di speranza. L’intero programma si articola poi in mostre (come ComuniCarte con don Dino Mazzoli), spettacoli, conferenze e laboratori, toccando temi cruciali e importanti: l’inclusione, la cura, l’intelligenza artificiale, la pace.
Accendere la speranza
Un Festival che si fa narrazione comunitaria, esperienza popolare e spirituale, spazio aperto alla partecipazione di credenti e non credenti, adulti e bambini, professionisti e cittadini. In questo orizzonte, le parole pronunciate da Leone XIV agli operatori dei media risuonano come eredità viva del pontificato di Francesco: «Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana». Il Papa ha ricordato i giornalisti imprigionati, ha esortato a una comunicazione capace di parlare al cuore e ha chiesto di abbandonare il paradigma della competizione per abbracciare lo stile mite dei “compagni di strada”. A distanza di quasi vent'anni dalla sua nascita, la settimana della comunicazione torna così a proporre una visione alta e umana del comunicare. Non solo tecnica, ma relazionale. Non solo informazione, bensì speranza condivisa. Una speranza da custodire e rilanciare ogni giorno con parole che curano, sguardi che accolgono e storie che fanno intravedere un futuro possibile.
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