Colloquio Trump-Putin sul conflitto in Ucraina: Mosca apre alla trattativa, ma tregua non immediata
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Un cessate il fuoco è impensabile ora e, soprattutto, non di 30 giorni. Il presidente russo, Vladimir Putin resta fermo sulle sue posizioni, nonostante le pressioni dell’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che ieri, lunedì 19 maggio, in una conversazione telefonica di oltre due ore ha spinto per una tregua immediata, affermando, al termine del colloquio, di essere ottimista sulla volontà della Russia di percorrere la strada per la pace e che Kiyv e Mosca inizieranno a negoziare subito la fine della guerra.
Le ipotesi in campo
Trattative che potrebbero concretizzarsi con un memorandum tra le parti, secondo l'impegno di Putin, memorandum sul quale, però, tiene a precisare Mosca, non c'è ancora una scadenza: “Ci sarà uno scambio di bozze – ha dichiarato il portavoce russo, Dmitrij Peskov - e poi elaboreranno un testo unificato. Ma per ora il Cremlino dichiara che i contatti tra Mosca e Kyiv sono stati ristabiliti anche se, sottolinea, i colloqui si prefigurano complessi: le condizioni dovranno essere accettabili da entrambe le parti e basate sui cardini già esplicitati dalla Russia. L’incertezza governa anche le decisioni in merito alla eventuale sede dei negoziati: le parti hanno giudicato positivamente la possibilità avanzata da Papa Leone XIV di avviarli in Vaticano, ma per ora nulla è stato deciso.
La posizione dell’Ucraina
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha assicurato che Kyiv è pronta a studiare l'offerta russa, ma aveva preventivamente informato il presidente Usa di non accettare che si prendano decisioni sull'Ucraina senza i diretti interessati e di rifiutare l’ipotesi di un ritiro dell’esercito dalle zone sotto il suo controllo. Un capitolo, questo, sul quale i mediatori di Mosca nei colloqui di Istanbul della scorsa settimana avevano fatto specifiche richieste: ritiro ucraino dalle regioni parzialmente occupate dall'esercito russo.
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