In Turchia negoziati diretti Ucraina-Russia
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Il mondo è in trepidante attesa per quella che sarà alla fine la decisione del presidente russo Vladimir Putin, se trovarsi faccia a faccia o meno, domani in Turchia, con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo i media, a guidare la delegazione di Mosca alla fine sarà, invece, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, con il consigliere presidenziale, Yuri Ushakov, ma il Cremlino resta silente mentre Putin torna a parlare, seppur di un aspetto collaterale: le sanzioni che l’Europa – ritenuta dalla Russia un mediatore non credibile in quanto completamente schierata con Kyiv – avrebbe minacciato di aumentare in caso di mancato accordo “sono a loro discapito”, ha detto.
Nuovo pacchetto di sanzioni Ue
Eppure, i Paesi europei sembrano convinti a proseguire nella stessa direzione: questa mattina, i 27 rappresentanti permanenti dei Paesi Ue hanno dato il via libera al diciassettesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Le nuove misure, oltre a colpire 189 navi della cosiddetta ‘flotta ombra’ di Mosca, prevedono anche sanzioni relative alle attività ibride della Russia, alle violazioni dei diritti umani e all’uso di armi chimiche. «Accolgo con favore l’accordo sul nostro nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Stiamo limitando ulteriormente l’accesso alla tecnologia del campo di battaglia. Questa guerra deve finire. Manterremo alta la pressione sul Cremlino», ha commentato su X la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, facendo eco a quanto detto ieri dal presidente francese, Emmanuel Macron, in un’intervista su TF1. «In Ucraina si gioca la nostra sicurezza», ha commentato il presidente francese aggiungendo che «abbiamo deciso di non impegnare le nostre truppe in un confronto diretto per evitare un’escalation e una terza guerra mondiale» e riconoscendo, per la prima volta, che gli ucraini hanno la «lucidità di dire» che non saranno in grado di riconquistare tutti i loro territori.
Il ruolo di Europa e Stati Uniti
Attraverso il cancelliere tedesco Merz, l’Europa si era detta pronta a inasprire le sanzioni contro Mosca in mancanza di un passo in direzione della pace entro questa settimana. Intanto il Cremlino, che aveva detto di non farsi dettare l’agenda dalla Casa Bianca e di non accettare quello che aveva definito “il linguaggio degli ultimatum”, sulle sanzioni commenta che qualora saranno imposte dovrà “ridurre al minimo gli effetti”, ma sul resto tace ancora. Il presidente americano Trump si dice fiducioso nei buoni risultati che potrebbero portare i negoziati in Turchia, ai quali per gli Usa ci sarà il segretario di Stato Marco Rubio, ma se la presenza di Putin dovesse essere confermata, Trump – in visita ufficiale in alcuni Paesi del Golfo Persico – potrebbe raggiungerli per colloqui ai massimi livelli.
I nodi da sciogliere
L’inviato Usa per l’Ucraina Steve Witkoff, che negli ultimi mesi ha avuto diversi lunghi incontri a Mosca con Putin, afferma che i nodi ancora da sciogliere per arrivare a un cessate il fuoco su cui possa fondarsi l’azione diplomatica, sono i territori occupati, la gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia attualmente sotto il controllo russo e gli accessi ucraini al fiume Dnipro e al Mar Nero: “Le soluzioni funzionano quando ci sono colloqui diretti – ha concluso Witkoff – ora bisogna far sedere ucraini e russi allo stesso tavolo”.
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