Il Gen Rosso con i migranti della "rotta balcanica": un impegno che continua
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il Gen Rosso alla vigilia di un nuovo impegno che prosegue il percorso di solidarietà nei confronti dei profughi della cosiddetta ¡°rotta balcanica¡±. Insieme all¡¯associazione internazionale New Humanity, a Dance Lab ed altre cinque associazioni europee e del Medio Oriente, la band internazionale che ha sede a Loppiano, Firenze, promuove infatti una ¡°Call to action¡±, una ¡°chiamata all¡¯azione¡±, per 12 giovani, per offrire loro attività di formazione in ambito artistico e multiculturale. Si tratta del nuovo , i cui obiettivi sono sviluppare metodologie di inclusione sociale per migranti e rifugiati attraverso l¡¯arte, rafforzare le competenze interculturali dei giovani e riflettere sulle cause ed effetti delle migrazioni nel bacino del Mediterraneo.
Il progetto ¡°HeARTmony¡±
Due le attività di formazione previste durante quest¡¯estate, i partecipanti saranno poi chiamati in team con altri giovani a realizzare almeno due workshops entro ottobre 2023 per dimostrare di aver acquisito le competenze tecniche, sociali ed interculturali indicate. Nell¡¯ambito del progetto, 6 giovani residenti in Italia avranno la possibilità di partecipare ad un corso di formazione artistica gestito dal Gen Rosso, dal 25 luglio al 1°agosto, in Bosnia ed Erzegovina a U?ivak, nella periferia di Sarajevo, e a Biha?.
I profughi a U?ivak
Il campo profughi a U?ivak è uno dei centri di accoglienza temporanea dove vivono i migranti reduci dalla rotta balcanica. Sono soprattutto famiglie con bambini, minori non accompagnati e giovani. Gestito dall'Oim, il campo è per loro una specie di 'oasi' dove ritemprarsi nel corpo e nello spirito ma il loro sogno è tentare l'attraversamento del confine con la Croazia per entrare nell'Unione europea. Nel centro è attivo il Social Corner, voluto da Papa Francesco, dove volontari della Caritas animano le giornate degli attuali 300 ospiti, provenienti da Iran, Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq, diversi Paesi dell'Africa e persino Cuba, organizzando attività ricreative e formative. Un punto di incontro e di dialogo per infondere speranza a chi rischia di perderla.
Il bisogno di curare cuore e anima
In Bosnia ed Erzegovina il Gen Rosso tornerà dunque per la terza volta a fine mese, non solo per allestire un concerto con il coinvolgimento dei rifugiati, come è stato nelle scorse occasioni, ma per formare giovani che poi saranno a loro volta formatori in quel contesto. Un workshop, lo definisce la band internazionale che si ispira al carisma dell'unità di Chiara Lubich, con "effetto moltiplicativo". Tra i profughi molti hanno chiesto, infatti, non tanto aiuti materiali, cibo e vestiario che non mancano, ma sostegno morale e spirituale, nutrimento del cuore e dell¡¯anima per affrontare il loro difficile presente. "Vogliamo essere come voi, portare la gioia con la musica", il desiderio espresso ai componenti del Gen Rosso.
Le tappe precedenti
L¡¯avventura qui era cominciata ad ottobre 2021 quando, grazie alla collaborazione con il Jesuit Refugee Service, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati, gli artisti avevano potuto visitare gli ospiti del centro di accoglienza per famiglie di Bori?i, sul confine con la Croazia, e anche svolgere con loro alcuni laboratori di musica e danza. Soprattutto avevano avuto l¡¯opportunità di manifestare la loro vicinanza a queste famiglie, unendo le loro voci a quelle di quanti cercano di attirare l¡¯attenzione dell¡¯Europa sulla disumanità delle condizioni di vita a cui i migranti della rotta balcanica sono costretti.
Il frutto è una ritrovata speranza
Dal 4 all¡¯8 maggio scorsi, il secondo viaggio del Gen Rosso in Bosnia ed Erzegovina per dare il via alla seconda fase del progetto dedicato ai migranti con lo stesso obiettivo: dare loro speranza e calore attraverso la musica e far sperimentare quanto sia importante per tutti il dono della condivisione nella fraternità. Due i concerti realizzati dal vivo, in presenza, presso l¡¯Istituto scolastico ¡°Giovanni Paolo II¡± di Biha? e i frutti raccolti sono stati tanti. Ricorda Michele Sole, voce italiana del Gen Rosso: "Un ragazzo che proveniva dal Pakistan ci ha confidato: 'Non vogliamo smettere di vivere. Abbiamo tanti problemi ma con voi, con le attività che ci proponete, ci sentiamo spinti ad andare avanti, ad essere più motivati nel vivere'¡±. Tra il pubblico una donna musulmana: ¡°Mi sono sentita commossa e fortunata di essere qui. Mi sono detta che vorrei partire con il Gen Rosso, essere il Gen Rosso¡±. Un ragazzo dell¡¯Afghanistan: ¡°Grazie per la passione e la speranza che ci avete dato¡±. ¡°Avete abbellito la nostra vita con la vostra presenza in mezzo a noi - hanno lasciato scritto i dipendenti e gli studenti dell¡¯Istituto scolastico di Biha? -. Irradiate così tanta bontà e felicità che facilmente si trasmette a tutti. Speriamo sinceramente di incontrarci di nuovo".
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