Lo sterminio di Rom e Sinti: una tragedia innescata da odio e discriminazione
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Sono passati 77 anni da quel 2 agosto del 1944 nel campo nazista di Auschwitz: soldati tedeschi circondano le baracche del “Zigeunerlager”, come venivano definiti nei documenti i Rom e i Sinti deportati. Costringono quasi 4 mila persone, in maggioranza donne, bambini e anziani, ad entrare nella camera numero 5 del campo. Entrano nudi tra pugni, spinte e calci. Il giorno dopo, nelle fosse comuni scavate intorno ai forni crematori, la testimonianza di quell’orrore è cristallizzata nei resti carbonizzati di corpi dilaniati dalla barbarie. La memoria di quel massacro resta viva. La giornata in ricordo del genocidio dei Rom e Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale, Roma Genocide Remembrance Day, fa luce su una pagina buia della storia: quella del “Porrajmos”, vocabolo che nella lingua rom significa “distruzione”, “grande divoramento”.
Un peso nel cuore
Ricordando tragiche pagine di storia, Papa Francesco durante il chiede perdono alla comunità rom:
“Nel cuore porto un peso. È il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità. La storia ci dice che anche i cristiani, anche i cattolici non sono estranei a tanto male. Vorrei chiedere perdono per questo. Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. A Caino non importa il fratello. È nell’indifferenza che si alimentano pregiudizi e si fomentano rancori. Quante volte giudichiamo in modo avventato, con parole che feriscono, con atteggiamenti che seminano odio e creano distanze! Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi”.
Una missione di tutta la Chiesa
Si stima che attualmente rom e sinti, nel mondo, siano circa 36 milioni. Papa Francesco ha più volte ricordato, durante il suo Pontificato, le fatiche e le speranze di questo popolo sottolineando che la "cultura dell'incontro" porta ad una vera integrazione. Il Santo patrono della popolazione rom è il beato Zefirino Giménez Malla, terziario francescano, fucilato nel 1936 durante la Guerra civile spagnola e gettato in una fossa comune per aver difeso un prete e il suo Rosario. Nel si ricorda che l'evangelizzazione degli zingari è una “missione di tutta la Chiesa, perché nessun cristiano dovrebbe rimane indifferente di fronte a situazioni di emarginazione in relazione alla comunione ecclesiale”.
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