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Il lavoro e le sfide dell'intelligenza artificiale Il lavoro e le sfide dell'intelligenza artificiale

Labor Day, Gudziak: l'IA renda più forte la dignità del lavoro umano

Il metropolita di Filadelfia dei greco-cattolici ucraini, durante la ricorrenza della giornata del lavoro negli Usa, ha sottolineato l’importanza delle nuove tecnologie generative nei confronti della tutela dei lavoratori vulnerabili: dialogo tra le istituzioni, imprese e lavoratori i temi prioritari

Sara Costantini – Città del Vaticano

In occasione del Labor Day 2025 negli Stati Uniti, monsignor Borys Gudziak, metropolita di Filadelfia dei greco-cattolici ucraini e presidente del comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano della conferenza episcopale statunitense, ha rivolto ai fedeli un messaggio di riflessione e speranza, ponendo al centro l’importanza della dignità del lavoro umano. Oggi questa dignità è chiamata a confrontarsi con la rapida diffusione dell’intelligenza artificiale, che sta trasformando profondamente il mondo del lavoro, le relazioni sociali e la vita quotidiana delle persone. «Ad ogni festa del lavoro – ha ricordato monsignor Gudziak – gli americani riflettono sulla sacra dignità del lavoro e di coloro che lo svolgono. Oggi lo facciamo in un contesto segnato dall’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite, a casa e nei luoghi di lavoro». Molti si chiedono, infatti, quale impatto questa tecnologia avrà sui loro posti di lavoro o su quelli dei loro cari. Pur riconoscendo le grandi promesse della tecnologia, monsignor Gudziak ha ricordato che l’IA deve sempre arricchire e non diminuire la sacralità e la dignità del lavoro umano, mantenendo al centro la persona e il bene comune.

L’importanza della compassione umana

L’arcivescovo ha evidenziato le potenzialità dell’IA in ambito medico, dove «potrebbe aiutare nello sviluppo di vaccini, medicine e perfino nella diagnosi delle malattie». Ha precisato, «ciò non dovrebbe mai avvenire a scapito della dignità umana, perché nella cura dei pazienti la compassione umana e la competenza professionale non possono essere sostituite dalla tecnologia». Allo stesso tempo, ha ricordato che in molti settori un certo numero di lavoratori potrebbe perdere il lavoro, con conseguenze profonde sulle famiglie e sulle comunità, e che tali scenari dovranno essere attentamente valutati praticamente in ogni ambito dell’economia.

Tradizione e dottrina sociale

Il messaggio di monsignor Gudziak si inserisce nella lunga tradizione della dottrina sociale della Chiesa, che da sempre guarda al lavoro come strumento di dignità, partecipazione alla creazione e servizio al prossimo. Richiamando la Rerum novarum di Leone XIII, l’arcivescovo ha ricordato come la rivoluzione industriale avesse generato profonde disuguaglianze e squilibri di potere, mettendo in evidenza la necessità di proteggere i lavoratori e di favorire una giustizia sociale diffusa. Oggi, di fronte alla «rivoluzione dell’IA», le parole di papa Leone XIV invitano a osservare con «responsabilità e discernimento» gli sviluppi tecnologici, affinché rimangano sempre al servizio del bene comune. «La storia – ha sottolineato Gudziak– ci avverte delle conseguenze di un progresso tecnico privo di criteri etici, che rischia di ampliare le disparità e minare la stabilità sociale».

Rischi, dialogo e istituzioni

Anche il recente documento della Santa Sede Antiqua et nova è stato al centro della riflessione. Secondo monsignor Gudziak, mette in luce due pericoli: la dequalificazione dei lavoratori, ridotti a mansioni rigide e ripetitive, e la sostituzione vera e propria di intere categorie. Questi rischi, ha osservato, non riguardano soltanto le mansioni meno specializzate, ma toccano anche professioni intellettuali e ruoli ad alta responsabilità.Per questo, ha insistito sulla necessità di un dialogo ampio e costruttivo tra lavoratori, imprese e decisori politici, capace di trovare soluzioni condivise. Particolare attenzione è stata riservata ai più vulnerabili: immigrati, braccianti, giovani e lavoratori a basso salario, che spesso pagano il prezzo più alto delle crisi economiche. Il presule ha poi richiamato il ruolo delle istituzioni, invitando a costruire una cornice legislativa e regolamentare capace di governare l’innovazione, proteggere chi rischia lo sfruttamento e rafforzare le reti di sicurezza sociale, così da spezzare il circolo vizioso della povertà. «La ricchezza e il potere non devono concentrarsi nelle mani di pochi privilegiati, lasciando gli altri esclusi o scartati».

Richiamo spirituale e impegno

Il messaggio si è concluso con un richiamo spirituale: l’arcivescovo ha affidato le comunità di lavoratori all’intercessione di san Giuseppe Lavoratore, «umile falegname che ha incarnato dignità, diligenza e cura attraverso il suo lavoro quotidiano e l’amore per la famiglia». E ha invitato tutti a impegnarsi, nella preghiera e nell’azione, per costruire un futuro in cui ogni persona possa trovare nel lavoro dignità, sicurezza e senso.

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01 settembre 2025, 13:31